La città è un caso unico al Mondo. É stata riconosciuta patrimonio dell’umanità dall’Unesco, si basa sulla proprietà collettiva ed è energicamente autosufficiente. Ad oggi ha più di 2.852 abitanti provenienti da 56 nazioni diverse, di cui 2.155 adulti (1.080 uomini e 1.075 donne) e 697 bambini. Anche se vi sembrerà incredibile, denaro potere e religione qui non solo non contano, ma non hanno valore.
Detta la “città dell’unità umana” è stata fondata da Mirra Alfassa, ma l’idea è di un filosofo indiano, Sri Aurobindo, che nei suoi libri immaginava una società in cui tutti potessero vivere in armonia, senza divisioni basate su nazionalità, credo politico o religioso.
Così il 28 febbraio 1968, uomini di 124 nazioni si sono incontrati su un altopiano della costa meridionale dello Stato indiano di Tamil Nadu. Ognuno aveva con se una una manciata di terra dalla propria nazione. Così è stata fondata Auroville.
Il luogo scelto era un deserto di sabbia rossa. Fu scelto di proposito. Dal nulla, da dove non può nascere niente, è nata la città ideale. Oggi Auroville è divisa in 4 zone: industriale, internazionale, culturale e residenziale. É circondata da foreste (nel corso degli anni sono stati piantati ben 2 milioni di alberi), quella che oggi è chiamata la “green belt” (cintura verde) e la vita nella città è regolata da principi lontanissimi da quelli a cui siamo abituati.
La proprietà infatti è collettiva, ciò che viene realizzato dai suoi abitanti non può essere venduto e qualsiasi attività è basata sul volontariato. Ogni cittadino è tenuto a lavorare almeno 5 ore al giorno per sostenere la comunità, ma non esiste una precisa divisione delle mansioni. Auroville è completamente autosufficiente a livello energetico, si basa sull’agricoltura biologica e si dà molta importanza al riciclaggio.
Tutte le scuole sono gratuite e senza voti.
Ad Auroville non esiste una religione ufficiale: ogni cittadino è libero di professare il proprio credo o non farlo affatto. Nessuno viene giudicato. L’unica forma di governo è costituita dal Consiglio di Auroville e dai Comitati di lavoro. Viene eletto ogni 4 anni, ma si occupano delle questioni amministrative più importanti. Nell’Assemblea dei residenti, invece, tutti possono esprimere il proprio parere o avanzare delle proposte.
Vivere qui adesso non è così semplice, ci sono troppe richieste e cosi bisogna passare per un processo di ammissione abbastanza complesso. Per prima cosa, è necessario un periodo di volontariato nella comunità, a cui fa seguito un anno di prova in cui il candidato non può lasciare l’India e deve provvedere da solo alle proprie spese. Poi si vedrà.
Durante questo periodo è possibile lasciare l’India solo per gravi motivi. In questo caso il periodo di prova viene prolungato a 12 mesi.
Questo sistema è inoltre utile a far capire all’individuo se davvero è pronto ad un cambio cosi grande. In ogni caso chiunque può andar via quando vuole. La città non ha mura e confini invalicabili.
Ad oggi è finanziata dall’Unesco, dalla Comunità europea, dal governo indiano e dalle donazione private. I soldi sono gestiti dalla collettività e divisi equamente per sostenere le imprese locali e la società nel suo complesso.
Forse è l’unica città ad avere uno scopo comune dichiarato: l’intenzione di cambiare il proprio scopo nella vita”
Ad Auroville non si lavora per produrre profitto ma per generare benessere a vantaggio della collettività. L’aspirazione più alta dei suoi abitanti è raggiungere il proprio equilibrio interiore, lavorare su se stessi, emanciparsi dalle logiche che regolano la vita “al di fuori”.
Ma non immaginate una vita tradizionale, la città è mossa da un mix di utopia e innovazione tecnologica. Pensatela più come un esperimento sociale ben riuscito.
Le attività che si svolgono sono varie e tutti possono fare quello che vogliono (no non c’è nessuno che rimane sul divano a non fare nulla). Le gente è impegnata a lavorare la terra, a produrre energia rinnovabile, nell’educazione, assistenza sanitaria, assistenza sociale nei villaggi limitrofi, costruzione, commercio elettronico, amministrazione e attività artistiche. Secondo il principio di “servizio alla comunità”, tutti sono volontari e ricevono mensilmente una sorta di sussidio in rupie per provvedere alle proprie necessità.
Se si vuole di più si può attingere alle proprie risorse personali.
Ovviamente c’è ancora molto da fare. Per esempio siamo ancora lontani dalla autosufficienza alimentare, ad oggi la comunità è autosufficiente per il latte e alcuni tipi di frutta e riesce a produrre il 50% della domanda di riso, grano e vegetali.
Vi lasciamo con una curiosità che può far capire meglio il clima che si respira ad Auroville. Infatti nella città ci sono dinamiche relazionali e sociali completamente diverse da quelle a cui siamo abituati. Se qualcuno che non conosci ti chiede “come stai”, non lo fa per cortesia, ma proprio per sapere cosa provi e perché vuole conoscerti e capire chi sei. Così gli racconti il tuo stato d’animo, l’entusiasmo e le angosce che provi, quello che vorresti fare, i tuoi progetti e altro ancora.
La vita in una città del genere è completamente diversa da quella a cui siamo abituati, ma c’è da dire che sembra strano sentir parlare di un luogo in cui i contatti e le relazioni che sei capace di instaurare contano più del denaro. Ad oggi rimane un esperimento sociale ancora in corso, dove sussistono tante e gravi contraddizioni, ma dove si spera nasca un tipo di Mondo migliore.
Riflettiamoci.