di Fabio Massimo Parenti – Nella Cina contemporanea, dalla fondazione a oggi, l’eradicazione della povertà assoluta è stata una priorità. Non poteva essere diversamente, date le condizioni disastrose in cui versava una popolazione dilaniata da un secolo di invasioni, guerre civili e sommosse interne.
Se molto è stato fatto nella lunga era maoista, le vicende interne al nuovo sistema comunista hanno avuto fortune altalenanti e almeno in due periodi, il “grande balzo in avanti” e la “rivoluzione culturale”, sono stati compiuti molti errori, che hanno generato esiti anche drammatici di rallentamento e arretramento delle politiche di sviluppo.
Il partito è stato in grado di fare una profonda disamina interna, una seria autocritica, e di avviare nel contempo cambiamenti significativi, tanto nella gestione economica quanto nella riorganizzazione politica, a partire dall’era di Deng Xiaoping. Negli ultimi 40 anni di riforme, la Repubblica popolare ha conseguito risultati unici al mondo proprio nell’ambito delle politiche economiche contro la povertà. I dati sull’affrancamento da condizioni di povertà assoluta, 800 milioni persone, e sulla formazione e crescita di una classe media ormai divenuta la più grande al mondo sono ampiamente documentati, in modo concordante da istituti internazionali e nazionali. Una realtà peraltro verificabile viaggiando attraverso l’immenso paese asiatico.
Dopo lo sviluppo quantitativo, caratterizzato dall’ossessione della crescita del PIL sotto Deng Xiaoping, Jiang Zemin and Hu Jintao, seppur con accenti e strategie differenti, si è passati oggi al “ringiovanimento della civiltà cinese” finalizzato, sotto Xi Jinping, a costruire un paese “socialista moderatamente prospero”.
Ciò nonostante, ancora oggi, sotto il secondo mandato del presidente Xi Jinping, l’eliminazione della povertà, insieme alla conversione ecologica e ai rischi derivanti dai processi di modernizzazione, rappresenta uno degli obbiettivi più importanti della seconda economia mondiale in termini di PIL; prima se il dato si considera a parità di potere di acquisto. I primi cinque anni della presidenza Xi hanno visto la fuoriuscita di più di 60 milioni di persone da una condizione di povertà. Ne rimangono altri 30 milioni, una minoranza che, tuttavia, continua a guidare/ispirare i processi di pianificazione politica ed economica dell’intero paese.
A tal proposito, ed a conferma di ciò, riporto alcuni elementi appresi da un’esperienza di studio vissuta recentemente nello Yunnan. Quest’ultima è una provincia periferica del sudovest cinese, confinante coi paesi del Sud-est asiatico, ed è attraversata da fiumi importanti (Azzuro, Rosso, Mekong e Perle). Le bellezze naturalistiche di questa regione fanno sì che vi siano 5 siti mondiali riconosciti dall’Unesco come patrimonio dell’umanità, tra cui i 1300 terrazzamenti della contea di YuanYang.
Purtroppo, a causa della minore accessibilità di molti luoghi, in ragione delle condizioni geografico-fisiche non favorevoli (il 94% del territorio è montuoso, quindi vi è scarsità di terre arabili, fragilità geologica e geomorfologica), lo Yunnan ha tutt’oggi ancora gravi problemi di povertà, come analizzato approfonditamente da alcuni interlocutori locali, studiosi e autorità. Su una popolazione di 47 milioni di persone, distribuite su un territorio con una superficie più grande dell’Italia, oggi si contano 3,3 milioni di persone che vivono sotto la soglia di povertà assoluta, distribuite in varie contee. Le minoranze etniche, che vivono nelle regioni più remote, sono le più colpite.
Le strategie suggerite dal governo centrale, linee guida e piani nazionali, e declinate al livello locale seguono varie fasi: dall’individuazione delle aree, delle famiglie e delle persone che versano in condizioni di povertà alla identificazione delle cause di fondo e delle strategie sostenibili per porvi rimedio. In generale, si procede alla costruzione di una rete di sicurezza, ove si pone grande attenzione alle politiche educative e scolastiche e alla mobilitazione di ufficiali di stato e famiglie locali benestanti, che hanno l’obbligo di sostenere in tutti i modi i processi di sviluppo al livello locale.
Nello Yunnan sono state identificate numerose contee con problemi di povertà, che sono state inserite in un piano decennale di contrasto al sottosviluppo. Dopodiché sono stati identificati i principali ostacoli allo sviluppo per procedere, come si è detto, all’implementazione di politiche di eradicazione della povertà. Una delle pratiche di lotta alla povertà è quella di favorire lo spostamento da aree remote e inaccessibili ad aree più adatte allo sviluppo di attività economiche. In altri casi, lì dove è necessario garantire la presenza umana per la protezione, conservazione e riproduzione di attività agricole in aree ricche di risorse, ma fragili, si sta intervenendo con la realizzazione di infrastrutture, il miglioramento dei servizi educativi e tecnici, nonché la digitalizzazione per garantire l’accesso ai mercati.
Alla base dei risultati di riduzione della povertà degli ultimi anni vengono menzionati il miglioramento del sistema del trasporto locale, la realizzazione di opere di ingegneria idraulica per l’accesso all’acqua e igienico-sanitarie per sviluppare adeguati sistemi fognari e di smaltimento rifiuti. Altri punti di forza delle nuove politiche coerenti con “la nuova era” concernono lo sviluppo delle fonti rinnovabili per la produzione energetica (82% in Yunnan) e dell’ICT a sostegno, come accennato, dell’e-governance e dell’e-commerce. Abbiamo potuto constatare che l’e-commerce è particolarmente sviluppato in diversi villaggi di aree di montagna piuttosto remote. Stiamo parlando di sviluppi e opportunità emerse dal 2014 a oggi, molto recenti.
C’è poi il discorso della costruzione di nuove case e della ristrutturazione di quelle vecchie secondo criteri antisismici. Peraltro, le autorità locali sembrano particolarmente soddisfatte dei risultati ottenuti dall’uso dei rifiuti per la generazione di energia (biomasse).
Da sottolineare che le prefetture ed alcune contee hanno il diritto di approvare e allocare le risorse in autonomia al livello locale, secondo le linee generali e i piani locali. Allo stesso tempo le amministrazioni delle contee lavorano in tandem con le aziende private, collettive ed il governo provinciale, che deve monitorare l’allocazione delle risorse. Il risultato è la creazione di una rete di corresponsabilità ove, come detto in altri articoli sul sistema politico, chi fa bene viene premiato e sostenuto, mentre chi non consegue risultati o genera ulteriori problemi viene punito (si va dal blocco di carriera alla retrocessione, dalle sanzioni alla detenzione). Solo l’anno scorso il dipartimento per la disciplina del partito ha sanzionato 7000 ufficiali, 600 negli ultimi mesi (a livello nazionale parliamo di decine di migliaia di casi).
Al livello locale si conferma “lo schema” di cui si parla in riferimento al modello cinese, che è in realtà un laboratorio in continua evoluzione. Ovvero, la compartecipazione di tutte le componenti sociali. Le forze di mercato operano assieme alle componenti statali e di partito. Sono presenti anche relazioni tra ONG straniere, cinesi ed istituzioni locali. Una buona pratica in un villaggio funge da esempio per i villaggi contigui, che sono così spinti ad emulare. In tutto ciò, ogni 6 mesi vengono prodotti report di valutazione del processo di conseguimento degli obiettivi di piani e politiche; si monitora la performance locale dell’uso dei fondi raccolti e/o messi a disposizione dal governo, i risultati, le fasi di implementazione ecc.
Stando ai piani ufficiali, entro il 2020 il problema della povertà assoluta nello Yunnan dovrà essere risolto. Non sarebbe azzardato scommetterci.
L’AUTORE
Fabio Massimo Parenti è professore associato (ASN), insegna all’Istituto Internazionale Lorenzo de’ Medici a Firenze, è membro del think tank CCERRI, Zhengzhou, e membro di EURISPES, Laboratorio BRICS, Roma. Il suo ultimo libro è Geofinance and Geopolitics, Egea. Su twitter @fabiomassimos