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I magistrati Antonio Ingroia, Sergio Lari, Gaetano Paci, Nico Gozzo e Giovanbattista Tona sono dei bersagli viventi. Sono a rischio attentato. Il procuratore antimafia Nino De Matteo che sta indagando sulle rivelazioni di Massimo Ciancimino è più fortunato, è solo sotto scorta da 16 anni, come molti suoi colleghi. In Francia o in Gran Bretagna sotto scorta, o fuggiti all’estero ci sarebbero i mafiosi, non i giudici. Nel Sud le procure della Repubblica sono avamposti, fortini circondati dall’Antistato. Cuffaro è stato condannato a 7 anni in appello anni, due anni in più per l’aggravante mafiosa. Dell’Utri è in attesa della sentenza di secondo grado dopo le elezioni, in primo grado è stato condannato a 9 anni. La cosa sensazionale è che si tratta di due senatori della Repubblica intervistati con reverenza in trasmissioni come “Porta a Porta” e nei servizi dei telegiornali da giornalisti al loro servizio, ma pagati da noi.
Molti pentiti, più di trenta, parlano delle relazioni tra mafia e Stato come atto fondativo della seconda Repubblica. I processi per le stragi di Capaci, via D’Amelio e in tutta Italia del biennio 92/93 si stanno riaprendo e coinvolgono i politici di allora in modo bipartisan. In carcere a scontare ergastoli su ergastoli ci sono solo mafiosi, dai Graviano a Riina a Provenzano, ma nessun politico. Chi li ha fregati? Chi non ha mantenuto le promesse?
Un nuovo ciclo si sta per aprire. Dopo 16 anni di stragi, alcune commissionate da mandanti del cosiddetto “continente“, secondo i pentiti, e delle quali la mafia sarebbe stata solo il braccio armato, c’è stata la Pax mafiosa, durata anch’essa circa 16 anni. I prossimi processi potrebbero mandare in galera politici eccellenti, distruggere carriere costruite sul sangue. Quelli in corso in Sicilia sulle stragi non sono processi alla mafia, ma processi allo Stato. Per questo si potrebbe aprire un nuovo ciclo di omicidi. Passare dal processo breve al magistrato morto è un attimo. I partiti che hanno occupato lo Stato non si possono condannare. I democristiani non si volevano far processare nelle piazze.I politici attuali (Berlusconi è solo il loro rappresentante) neppure nei tribunali.
La Rete deve adottare i giudici Antonio Ingroia, Sergio Lari, Gaetano Paci, Nico Gozzo e Giovanbattista Tona. Dar loro e alle loro inchieste la massima visibilità e sostegno. L’informazione è il loro giubbetto anti proiettile. Prima li diffamano (e lo stanno facendo da anni), poi li isolano (operazione in corso), poi li uccidono. Loro non si arrenderanno mai (ma gli conviene?). Noi neppure.