La nostra relazione con gli oceani non è certo felice. Rischia anzi di diventare una relazione tossica. Perché? Perché è una relazione a senso unico. Noi prendiamo, ma non diamo molto, anzi, quasi nulla. Ma c’è bisogno di ottimismo e, soprattutto, c’è bisogno di soluzioni.
Una di queste soluzioni è una visione unica di un settore alimentare in rapida crescita: l’acquacoltura.
Si tratta di allevamento di pesci, di frutti di mare e di piante acquatiche. Oggi l’acquacoltura rappresenta già circa la metà dei pesci che mangiamo a livello globale. Ma tali allevamenti si trovano di solito nelle acque costiere, e i rifiuti fecali prodotti dai pesci e le sostanze chimiche utilizzate nel processo di allevamento possono avere un grande impatto sull’ambiente.
Ma ci sono alternative, come la start-up Kampachi Farms, con sede alle Hawaii, che si basano su un sistema diverso. Allevano pesci di altissima qualità a 70 metri di profondità e a 6 km dalla costa. In questo modo le forti correnti e le acque più profonde aiutano a diluire e a lavare via gli escrementi.
Pablo Konietzko è il direttore di un’altra startup di acquacoltura, la Earth Ocean Farms, che alleva dentici e totoaba al largo delle coste del Messico. Dice: “Siamo in condizioni di mare aperto, dove le correnti sono molto forti, le acque sono molto pure e dove i pesci si trovano nel loro habitat naturale, senza problemi di densità o inquinamento”.
Il problema rimane comunque la pesca eccessiva.
Più del 70% della superficie terrestre è coperta dall’oceano e, secondo le Nazioni Unite, quasi il 90% degli stock marini è già pienamente sfruttato, sfruttato eccessivamente o addirittura a rischio estinzione. Ma il pesce rappresenta il 17% di tutte le proteine animali che mangiamo a livello globale, arrivando fino al 26% nei paesi più poveri e meno sviluppati.
Per capire quanto è importante trovare un modo per rendere la pesca sostenibile, basti pensare che 60 milioni di persone lavorano nel settore della pesca e dell’acquacoltura, e ben 200 milioni di persone hanno un posto di lavoro collegato al settore.
Inoltre la popolazione mondiale sta crescendo a un ritmo straordinario e questa proteina sana, il pesce, deve anche iniziare a provenire da altre fonti.
Gli esperti ritengono che si potrebbe produrre fino a 100 volte l’attuale livello di produzione di frutti di mare dall’acquacoltura offshore. Già oggi l’acquacoltura ha superato il numero di pesci catturati in mare e si può ancora migliorare.
Per capire meglio di cosa stiamo parlando guardate questo video: