di Emma Charlton – L’attività umana sta avendo un impatto devastante sul nostro pianeta. Ma mentre la maggior parte delle persone capisce cosa sia l’inquinamento, l’esaurimento delle risorse e la perdita di biodiversità sono più difficili da immaginare.
Stiamo spingendo le risorse naturali al limite e molti di noi hanno difficoltà a cogliere il vero ritmo del declino nel mondo naturale.
Siamo una piaga per la Terra?
L’ultimo indice del WWF rivela quanto rapidi e drammatici siano questi cambiamenti, calcolando che l’abbondanza di mammiferi, uccelli, rettili, anfibi e pesci è diminuita di più della metà in meno di 50 anni.
E il rapporto è chiaro. La perdita di habitat, l’inquinamento, i cambiamenti climatici, lo sfruttamento eccessivo e la diffusione di specie e malattie invasive, è colpa nostra. Stiamo stravolgendo il pianeta.
Ma non è la parte davvero negativa. Infatti se ciò sembra disastroso, dobbiamo pensare che ad oggi non ci sono soluzioni comunemente concordate. Ad oggi le nazioni del mondo hanno solamente stabilito un declino gestito.
Qualche dato?
Dal 1970 al 2014 le dimensioni delle popolazioni di vertebrati sono crollate del 60%, mentre le popolazioni di acqua dolce sono calate dell’83%. Il 20% della foresta amazzonica è scomparsa.
Il 90% delle specie di uccelli nel mondo ha plastica nello stomaco.
Ma possiamo fare qualcosa? Gli autori del rapporto suggeriscono tre passi. Stabilire obiettivi chiari e raggiungibili. A piccoli passi è possibile persuadere anche i più contrari; sviluppare una serie di indicatori misurabili; concordare azioni e tempi di risposta agli indicatori.
È chiaro che tutti i pochi sforzi per arginare la perdita di biodiversità non hanno funzionato, ma non possiamo continuare a fare eventi e incontri internazionali e come al solito pattuire una lenta morte assistita.
Serve un accordo globale per la natura. Un Green New Deal.