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L’intelligenza umana è a picco

beppegrillo.it - Marzo 17, 2025
di Gianluca Riccio

Confesso che quando ho letto i primi studi sul declino dell’intelligenza umana, ho pensato: “ecco l’ennesima esagerazione”. Poi ho iniziato a notare piccoli cambiamenti in giro: la difficoltà a mantenere l’attenzione su testi complessi, la tendenza a saltare da un’informazione all’altra senza approfondire nulla, perfino una certa pigrizia (in me) nell’affrontare problemi matematici che una volta risolvevo senza difficoltà.

Non sono io a invecchiare male (forse); è un fenomeno collettivo. L’intelligenza umana sta realmente diminuendo, lo confermano le ricerche dell’Università del Michigan e il Programma per la Valutazione Internazionale degli Studenti (PISA). Le capacità cognitive in adolescenti e giovani adulti mostrano un declino preoccupante: stiamo vivendo un cambiamento profondo nel nostro rapporto con l’informazione e la conoscenza, con conseguenze che stiamo solo iniziando a comprendere.

Declino dell’intelligenza umana: un fenomeno misurabile e inquietante

I numeri non mentono, e in questo caso raccontano una storia preoccupante. Persone di diverse fasce d’età stanno mostrando difficoltà di concentrazione e perdita di capacità di ragionamento, problem-solving ed elaborazione delle informazioni; tutti aspetti di una metrica (comunque difficile da misurare) che chiamiamo solitamente “intelligenza”.

Lo studio “Monitoring the Future” dell’Università del Michigan documenta difficoltà di concentrazione negli diciottenni americani, mentre il Programma per la Valutazione Internazionale degli Studenti (PISA) misura un declino nelle competenze di apprendimento dei quindicenni in tutto il mondo. Anni di ricerche suggeriscono che i giovani stanno lottando con una ridotta capacità di attenzione e un indebolimento del pensiero critico.

Si tratta di trend evidenti almeno dalla metà degli anni 2010, suggerendo che qualunque cosa stia accadendo ha radici più profonde e dura da molto più tempo.

Non leggiamo più (e non facciamo nemmeno i conti)

Uno degli indicatori chiave di questo declino dell’intelligenza umana è la drastica riduzione della lettura. Un esempio: negli USA, nel 2022 il National Endowment for the Arts ha rilevato che solo il 37,6% degli americani ha dichiarato di aver letto un romanzo o un racconto nell’anno precedente; una percentuale in calo rispetto al 41,5% del 2017 e al 45,2% del 2012.

Ma non è solo questione di leggere meno. Secondo i risultati del 2023 dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, si registrano punteggi più bassi anche nelle competenze numeriche. L’Italia totalizza 244 punti: siamo al quart’ultimo posto nel mondo seguiti solo da Polonia, Portogallo e Cile (la media OSCE è 263).

Schermi e cervelli: una relazione tossica

Sebbene esistano modi per utilizzare la tecnologia senza danneggiare la cognizione (e per vivere con meno stress), gli studi dimostrano che il “tempo davanti allo schermo” come lo conosciamo oggi danneggia il funzionamento verbale nei bambini e rende più difficile per gli adulti in età universitaria concentrarsi e trattenere informazioni.

Non c’è motivo di suggerire che l’intelletto umano sia stato danneggiato in modo permanente, ma sia in termini di potenziale che di esecuzione, la nostra intelligenza è definitivamente in declino. Non so come, non so quanto, ma dobbiamo gestire con estrema attenzione il nostro rapporto con la tecnologia.

È questo ciò che dovrebbe preoccuparci tutti, molto più di quanto non faccia ora.

 

L’AUTORE

Gianluca Riccio, direttore creativo di Melancia adv, copywriter e giornalista. Fa parte di Italian Institute for the Future, World Future Society e H+. Dal 2006 dirige Futuroprossimo.it , la risorsa italiana di Futurologia. È partner di Forwardto – Studi e competenze per scenari futuri.

 

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