di Pasquale Tridico – Primo annuncio del governo: tutti i nuclei con un isee sotto i 15mila euro, hanno diritto alla carta con 382 euro.
Amara realtà, specificazioni, asterischi, note, paletti e requisiti: 1) i nuclei devono essere formati da almeno tre persone; 2) i nuclei non devono essere percettori di naspi, di rdc, di discoll, di cassa integrazione e di altre prestazioni di sostegno al reddito, anche se sono sotto 15mila euro di isee; 3) La carta non si ricarica ogni mese ma è una tantum; 4) le risorse sono solo 500milioni di euro e coprono a mala pena 1 milione e 300mila nuclei; 5) la quinta specificazione è la più illogica e la più cinica, da paese povero e senza risorse ma con sembianze propagandistiche e sfarzose: il ministero dell’agricoltura e della sovranità alimentare (che già con questo nome ti fa pensare di vivere in un paese in via di sviluppo) si è inventato che il 50% delle carte viene distribuito ai comuni sulla base della popolazione residente in ciascun comune, mentre l’altro 50% sulla base del rapporto tra il reddito medio pro-capite del comune in questione e il reddito medio nazionale. Questo determina che il 50% delle persone di una città X, anche se più ricche del 50% delle persone di un’atra città Y, riceve comunque la carta. Questo criterio non segue nessun principio di equità, o di ragionevolezza, nessun andamento della povertà, nessuna misura che qualche istituto ufficiale di statistica abbia mai rilasciato, dovuto ad esempio al costo della vita, al tasso di inflazione specifico di una città, o al carrello della spesa più caro in una città rispetto ad un altro. Solo propaganda e cinismo. Visibilità in ogni comune d’Italia, che si vede inviare un numero di carte contingentate, anche se irrilevante in termini numerici. In spregio a qualsiasi ragionamento di equità redistributiva su base territoriale e di coesione che in oltre 160 anni di unità nazionale ha attraversato il Paese.
Ovviamente in una situazione del genere, meglio non far fare domanda ai cittadini ma lasciare che i comuni inviino direttamente una comunicazione ai beneficiari, come se fosse un premio, una lotteria. Altrimenti si avrebbero per la stragrande maggioranza dei casi (circa l’82%) persone illuse e insoddisfatte, con isee sotto 15mila euro (circa 7 milioni di famiglie secondo i dati INPS), con la domanda rifiutata, e solo il 18% (1,3 milioni di domande) accettate. Con il paradosso che anche nelle famiglie con 3 o più persone, sotto 15mila euro di isee, ma appartenenti al 50% dei casi dove il reddito familiare è relativamente più vicino rispetto al reddito nazionale, la domanda sarebbe rifiutata.
Non vi sono domande, e neanche un ordine cronologico. Nei cittadini quindi che attendono la comunicazione, e che non conoscono tutti i paletti della lotteria della carta alimentare si crea un senso di attesa e di frustrazione. Infatti, tutti quelli che sono nelle condizioni previste attendono le carte e, invece, il budget è limitato, la platea è molto più ampia e quasi tutti restano esclusi. Un modo di trattare i cittadini, soprattutto quelli più deboli, da sudditi.
I comuni ricevono le carte e predispongono insieme ad INPS, sulla base dei criteri formulati dal Governo, gli elenchi, e si accorgono che gli esclusi, pur avendo i requisiti stringenti stabiliti, sono più numerosi dei beneficiari fortunati. A esempio, il comune di Napoli ha comunicato che l’elenco principale reca circa 31mila beneficiari, quello suppletivo, degli esclusi, 43 mila circa. Tutti questi esclusi hanno i tre requisiti di cui sopra, e si rivolgono ad INPS, e ai comuni, e chiedono come sia possibile che siano rimasti esclusi. Per fare un esempio concreto, per via di questi criteri illogici e cinici, si verificano casi paradossali in cui in un comune, un nucleo di 3 persone con 14.900 euro di isee, riceve la carta, mentre in un altro comune, un nucleo di 4 componenti con 6000 euro di isee non la riceve.
Le illogicità non finiscono qui. Per un motivo ignoto il Ministero dell’agricoltura e della sovranità ha ritenuto che si debbano applicare altri criteri di preferenza sulla base dell’età, per cui, nei nuclei familiari, composti da non meno di tre componenti, uno deve essere nato almeno entro il 31 dicembre 2009; in seconda battuta, uno deve essere nato almeno entro il 31 dicembre 2005. Questo è veramente difficile, se non impossibile da spiegare ai non percettori, né vi sono giustificazioni spendibili. Il tutto per 382 euro una tantum, è veramente vergognoso!
Un capitolo a parte meriterebbe l’analisi dei beni che si possono comprare con la carta da parte del ministero dell’agricoltura e della sovranità, che dopo che ha capito che era impossibile escludere beni stranieri ha dato il meglio di se nell’includere alcuni prodotti ed escluderne altri, anche qui, senza criterio. Ad esempio la marmellata è esclusa, mentre il pane è incluso; l’aceto balsamico e il vino sono esclusi mentre i pomodori pelati sono inclusi; il pesce congelato è escluso mentre gli ortaggi sono inclusi; e via di seguito, senza criterio.
Nel 2022 nella precedente legislatura, per contrastare l’inflazione si procedette con un criterio molto più razionale: due bonus rispettivamente di 200 euro e di 150 euro a tutti coloro che avevano un reddito sotto i 35mila euro: circa 30 milioni persone tra lavoratori, pensionati, disoccupati, poveri, ecc. Bonus pagati direttamente sul conto corrente, essendo un bonus una tantum esattamente come quello attuale. Infatti non si capisce nemmeno perché oggi invece un pagamento una tantum sia pagato su una carta e non sia accreditato direttamente sul conto corrente dei beneficiari. La carta del resto ha un costo finanziario molto più grande che il semplice accredito sul conto corrente, e una proceduta amministrativa molto più complicata. La carta però permette di controllare gli acquisti e di renderli possibili solo nella grande distribuzione, come il ministero dell’agricoltura e della sovranità richiede. Forse è questa la ragione.
Il tutto avviene mentre in questi giorni circa 200mila persone hanno ricevuto un messaggio dall’INPS che comunica brutalmente, su richiesta del Governo, la fine del RdC per i poveri veri, e altri 350 mila sono in attesa di terminare entro l’anno. Una vergogna dopo l’altra. Un attacco ai poveri piuttosto che alla povertà.