Immagine: dal blog Carpe Diem: gli incassi pubblicitari dei giornali dal 1950 a oggi. I dati sono relativi al mercato statunitense
“Questo primo post sulla morte dei giornali sarà inserito nello studio “Press obituary” di prossima pubblicazione su questo blog. La fine dei giornali è una delle cose più prevedibili del nostro futuro, gli unici che non lo sanno ancora sono i giornalisti. Clay Shirky nel suo articolo “Last call” ha scritto: “Molte persone si sono lamentate dell’imprevedibilità dei media provocata dall’arrivo dei dispositivi e delle reti digitali, ma la lenta implosione dei giornali è stata ampiamente e correttamente prevista da qualche tempo. I ricavi della stampa sono scesi del 65% in un decennio, il 2013 ha visto il picco più basso mai registrato, e il 2014 sarà peggio” Avete letto bene stampa e ricavi sono scesi del 65% in un decennio e nel 2014 andrà peggio. Shirky fa riferimento al mercato americano dove i giornali non sono finanziati dallo Stato con contributi diretti e indiretti. In Italia quindi la situazione è ancora peggiore, senza i soldi dello Stato la maggior parte dei quotidiani chiuderebbe già domani mattina.
Di che vivono i giornali italiani a parte della carità dello Stato? Di copie vendute (sempre meno) e di pubblicità, ma la pubblicità sta abbandonando i giornali per Internet, e lo sta facendo molto velocemente come si vede dal grafico seguente:
In pratica siamo tornati agli investimenti pubblicitari dell’inizio degli anni ’50 e la pubblicità sulle edizioni on line è marginale o ininfluente e non compensa minimamente le perdite, il più delle volte l’edizione on line è un puro costo come vedremo in un prossimo post.
“Contrariamente all’ignoranza artificiosa di giornalisti, il futuro dei quotidiani è una delle poche certezze del panorama attuale: la maggior parte di loro scompariranno, in questo decennio. (Se lavori in un giornale e non sai cosa è successo alla vostra diffusione o alle vostre entrate negli ultimi anni, ora potrebbe essere un buon momento per chiedere.) Siamo così avanti nel processo che possiamo anche predire le probabili circostanze della sua conclusione.“”
Gianroberto Casaleggio