Di Michael Bonte-Friedheim – Wall Street Journal
“Apparentemente il governo italiano ha dei rapporti non facili col capitale privato. Palazzo Chigi ha recentemente annunciato le prime privatizzazioni del governo in sei anni, per svendere fino a 12 miliardi di euro in patrimoni, per pagare parte del debito pubblico. Finora,tutto bene. Tuttavia, poco più di un mese fa, il governo del nuovo Primo Ministro Matteo Renzi ha anche messo sul tavolo una proposta che mira effettivamente agli investitori azionari istituzionali per finanziare i tagli al prezzo dell’elettricità.
La proposta taglierebbe retroattivamente le tariffe incentivanti per gli impianti di energia rinnovabile fino al 20%. Queste tariffe impostate dal governo funzionano come contratti a prezzo fisso per i produttori di energia rinnovabile. In Italia, i proprietari di impianti di energia rinnovabile sono un mix variegato: fondi pensione nazionali ed internazionali, fondi patrimoniali privati, imprese di investimento energetico globale molte sostenute da fondi sovrani di investimento e altri investitori istituzionali. La proposta di tagliare retroattivamente i loro ritorno arriva al culmine di altri tentativi governativi di penalizzare i proprietari di impianti di energia rinnovabile, attraverso una serie di nuove tasse e di oneri che hanno ridotto i ritorni degli investitori approssimativamente della metà dal 2011. Ora il governo Renzi raddoppia.
Anche se le tatiffe incentivanti sono un capro espiatorio popolare, i prezzi medi dell’energia elettrica all’ingrosso in Italia sono già diminuiti a 48 euro a megawatt-ora nel 2014, dai 76 euro del 2008. Questa riduzione è stata determinata in parte dalla costruzione di nuovi impianti di produzione di energia rinnovabile. Ma per qualche ragione queste riduzioni non sono arrivate ai consumatori. Negli ultimi 5 anni, gli investitori hanno versato più di 50 miliardi di euro nell’energia rinnovabile italiana, costruendo circa 17 gigawatt di capacità di energia solare. Le rinnovabili hanno generato il 34% dell’energia elettrica italiana nel 2012, dal 20% del 2008 il più grande salto fra le grandi economie europee in quel lasso di tempo.
Come con tutti gli investimenti a lungo termine, un chiaro quadro legale è stata la chiave per attrarre i finanziamenti per le rinnovabili italiane. Ora che i soldi sono stati spesi e gli impianti sono operativi, il Signor Renzi vuole strappare i contratti e spazzare via selettivamente gli investitori azionari, anche se i costi delle rinnovabili sono solo una piccola parte del costo energetico italiano. Puntualmente, il governo italiano non sta puntando i servizi inefficienti e costosi forniti dalle grandi compagnie energetiche, come il conglomerato elettrico Enel. Di recente, Enel ha presentato un piano strategico per investire più di 9 miliardi di euro nei mercati emergenti. Finanziati in gran parte dagli introiti generati dai consumatori italiani. La proposta di Palazzo Chigi non affronta neanche la distribuzione locale e le aziende di fornitura controllate dai comuni italiani. Alla fine, la proposta delle tariffe incentivanti è fatta su misura per non colpire le banche italiane che fanno prestiti per la costruzione di impianti rinnovabili. (Ogni scrittura di portafogli di credito da parte delle banche porterebbe solo ad ulteriori aumenti di capitale da parte della banche italiane, cosa che il governo italiano vuole evitare). Col tipico finanziamento debt-to-equity che va da 80-20 a 70-30, un taglio del 20% delle tariffe incentivanti permette nettamente a gran parte dei prestiti bancari, se non a tutti, di essere ripagati, mentre gli investitori azionari sopportano il peso dei tagli retroattivi. Legalmente, il governo italiano potrebbe non avere la forza di sostenere i tagli: i cambiamenti di regolamento retroattivi e la riscrittura delle tariffe precedentemente contrattate potrebbe contravvenire al Trattato Charter sull’Energia della UE. Il governo spagnolo ha tentato una manovra simile con le proprie tariffe incentivanti lo scorso anno. Gli investitori hanno prontamente denunciato e il caso ora è di fronte alla Corte Europea di Giustizia. Se Madrid perde, la sentenza potrebbe innescare pagamenti di compensazioni multi miliardari.
Una tale manovra capricciosa del governo italiano sarebbe un fenomeno negativo per l’ulteriore investimento in infrastruttura rinnovabile, o di fatto in ogni settore in Italia. Se succede, il nuovo programma di privatizzazioni italiane comprende aziende soggette al potere legislativo del governo, come le Poste nazionali, l’operatore di rete Terna e il gigante Eni. Il Signor Renzi potrebbe credere che i mercati abbiano la memoria corta e che questa strada sia più facile che non riformare le palesi inefficienze energetiche nel settore energetico italiano e di tagliare tasse terribilmente alte sugli utenti energetici. Forse ha ragione, ma buona fortuna nell’attrarre investitori stranieri in futuro. Che non venga a bussare alla mia porta”. (Michael Bonte-Friedheim, Ad del Gruppo di capitale NextEnergy)