Fuggono dall’Italia decine di migliaia di ragazzi e ragazze ogni anno. Sono per lo più laureati e diplomati in cerca di un lavoro. La loro dipartita è la condanna a morte del Paese, il nostro futuro che ci lascia. Molti di questi ragazzi non torneranno più. Onestamente, chi glielo fa fare? Non c’è lavoro, per loro la pensione è un miraggio e sono nulla di più che un nuovo esercito di precari schiavizzati a vita grazie al celeberrimo Job’s Act di Renzie. Qualcosa però si può fare per limitare l’emoraggia. Supportare l’emigrazione interna. Un ingegnere o un medico (ma potrebbe essere una qualunque altra professione) in cerca di lavoro dovrebbe essere aiutato in caso di trasferimento nelle regioni italiane dove il lavoro miracolosamente esiste ancora. Ad esempio per un calabrese o un sardo che trovino lavoro a Milano attraverso un’integrazione per l’affitto e per i viaggi di rientro a casa. Altrimenti questi ragazzi saranno perduti, andranno a Monaco, a Berlino, a Londra, a Barcellona che stanno diventando delle nuove Little Italy. L’emigrazione interna va affrontata con misure che impediscano ai nostri giovani di lasciare per sempre l’Italia in quanto costretti. La generazione perduta va riportata a casa! Non alleviamo i nostri figli per trasformarli in emigranti.
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