di Fabio Nottebella – Sono in molti a subire il fascino dello spazio, dell’ignoto, di ciò che non si conosce ed è ancora inesplorato. Sono in molti a fare il tifo quando sta per partire una missione verso un pianeta o una luna del nostro Sistema solare quasi come se ne fossero loro stessi parte.
Sono anche in molti però a chiedersi quanto costi e quali vantaggi abbia andare oltre il nostro Pianeta. “Non potremmo pensare prima alla Terra?”, “Che senso ha andare nello spazio se prima non risolviamo i problemi che abbiamo qua giù?”
La domanda che dovremmo porci in realtà è: “perché è necessario continuare ad esplorare lo spazio circostante?”
Le conseguenze pratiche della ricerca spaziale hanno infatti risvolti molto più concreti di quanto si possa comunemente immaginare.
Innanzitutto, senza la ricerca e le tecnologie spaziali non potrebbero esistere né i nostri smartphone né internet e pertanto il punto di vista di chi è contrario alla ricerca (ma anche quello di chi è favorevole) non potrebbe essere letto/ascoltato da nessuno se non dalla propria ristretta cerchia di amici. Ma non basta.
Sapevate ad esempio che l’Agenzia spaziale statunitense, la Nasa, tiene costantemente aggiornata una lista di “cose pratiche”, “Nasa Spinoff”, di cui ci si serve nella vita di tutti i giorni, anche in ambito sanitario, che senza la ricerca spaziale non potrebbe esistere?
Eh sì perché alle comodità (come all’internet) ci si abitua in fretta e spesso, in modo un po’ superficiale, ci paiono cose scontate di cui però ignoriamo totalmente l’origine. Qualche esempio?
Condotti termini per operazioni neurochirurgiche, abbigliamento termico, tecnologia HD per fotocamere, apparecchi acustici a lunga durata, fertilizzanti, materasso memory (eh si…la ricerca spaziale ha influenzato anche il modo di dormire di molti!) ecc… La lista è ancora molto lunga.
Ok ma per avere queste tecnologie quanto spendiamo? Quanto costa in termini pratici a noi cittadini?
Meno di quanto pensate. La spesa spaziale pro-capite di ciascun cittadino europeo è pari quasi al prezzo di una pizza all’anno (negli Stati Uniti in cui gli investimenti spaziali sono più elevati, questa cifra è quasi quadruplicata).
Ecco, a fronte di questo piccolo sacrificio, il ritorno concreto è elevato, non solo in termini di scoperte con le quali conviviamo e utilizziamo, a volte inconsapevolmente, nella vita di tutti i giorni.
Pensate ad esempio alle migliaia di aziende sparse su tutto il globo che creano lavoro e ricchezza offrendo migliaia di posti di lavoro altamente specializzati e qualificati.
Viviamo poi in un modo più “protetto” dai disastri naturali con i quali purtroppo, a causa dei cambiamenti climatici, ci troveremo sempre più spesso a fare i conti. Infatti, grazie alla fitta rete satellitare ad esempio, certi eventi riescono ad essere previsti e si potrà in modo sempre più puntuale provare a pianificare un piano “B” per mettersi al riparo dagli effetti disastrosi che possono avere.
Conoscere quanto possa essere importante per le nostre vite investire in ricerca scientifica, anche in campo spaziale, ci aiuterà ad avere una consapevolezza diversa dell’argomento e ci aiuterà meglio ad autodeterminarci.
Oltre a ciò, un ruolo importante lo gioca anche l’aspetto emozionale. Esplorare lo Spazio intorno a noi, vicino e lontano, è probabilmente una delle esperienze umane più folli e motivanti che possano esistere.
“Hic sunt dracones” o “Hic sunt leones” (rispettivamente “qui ci sono i draghi” e “qui ci sono i leoni”) erano le scritte che comparivano sulle antiche carte geografiche per indicare quei territori inesplorati di lontani continenti o oceani. Avvertivano esploratori e avventurieri che in quelle zone non era possibile prevedere cosa si sarebbero trovati di fronte, se non belve feroci.
Nonostante gli avvertimenti e i moniti, l’uomo si è tuttavia spinto oltre la frontiera. La sete di avventura e di esplorazione, la curiosità verso luoghi inesplorati sono da sempre state una costante della nostra storia. E se un tempo, almeno per l’uomo europeo, le frontiere erano costituite dall’Asia, dall’Africa, dalle Americhe o dall’Oceania, oggi nel ventunesimo secolo queste frontiere si sono spostate sopra le nostre teste: nell’Universo.
Anche perché il nostro Pianeta non è eterno e soprattutto, alla luce dell’evoluzione del Sistema solare, non sarà per sempre ospitale per le forme di vita come la nostra. Pertanto in un futuro remoto, se riusciremo a sopravvivere a noi stessi, l’unica chance per la nostra specie (o per quelli in cui ci saremo evoluti) di resistere in questo Universo per il più ostile, è quello di esplorare lo spazio e cercare nuovi mondi abitabili. Ma questa è un’altra storia…
Spiegare queste cose a chi le ignora (volutamente o no), porrà le basi per una società più consapevole e sostenibile. Investire nello spazio non esclude il prenderci anche cura del nostro Pianeta, anzi rafforza questo sacrosanto principio.
Fonti e approfondimenti:
https://spinoff.nasa.gov/
https://www.esa.int
https://londoneconomics.co.uk
L’AUTORE
Fabio Nottebella è un professionista nell’ambito delle risorse umane e un divulgatore scientifico in campo astronomico. Studioso delle lune ghiacciate, collabora con l’Osservatorio Astronomico della Regione Autonoma Valle d’Aosta per il quale cura una serie di rubriche a tema Sistema Solare. E’ autore del libro “C’è vita nel Sistema Solare? Encelado” edito da Scienza Express Edizioni.