“Per il “New York Times” il Jobs Act di Renzi non sta sortendo gli effetti sperati. Il premier italiano ha cantato vittoria il mese scorso, quando i dati diffusi dall’Istat hanno registrato un calo del tasso di disoccupazione nazionale ai minimi da tre anni. Renzi ha attribuito il risultato al Jobs Act, la riforma del mercato del lavoro che il suo governo ha introdotto tra gennaio e marzo di quest’anno. Secondo il New York Times, però, uno sguardo più approfondito agli indicatori relativi all’occupazione italiana dimostrano che la riforma non ha sortito gli effetti sperati. Dall’inizio dell’anno, scrive il quotidiano, il numero dei posti di lavoro a tempo indeterminato, che la riforma puntava a incrementare, è rimasto perlopiù stabile, mentre quello dei lavori con contratto a termine ha continuato a crescere. Il modesto aumento dell’occupazione complessiva sostiene l’analisi del quotidiano più che alla recente riforma del governo Renzi, è dovuto all‘aumento dell’età pensionabile da parte dei governi precedenti a quello attuale. La riforma varata dal suo governo semplifica le procedure di licenziamento nelle grandi aziende, concedendo al contempo generosi incentivi alle aziende che assumono a tempo indeterminato secondo un nuovo sistema a tutele progressive. Il New York Times, però, sottolinea che tra gennaio e ottobre di quest’anno, con l’economia in leggera crescita, in Italia sono stati creati 83 mila posti di lavoro netti, meno della metà dello scorso anno, quando nello stesso periodo i nuovi posti di lavoro erano stati 174 mila. Se poi anziché ai dati sulla disoccupazione si guarda a quelli relativi all’occupazione, si scopre che in realtà a ottobre essa è calata di 39 mila unità a ottobre, dopo un calo di 45 mila unità a settembre. Secondo il New York Times, più che di una nuova legislazione del lavoro, le piccole aziende italiane hanno bisogno di una minore imposizione fiscale, di costi dell’energia inferiori e di un maggiore accesso al credito bancario. Il calo della disoccupazione registrato dall’Istat riflette secondo il New York Times soprattutto il sensibile aumento degli sfiduciati, che hanno rinunciato alla ricerca attiva di un impiego e dunque non figurano nelle statistiche relative alla disoccupazione. Ne è prova, secondo il quotidiano, il fatto che a ottobre la partecipazione alla forza lavoro occupati e persone alla ricerca di impiego è calata ai minimi da oltre tre anni.” Agenzia Nova
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