di Paolo Ermani – Chi si occupa da molti anni di energie rinnovabili conosce bene quali sono stati i problemi e gli scetticismi che ne hanno sempre impedito la diffusione. Soprattutto per quello che riguarda l’energia solare fotovoltaica e l’energia eolica per la produzione di elettricità, si diceva che i costi erano troppo alti, il che aveva una sua parte di verità anche se non veniva e non viene mai calcolato il prezzo altissimo delle esternalità, cioè tutti i costi che paga la collettività nell’uso di energie derivanti dai combustibili fossili, che in apparenza costano meno delle rinnovabili.
Ma anche nell’uso di un sistema meno costoso come un impianto di energia solare per la produzione di acqua calda sanitaria, spesso si poneva la domanda classica: in quanto tempo rientra economicamente l’investimento?
Domanda che ovviamente nessuno si fa quando compra una automobile nuova, quando acquista un bagno o una cucina firmati, quando compra un vestito alla moda, un televisore grande come una parete, un telefono cellulare con centomila funzioni che non userà mai, ecc.
Per qualche strano motivo alle energie rinnovabili si trovava sempre qualcosa che non andava, specialmente dal punto di vista economico.
Ma guardando con ottimismo per quello che riguardava ad esempio l’energia solare fotovoltaica per la produzione di elettricità, si diceva che con il tempo i prezzi sarebbero scesi e quindi sarebbe stata maggiormente alla portata.
E così è avvenuto, il fotovoltaico che fra le energie rinnovabili era considerata la più costosa, ha raggiunto dei costi ormai competitivi, nonostante la concorrenza totalmente sleale dei combustibili fossili che non pagano le esternalità e i danni che provocano, hanno ogni tipo di sussidio e agevolazione statale ed enormi lobby a loro favore. Questo “successo” del fotovoltaico si è verificato in minima parte per scelte politiche o aziendali ma soprattutto per un lavoro incessante, notevolissimo, encomiabile di chi contro ogni scetticismo e falsità ha sempre portato avanti la logica e non l’irrazionalità, battendosi per la diffusione delle energie rinnovabili.
Ma nonostante ciò il fotovoltaico e le energie rinnovabili in genere, non si comprano come se si comprasse un telefono cellulare, non vengono considerate come un elemento necessario quale può esserlo una lavatrice. E non si installano ovunque come si installa una antenna parabolica o un televisore nelle propria abitazione.
Come mai? Eppure fanno risparmiare tanti soldi, riducono l’inquinamento, quindi proteggono la salute, aumentano l’occupazione, aumentano l’autosufficienza e la resilienza di famiglie, Comuni e Stati. E la perplessità si fa ancora più forte se si pensa non solo alla produzione elettrica del fotovoltaico con la quale si può fare pure caldo e freddo attraverso sistemi di pompe di calore ma anche al solare termico, con cui si possono produrre acqua calda sanitaria, acqua calda per il riscaldamento, raffrescamento, aria calda sia come riscaldamento che come essicazione dei cibi.
E attraverso il vento con l’eolico si può produrre energia elettrica (quindi fare cose simili a quelle del fotovoltaico) e meccanica per il pompaggio diretto dell’acqua.
Con tutta questa versatilità e vantaggi, con la convenienza ormai evidente, non sarà che allora il problema non erano affatto i prezzi delle energie rinnovabili o qualche presunta arretratezza tecnologica ma la loro non diffusione dipendeva da aspetti puramente politici e interessi economici avversi?
A pensar male ci si azzecca spesso, infatti le potentissime lobby e multinazionali dei combustibili fossili, non hanno alcun vero interesse ad una diffusione capillare di queste tecnologie, soprattutto ad uso domestico. Chi glielo fa fare di accettare che le persone si autoproducano l’energia? E poi loro come guadagnano, a chi la vendono l’energia? Anche perché non è che i dinosauri del fossile dall’oggi al domani riescono a riconvertire la loro produzione offrendo solo sistemi rinnovabili e di efficienza energetica, senza rimetterci un soldo. Potrebbero di sicuro riconvertire tutto in brevissimo tempo ma almeno all’inizio perderebbero qualcosa e questo, per multinazionali che hanno investito tantissimo nel fossile e hanno come solo e unico obiettivo il profitto, è contro il loro dna. E così assistiamo a pubblicità ridicole e demenziali di questi grandi gruppi energetici che ci fanno vedere che loro sono green, che sono per l’ambiente, che nella fornitura energetica ti offrono pure l’opzione energie rinnovabili, che entro una data x (prudentemente lontana e ovviamente in nessun modo vincolante) la loro percentuale di produzione rinnovabile aumenterà. Ma se poi si va a verificare, le energie rinnovabili sono solo uno specchietto per le allodole, una parte risibile del loro business, che rimane sempre quello dei combustibili fossili dai quali vogliono spremere fino all’ultima goccia di denaro. Peccato che per arrivare a spremere fino all’ultima goccia di denaro, il mondo sarà da una parte devastato dalla terra infuocata e dall’altra sotto qualche metro di mare. Queste strategie aziendali sarebbero da considerare pubblicità ingannevoli ma con il bombardamento costante a cui assistiamo ogni giorno, riescono a far credere qualsiasi cosa, anche che loro sono veramente per l’ambiente mentre invece sono da considerare i terrapiattisti dell’energia.
Ma perlomeno è stata sfatata la leggenda creata ad arte che le energie rinnovabili costavano troppo, non è infatti un problema di costi o di tecnologia, è sempre stato solo ed unicamente un problema politico, di profitti aziendali e loro strapotere sui media. Come si fa infatti a far prevalere la versione reale e razionale della storia, quando multinazionali dal potere immenso si comprano esperti, testimonial, pubblicità che imperversano ovunque, nelle televisioni, giornali, siti web di ogni tipo, anche spesso quelli di tematica ambientale, che quando si tratta di incassare, non si tirano certo indietro. E se paga lo stipendio, ci si pensa due volte a parlar male dell’inserzionista padrone o a dire le cose come stanno. E per quanto ci si possa battere, per quanto si possa dimostrare l’ovvio, la voce dei terrapiattisti dell’energia sarà sempre più forte, visto il loro soverchiante potere economico in grado di comprare chiunque. Nemmeno un movimento mondiale come quello di Greta Thunberg è riuscito a smuovere nulla di decisivo, se ancora oggi la stessa Greta condanna durissimamente l’inazione di governi e imprese. Nemmeno di fronte ad una catastrofe ambientale e conseguentemente sanitaria di dimensioni terribili, si sta facendo nulla di veramente efficace. Probabilmente si aspetta davvero una apocalisse che non risparmierà nessuno, neanche quelli che piuttosto affonderebbero, pur di rimanere abbracciati alla loro cassaforte.
Speriamo che ci si fermi prima, anche se la famosa e tanto decantata intelligenza dell’uomo non si sta dimostrando affatto tale.
L’AUTORE
Paolo Ermani – Scrittore, formatore, consulente energetico, ideatore di progetti innovativi in ambito lavorativo e ambientale. Da metà degli anni ottanta si occupa di ambiente, energie rinnovabili, risparmio energetico e idrico, uso razionale dell’energia, tecnologie appropriate a cui poi ha aggiunto tematiche relative agli stili di vita, all’economia, il lavoro, l’alimentazione, l’agricoltura, la facilitazione. Ha lavorato e si è formato nei più importanti centri europei per le tecnologie alternative. Fra le centinaia di iniziative che ha realizzato è tra i fondatori dell’associazione Paea, del giornale web Il Cambiamento e del progetto sul lavoro Ufficio di Scollocamento. E’ autore dei libri: Pensare come le montagne (scritto con Valerio Pignatta), Ufficio di Scollocamento (scritto con Simone Perotti), Solo la crisi ci può salvare (scritto con Andrea Strozzi). http://www.ilcambiamento.it/autori/paolo_ermani