Caro diario. Domani partiamo per le vacanze. Mio padre mi ha preso da parte e mi ha spiegato che ho già tredici anni, sono una ragazzina intelligente e dovrò fare vacanze intelligenti. Non dovrò portarmi dietro la bambola e l’orsacchiotto Paco, perché non devo dipendere da niente. Anche lui, ha detto, lascerà a casa due dei suoi cinque telefonini. Ci serve proprio un po’ di svago e di vita sana. Abbiamo passato un bruttissimo inverno. La mia città ha tre volte il tasso di polveri e benzene consentito. Ma una volta al mese fanno la domenica ecologica, chiudono il centro e ci danno il permesso di girare tutti insieme in bicicletta, così possiamo respirare tutta la merda in una volta e il giorno dopo le macchine hanno un po’ di aria pulita da inquinare nuovamente. Per via di questo inverno un po’ impestato il mio fratellino Luigino ha avuto tredici virus con quarantadue di febbre, io sei bronchiti, mamma una vecchia allergia ai pollini insieme a una nuova allergia ai peli di cammello (per fortuna siano stati allo zoo solo due volte). Papà ha avuto la congiuntivite allergica con gli occhi rossi per sei mesi, e una stomatite che gli ha scoperto le gengive, e una notte che era vestito di nero un uomo ha cercato di ucciderlo con un paletto nel cuore. Per finire il nostro cane, Bongo, ha preso da un gatto le zecche che i piccioni prendono dai topi. Ma il dottore ha detto che tutte queste malattie sono nella norma e anche nel 1936 ci fu qualcosa di simile. Ma ora respireremo un po’ d’aria sana.
Siamo sull’autostrada bloccati da nove ore. La fila è di cinquanta chilometri ma la radio ha appena detto che nel 1996 ce ne fu una molto più lunga. Diluvia e ci sono dieci gradi all’ombra, ma il meteorologo ha appena detto che la temperatura è sostanzialmente nella norma. Nessuno spegne il motore e l’aria non è proprio pulitissima, Luigino vomita, Bongo si gratta, io tossisco, mamma ansima e papà bestemmia. Ho letto da qualche parte che ci sono già le auto elettriche e quelle che vanno a olio di colza non inquinanti, ma le industrie non le vogliono, l’olio di colza è contingentato e addirittura da qualche parte si sono rifiutati di assicurare le auto che vanno con l’olio di colza. Io spero che qualcuno la tiri fuori davvero questa storia dell’olio, se no siamo fritti. Mentre siamo in fila, ascoltiamo la radio. Siccità in Africa, bufere di vento in Sardegna, alluvioni in Scandinavia e incendi in tutta l’America. Un meteorologo però dice che nel 1869 ci fu un anno simile e quindi siamo nella norma.
Finalmente abbiamo raggiunto il mare e siamo corsi subito in spiaggia. Soffiava un tipico vento gelido di agosto, gli ombrelloni volavano dappertutto e faceva un freddo bestiale. Io e Luigino abbiamo litigato perché lui voleva fare un castello di sabbia e io invece un pupazzo di neve. Verso sera una nave, spinta dalle onde in burrasca, si è arenata sulla spiaggia. Tutti sono corsi lì armati di bastoni e spiedi pensando che fossero curdi. Invece era un traghetto che andava alle Eolie ed era stato spinto lì dalla tempesta. Sopra c’era anche un signore che fa il meteorologo e si chiama dottor Norman, che ha spiegato a papà che nel 1934 ci fu un episodio analogo. Siamo stati un po’ barricati dietro l’ombrellone, e poi papà si è vestito con la muta e la giacca a vento e ha provato a fare il bagno. Si è quasi congelato, ma quando è uscito si è alzato un vento rovente di scirocco che l’ha cotto in pochi istanti. Norman ha detto che era tutto nella norma, compreso l’incendio che ha distrutto la nostra pensione, la bufera di vento che ci ha portato via la tenda e la tempesta di polvere che ci ha accecato, così che papà ha rimontato la tenda sul formicaio più grosso dell’occidente. Abbiamo dormito in una buca nella sabbia.
Stamattina per fortuna fa più caldo. Cinquantasei gradi all’ ombra, e un vento africano che porta sabbia, raffiche di couscous e, purtroppo, peli di cammello a volontà per la povera mamma. Io penso che noi umanoidi abbiamo combinato un bel casino con questo clima, che ci vorrebbe una commissione climatica mondiale che ci informasse davvero e imponesse regole da rispettare, e mi piacerebbe che le notizie di questa commissione fossero la prima notizia del telegiornale, ancora prima dell’indice Mibtel e delle vacanze dei Vip.
Al pomeriggio ha cominciato a piovere, c’è stata una piccola alluvione e grandinata color tamarindo. Io e Luigino l’abbiamo assaggiata e non era male, però poi ci è venuta la colite e siamo stati tutto il pomeriggio seduti sulla norma. Papà ha detto io me ne frego del maltempo, io faccio il bagno, è entrato in acqua e ha trovato prima le meduse e poi la mucillaggine, è uscito che sembrava una gelatina semovente, e tutti i bambini della spiaggia lo hanno preso per un pokemon e se lo sono disputato. Il dottor Norman ha detto al papà che nel 1965 ci fu un caso di mare inquinato in quel modo, sono calamità naturali e non bisogna cedere all’allarmismo e alla tentazione di incolpare uomini e industrie. In quel momento è giunta a riva una chiazza di petrolio venuta da chissà dove. Papà e il dottor Norman si sono infilati in un branco di fenicotteri e così sono riusciti a farsi pulire da Greenpeace. Ieri Luigino sotto la tenda ha preso un nuovo virus con quarantasei e mezzo di febbre. Il dottore ha detto che aveva già visto un caso simile nel 1988, però si trattava di un würstel. Nel delirio Luigino mi ha confidato che crede di avere capito tutto. Tutte le volte che succede qualcosa di mostruoso, basta dire che è una calamità naturale, ma soprattutto che è già successo e anche peggio. Quindi, basta tenere presente Hitler e ogni politico italiano va bene. Ogni nuovo virus è meglio del colera. Ogni catastrofe climatica è meglio del diluvio universale. Un maremoto non è un problema, a meno che non depositi sulla spiaggia degli extracomunitari. Chi si lamenta per far più soldi in economia è uno stratega, chi si lamenta di cose che potrebbero danneggiare l’economia è un allarmista. Quindi ognuno può continuare a inquinare, disboscare, chimicizzare, sfruttare. Pensandoci bene, c’era del metodo nel delirio di Luigino. Volevo discuterne con papà, ma era impegnato in una discussione coi vicini di tenda sui pericoli della radiazioni da cellulari, e su perché la pubblicità dice che le telefonate costano meno ma la bollette crescono. Il dottor Norman ha detto che c’era già stato un caso simle nel 1864, in una bolletta del gas in Alabama. Tutti si sono rassicurati.
Una ventata di bora ha fatto volare via le tende, poi un fiume vicino è straripato e abbiamo fatto il barbecue con cefali fangaioli e cotolette di nutria. Oggi finalmente c’è un tempo discreto, pioviggina. Abbiamo fatto il bagno, le meduse non c’erano, c’era solo uno squalo, ma è passato vicino a Luigino ed è morto di tonsillite in pochi istanti. Sul giornale ho letto che in Africa non c’è più un goccio d’acqua e nell’Artide i ghiacci si sciolgono a tempo di record, che il clima mediterraneo è fottuto e si prevedono tornadi mai visti. L’ho letto in un trafiletto tra le notizie della fusione tra Telecom, Cragnotti, Mediaset e la Triade Cinese. Nel paginone sulla fine dell’amore tra Max e Anna. Verso sera la situazione è peggiorata. Si è messo a nevicare. Luigino è stato punto da una nuova zanzara tropicale, mamma starnuta come un locomotore. Ma papà ha detto che bisognava assolutamente reagire e fare il bagno, si è fatto prestare una tavola da surf e si è lanciato contro un’onda di sei metri. È rimbalzato sulla cima di un pino, al centro del solito incendio. Il dottor Norman stava rassicurandolo spiegandogli che era succeso qualcosa di simile nel 1789, ma papà gli ha tirato un pugno in faccia di incredibile potenza, scardinandogli metà dei denti, poi lo ha rassicurato dicendo che aveva dato un pugno molto peggiore a un suo compagno di scuola nel 1956, e quindi il pugno doveva considerarsi nella norma. A sera abbiamo arrostito delle bistecche di medusa sulla schiena di Luigino e mamma si è ripresa dall’ asma inalando dalla marmitta della macchina. Sembra che abbia una sindrome di dipendenza dal benzene.
Papà sta facendo le valigie e piange. Io ho aperto la radio e ho sperato in qualche buona notizia. C’era una lite tra Berlusconi e Veltroni esattamente uguale alle quindici precedenti. Cossiga e Amato facevano finta di essere stati all’estero negli ultimi trent’anni. Poi c’erano tutti gli indici Mibtel, Nasdaq, e le novità degli amori Vip in Costa Smeralda, il calciomercato e la moda inverno-inverno. Non una parola sull’aria, sugli oceani, sul mio febbrile e alluvionato futuro. Perciò ho deciso di farla finita. Sono andata in riva al mare e ho camminato nell’acqua, aspettando che le onde mi sommergessero. Sfortunatamente il mare era ghiacciato. Vorrei sapere che cosa ne pensa il dottor Norman, ma non riesce ancora a aprire la bocca. Mi sono sdraiata sulla sabbia e ho pensato: come pretendete che facciamo due settimane di vacanze intelligenti se vi comportate da stupidi tutto il resto dell’anno? Ho contato le stelle. Erano due, tra nuvole nere e vapori di petrolio. Poi mi sono addormentata tutta agitata pensando: beati quelli che han paura degli scippi.
(Stefano Benni, Repubblica, 7 Agosto 2000)