di Maurizio Montalto – Un tizio bussa alla porta di suo figlio. “Jaime” dice “Svegliati!”.
Jaime risponde: “Non voglio alzarmi, papà”.
Il padre urla. “Alzati, devi andare a scuola”.
Jaime dice: “Non voglio andare a scuola”.
“E perché no” dice il padre.
“Ci sono tre ragioni” dice Jaime. “Prima di tutto è una noia. Secondo, i ragazzi mi prendono in giro; terzo, io odio la scuola”.
E il padre dice: “Bene, adesso ti dirò io tre ragioni per cui devi andare a scuola: primo, perché è tuo dovere; secondo, perché hai quarantacinque anni; e terzo, perché sei il Preside”.
Antony de Mello, che ci racconta la storiella divertente, descrive un paradosso. Rivolge un invito a tutti noi: crescete e accettate le vostre responsabilità. Una sollecitazione dello psicologo-gesuita, che oggi assume un enorme valore. Prendersi cura del pianeta, degli elementi della natura, di ogni essere vivente, della qualità di vita di ogni essere umano è un nostro dovere. Bisogna farlo con la mente libera dalle sovrastrutture, che ci distraggono dalla realtà e ci impediscono di focalizzare i nostri obiettivi.
“Quando un erudito venne per discuterne (racconta de Mello con un’altra storiella) il maestro pose sul pavimento due bastoncini a formare una lettera T e gli domandò: “che cosa vedi?” “la lettera T” rispose l’erudito. “Proprio come pensavo – disse il maestro– non esiste una cosa come la lettera T. Quello è un simbolo, che esiste nella tua testa. Ciò che hai sotto agli occhi sono due rametti spezzati in forma di bastoncini.”
Ognuno di noi cade nelle trappole dell’eccessiva elaborazione e le cose più semplici scompaiono dalla nostra vista. Cosicché siamo insieme a manifestare per i cambiamenti climatici. Urliamo contro un nemico invisibile; la protesta è l’effetto dell’idea astratta che abbiamo dell’evoluzione del pianeta. Va bene, ma non ci adoperiamo per incidere sulle emergenze, che possiamo percepire con i nostri sensi: uno sconosciuto che vediamo in difficoltà o un bimbo che sentiamo piangere straziato dalla fame e dalla sete, un ordigno bellico che ferisce un innocente, l’odore acre dei rifiuti che bruciano, il pessimo sapore del cibo del quale si nutrono gli impoveriti del pianeta.
Le Nazioni Unite pubblicano un Rapporto globale periodico sulla gestione della più preziosa delle risorse, l’acqua. Ogni anno vien trattato un tema, che possiamo studiare, per affrontare le criticità. “Nessuno resti indietro” è il titolo dell’approfondimento del 2019.
Un messaggio di concretezza che il World Water Assesment Program dell’ONU diffonde chiedendo a ognuno di noi di osservare la realtà e di incidere sulle scelte locali e globali. Il testo è una denuncia su come il diritto all’acqua è negato alle minoranze producendo emarginazione e sofferenza. Le burocrazie, alle quali riconosciamo abitualmente più valore che ai diritti fondamentali, sono così radicate nella cultura borghese, che è raro che ci s’interroghi sulle ingiustizie che generano. Cosicché a una famiglia impoverita (anziani, malati, bimbi, donne e uomini) che trova rifugio in una baracca di legno, può essere negato l’accesso all’acqua potabile e ai servizi igienici per le sole irregolarità edilizie della costruzione precaria e degradata che abitano. E non dobbiamo spingerci fin negli Slum del Kenya, per conoscere questa follia. È sufficiente raggiungere le nostre periferie dove le comunità Rom non hanno pace. Un altro aspetto della realtà che il WWAP analizza è legato agli investimenti per la qualità del servizio idrico. Ricchi e poveri pagano l’acqua tendenzialmente in egual modo, ma le risorse economiche per le infrastrutture sono investite prevalentemente nei centri urbani, proprio nei luoghi abitati da coloro che decidono come gestire quel denaro. Le città stanno crescendo in termini di estensione e carico antropico; è necessario invertire la tendenza, pianificare e investire in infrastrutture al servizio di tutti, altrimenti il disastro avrà una crescita esponenziale. Il decentramento e la distribuzione in senso più democratico del potere decisionale potrebbe essere una soluzione strutturale alla quale puntare. Le buone intenzioni degli Stati non sono sufficienti; è necessario un maggiore coinvolgimento delle comunità locali, dei Comuni e dei Movimenti popolari e con essi puntare alla costruzione di un Consiglio Mondiale di Sicurezza per l’Acqua, che s’impegni per porre rimedio alle ingiustizie globali, a tutela dei diritti fondamentali e in difesa delle fonti.
L’AUTORE
Maurizio Montalto – Avvocato e Giornalista pubblicista specializzato in “diritto e gestione dell’ambiente”. Presidente dell’Istituto italiano per gli Studi delle Politiche Ambientali. È stato Presidente dell’azienda per l’acqua pubblica di Napoli ABC (Acqua Bene Comune). È attivista del Forum Italiano per i Movimenti per l’acqua e ha fondato la Rete a Difesa delle Fonti d’Acqua del Mezzogiorno d’Italia. Ha pubblicato: Le vie dell’acqua, tra diritti e bisogni ed Alegre, La guerra dei rifiuti ed Alegre, La Casa Ecologia ed Simone, L’acqua è di tutti ed L’ancora del Mediterraneo, La rapina perfetta ed libribianchi di stampalternativa. Ha avuto incarichi tecnici in Governi tipo Comitato Ministeriale sul diritto all’acqua, cd. Comitato scientifico del Ministero dell’Ambiente C.O.V.I.S. e ha lavorato sull’emergenza rifiuti per la Presidenza del Consiglio dei Ministri col Generale Jucci.