di Valentina Petricciuolo – Il reddito di base universale – universal basic income – può diventare un progetto di respiro europeo? Può essere promosso ad un livello superiore rispetto a quello nazionale, con una visione che vada al di là dei confini delle singole nazioni?
Sembra proprio di sì, anzi potrebbe essere questa la strada da intraprendere se davvero si intende perseguire l’obiettivo di un reddito garantito per tutti, indistintamente. Una aspirazione non proprio utopistica, visto che ormai se ne parla abbondantemente negli Stati Uniti, e visti i numerosi esperimenti che vengono portati avanti in varie parti del mondo.
Ed è proprio questo quello che stanno facendo i membri nonché attivisti dell’UBIE – Unconditional Basic Income Europe –, una organizzazione non governativa con sede a Bruxelles composta da oltre 350 persone provenienti da 25 paesi e che ha l’obiettivo di diffondere e rendere realistica la possibilità di garantire un reddito minimo per ogni cittadino europeo.
Gli attivisti sono persone che dedicano tempo, energie e denaro (attraverso la fee di associazione e le donazioni) allo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica e i politici sul reddito di base universale. Grazie all’opera di questa organizzazione, il reddito di base universale è oggi dibattuto in molti paesi europei e, cosa ancora più importante, viene promosso quale politica da adottare dall’Unione Europea.
La pagina del sito dedicata alle “views” – le “visioni” – è particolarmente interessante perché offre una panoramica di quello che il reddito di base potrebbe diventare, concretamente, in Europa. E, soprattutto, in un linguaggio non troppo astruso, non troppo tecnico, ma accessibile anche a chi non è un professore di economia.
Le domande che si pongono – e a cui cercano di dare una risposta – i membri dell’UBIE sono: “Come sarebbe un reddito di base su scala europea? Come si può collocare il Reddito di Base Universale nei dibattiti attuali sulla riforma del welfare, dell’economia e della cittadinanza? Quali sono i primi passi necessari per portare avanti l’idea? Quali campagne potrebbero essere utili per favorire il dibattito?”
Gli interventi sono molto interessanti, direi appassionanti…proprio quello che ci vuole, oggi come oggi.
In particolare, però, e con le elezioni europee all’orizzonte, vale la pena soffermarsi sulla proposta di François Denuit, dottorando in scienze politiche all’Università di Warwick (Regno Unito) e all’Université Libre de Bruxelles (Belgio): l’introduzione di un vero e proprio EURODIVIDENDO.
In sintesi, François Denuit, propone l’erogazione, a livello europeo, di 200 Euro al mese a tutti i cittadini europei. Non un vero e proprio reddito, quindi, ma: “…un modesto piano di reddito di 200 euro al mese …distribuito a tutti i residenti adulti degli Stati membri dell’UE su base individuale e senza verifiche o obblighi di lavoro. Un Eurodividendo non intende sostituire i sistemi di reddito minimo nazionali. Piuttosto, fornisce una base su cui gli stati membri dell’UE sono in grado di adottare le proprie azioni di welfare per garantire una vita decente a tutti i cittadini. L’introduzione di un Eurodividendo mira allo sviluppo di un modello sociale europeo equo, stabile ed efficiente in quanto rappresenta un impegno europeo per la cittadinanza sociale con “una politica europea di portata significativa e sostanziale, trasparente e semplice da amministrare”.”
Ma la domanda “dalle cento pistole” che tutti si fanno e che resta l’aspetto più controverso e dibattuto riguardo al reddito di base universale è: come si finanzia?
Secondo Denuit: “Il finanziamento di un Eurodividendo potrebbe essere basato su una combinazione dei seguenti prelievi: un’IVA europea, un’imposta sul reddito delle società europee, una tassa europea sul carbonio, una tassa sulle transazioni finanziarie europee, una tassa europea sui beni di lusso, una riassegnazione di Fondi europei come il Fondo sociale europeo o il bilancio dedicato alla politica agricola comune, ad esempio, o un aumento dei contributi degli Stati membri al bilancio dell’UE. Ciò che conta è che il suo finanziamento dipenda dalle risorse proprie dell’UE per stabilire un chiaro collegamento tra il bilancio dell’UE e i suoi benefici per i cittadini europei.”
Una proposta del tutto ragionevole che può essere un buon inizio, un incentivo, per i singoli paesi, ad affrontare l’argomento in maniera ancora più decisa e sostanziale.
Il 23 novembre scorso la UBIE ha organizzato a Budapest un seminario in cui si è discusso il problema: Come promuovere, supportare, introdurre il reddito di base universale a livello europeo? Quali politiche e quali azioni concrete intraprendere in vista delle prossime elezioni di primavera che vedranno il rinnovo dei vertici della burocrazia europea?
Per rispondere a queste domande e aprire il dibattito a tutti i cittadini, verrà lanciata una nuova campagna internazionale per la raccolta delle firme per promuovere e supportare una cosiddetta Iniziativa dei Cittadini Europei (ECI). Il diritto di iniziativa consente a un milione di cittadini europei, appartenenti ad almeno sette paesi dell’Unione Europea, di chiedere alla Commissione di sottoporre al vaglio del Parlamento Europeo leggi su questioni di interesse comunitario.
Lo scopo, quindi, è quello di sensibilizzare il maggior numero di persone alla questione del reddito di base e iniziare un processo legislativo che, ci si augura, potrà portare alla adozione di questa misura innovativa e rivoluzionaria per tutti.
Saranno i paesi dell’Unione Europea così innovativi, lungimiranti, visionari da comprendere l’importanza del diritto di ogni individuo ad avere una indipendenza economica minima, che permetta la sopravvivenza dignitosa? Almeno proviamoci!
Info:
http://ec.europa.eu/citizens-initiative/public/?lg=it
L’AUTORE
Valentina Petricciuolo – Laurea in Economia, specializzazione in commercio internazionale e promozione delle imprese italiane all’estero. Responsabile dello sviluppo e supporto delle aziende australiane in Italia presso il Consolato Generale di Milano. Trade Relations Officer per UK Trade and Investment presso l’Ambasciata Britannica a Roma. Crowdfunder e micro Business Angel attiva sulle piattaforme europee e statunitensi. Attualmente funzionario dell’Istituto per il Commercio Estero (Agenzia ICE) di Roma e responsabile, dal 2005 al 2010, del Desk Attrazione Investimenti esteri della sede di New York. Master in trasferimento tecnologico e open innovation del Politecnico di Milano (2014) e membro dal 2014 al 2017 del panel europeo dei valutatori di progetti Proof of Concept per la valorizzazione della ricerca scientifica dello European Research Council. Autrice del blog La Curiosità è la Bussola su innovazione, imprenditorialità, valorizzazione della ricerca scientifica, crowdfunding, nuove dinamiche del lavoro, reddito di base universale, crescita personale e libertà finanziaria, blockchain e criptovalute. http://valentinapetricciuolo.it