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Sommario della puntata:
Di Pietro, Previti e il dossier Gorrini
Berlusconi, padrone d’Italia, e il caso Marrazzo
Alfonso Signorini, una pedina fondamentale nel gioco politico
Berlusconi ricattato: se parlano è rovinato
Testo:
“Buongiorno a tutti. Vorrei partire da una cosa che accadde 15 anni fa, esattamente 15 anni fa, nel novembre del 1994: Berlusconi aveva appena ricevuto il suo primo invito a comparire, quello famoso del 21 novembre, quando lui stava a Napoli a inaugurare un convegno internazionale sulla criminalità e il pool di Milano, credendolo già a Roma, gli mandò i Carabinieri a Palazzo Chigi per notificargli questinvito a comparire, in cui gli si contestavano tre tangenti della Fininvest alla Guardia di Finanza. Linvito a comparire era una convocazione dellallora e anche oggi Presidente del Consiglio per un interrogatorio e conseguentemente il pool di Milano – Borrelli, DAmbrosio, Di Pietro, Davigo, Colombo, Greco – stava organizzando linterrogatorio, che era piuttosto complesso in quanto avrebbe dovuto avvenire contestualmente in due stanze, con due personaggi diversi; da una parte avrebbero dovuto interrogare Berlusconi e, contemporaneamente, in unaltra stanza del Palazzo di Giustizia dovevano sentire lAvvocato Berruti, consulente della Fininvest, che era stato sorpreso a inquinare le prove dellindagine sulle tangenti Fininvest alla Guardia di Finanza e, soprattutto, a aver ordinato questo depistaggio dellindagine subito dopo un incontro a Palazzo Chigi proprio con Berlusconi: da qui lincriminazione anche di Berlusconi e quindi dovevano sentire i due protagonisti di quellincontro, per vedere se si sarebbero o meno contraddetti sulloggetto di quel vertice a Palazzo Chigi, che precedette linquinamento delle prove sulle tangenti Fininvest alla Guardia di Finanza. Il pool stava lavorando alla preparazione di questinterrogatorio, sono quelle le riunioni durante le quali Di Pietro si disse sicuro di poter dimostrare al processo, prima nellinterrogatorio e poi al processo, la colpevolezza di Berlusconi con la famosa frase io quello lo sfascio, che voleva dire appunto quello, ossia abbiamo gli elementi sufficienti per farlo condannare.< BR >
In quei giorni Di Pietro riceve una telefonata: la telefonata gli arriva dallallora Ministro della Difesa, Cesare Previti. Cesare Previti era il Ministro della Difesa ma avrebbe dovuto, secondo i desideri di Berlusconi e di Previti, essere il Ministro della Giustizia, Scalfaro aveva imposto che fosse spostato alla difesa, mentre alla giustizia era andato Alfredo Biondi. Ma tutti sanno che Previti tirava i fili da dietro le quinte e si occupava molto di giustizia, infatti Previti telefonò a Di Pietro per dirgli qualcosa che riguardava il Ministero della Giustizia, ovvero che il Ministero della Giustizia aveva avviato unispezione disciplinare contro Di Pietro a partire da un dossier: un dossier che poi fu chiamato dai giornali il dossier Gorrini, chi era Gorrini? Un assicuratore che conosceva Di Pietro, proprietario della Maa Assicurazioni, navigava in cattive acque, era sotto processo per bancarotta e reati societari, era con lacqua alla gola e conseguentemente aveva passata quellestate del 94 alla ricerca di aiuto e, naturalmente, si era rivolto anche allentourage di Berlusconi; in particolare, era andato a trovare Paolo Berlusconi e gli aveva raccontato di quando un suo collaboratore della Maa Assicurazioni, un certo Rocca, che era molto amico di Di Pietro e che andava a caccia insieme a Di Pietro, aveva aiuto questultimo anni prima in un momento di difficoltà, prestandogli 100 milioni di lire, quando Di Pietro doveva mettere su una casetta per suo figlio di primo letto, che non andava daccordo con la seconda moglie di Di Pietro e conseguentemente doveva andare a vivere da solo e Rocca gli aveva prestato 100 milioni, che poi Di Pietro aveva restituito dopo linizio di mani pulite, in quanto aveva scritto un libro sulla Costituzione, lui era molto famoso e quindi aveva incassato molti diritti dautore, allora aveva restituito quei soldi. E poi Gorrini racconta che sempre Rocca, quando Di Pietro, anni prima di mani pulite, aveva fuso la sua automobile, una Ritmo, gli aveva dato una Mercedes usata di quelle che stavano lì nei magazzini, nei parcheggi dellassicurazione e che poi Di Pietro aveva utilizzato per un certo periodo e poi laveva venduta al suo Avvocato. Gorrini che cosa fa? Da questi due fatti veri, diciamo pure inopportuni per un magistrato, in quanto un magistrato non deve farsi prestare i soldi neanche dal suo migliore amico proprio per non dover, in qualche modo, dei favori a qualcuno, i soldi se li vuole se li fa prestare dalla banca facendo un mutuo, da questa leggerezza, a questo comportamento inopportuno di Di Pietro Gorrini ci mette un carico da cento, cioè aggiunge che in realtà quelli non erano stati dei prestiti fatti da Rocca a Di Pietro per amicizia, ma erano vere e proprie estorsioni fatte da Di Pietro, quindi da un magistrato, da un pubblico ufficiale, conseguentemente concussioni, nei confronti di Gorrini, per cui Di Pietro avrebbe ottenuto quei soldi e quella Mercedes in cambio di un trattamento di favore nei processi che Gorrini stava avendo a Milano per le disavventure finanziarie della sua Maa Assicurazioni. Questo è quello che va a dire Gorrini a Paolo Berlusconi, nei giorni precedenti il primo invito a comparire a Berlusconi, mentre già Paolo Berlusconi era sotto inchiesta, era stato addirittura arrestato il 24 luglio per le tangenti alla Guardia di Finanza e si stava arrivando a suo fratello, Presidente del Consiglio. Paolo Berlusconi manda Gorrini, il suo dossier a Previti, considerandolo evidentemente il vero dominus del Ministero della Giustizia, Previti lo gira a chi di dovere al Ministero della Giustizia, di cui lui disponeva con una certa dimestichezza e chi di dovere, ossia lispettorato del Ministero della Giustizia retto da Biondi, apre questa famosa ispezione ministeriale per indagare a livello disciplinare su quello che emerge dal dossier Gorrini. Lispezione è riservata, nel senso che almeno allinizio gli accertamenti devono essere fatti senza che Di Pietro li sappia, ma a questo punto Previti telefona a Di Pietro, magistrato che si sta preparando a interrogare Berlusconi. Cito da quello che ci ha raccontato Di Pietro per il libro Mani Pulite, lo dico perché molti dei blogs ce lo chiedono, è molto probabile che ripubblicheremo in qualche volume Mani Pulite aggiornato, con Chiarelettere che probabilmente lo metteremo a disposizione dei lettori de Il Fatto, distribuendolo insieme a Il Fatto, ci stiamo pensando in questi giorni, vi terrò informati perché purtroppo è introvabile, Mani Pulite.
Di Pietro – e questo risulta anche dai processi che si sono celebrati a Brescia, perché poi per tutto quello che cè scritto nel dossier Gorrini Di Pietro verrà processato a Brescia e a Brescia si stabilirà che quei soldi erano semplicemente i prestiti del suo amico Rocca, neanche di Gorrini, ma di Rocca e che non cera nessuna estorsione, nessuna concussione dietro e quindi non cerano reati, cera semplicemente quella leggerezza, grave finché si vuole, viste poi le conseguenze a cui porterà e di cui diremo tra un attimo – dice Previti mi telefonò e mi disse che cerano queste accuse di Gorrini, che si era dovuta aprire unispezione riservata per verificarle, ma che lui lo sapeva benissimo che si trattava di una polpetta avvelenata. Gli risposi che sapevo quanto Gorrini fosse poco credibile, Gorrini era alla canna del gas e quindi andava in giro a cercare di vendere questa storia per sputtanare Di Pietro, che allepoca era una specie di Padre Eterno, era popolarissimo e era considerato dai politici una minaccia, nel caso in cui avesse smesso di fare il magistrato e fosse entrato in politica. In più stava anche per interrogare Berlusconi, laveva appena incriminato e conseguentemente capite che Gorrini pensava di avere in mano la gallina dalle uova doro e di potersela vendere al migliore offerente. Io gli risposi, dice Di Pietro a Previti, che sapevo che Gorrini era poco credibile. Tenete presente che in quel momento non si sa niente di Previti, Previti è il Ministro della Difesa, è un Avvocato di Berlusconi ma nessuno sa che Previti si comprava i giudici, qui siamo prima dello scandalo rivelato dallAriosto sulle toghe sporche, lAriosto parlerà soltanto un anno dopo, stiamo parlando di uno che, a parte la faccia e a parte essere lAvvocato di Berlusconi, non era sospettato di nulla: ecco perché telefonava e Di Pietro gli rispondeva, perché era il Ministro della Difesa, ma non si sapeva nulla dei reati che aveva commesso. Risposi dunque – dice Di Pietro – che sapevo quanto Gorrini fosse poco credibile, le sue confidenze, debitamente gonfiate e ritoccate a suo uso e consumo- sta parlando sempre di Gorrini – circolavano da tempo in forma anonima negli ambienti giudiziari, forensi e giornalistici, addirittura in veste di cruciverba ricattatori, giravano lettere anonime, cruciverba con i nomi e le parole allusive, evidentemente Gorrini faceva girare queste cose nella speranza che, a questi ami, qualcuno abboccasse, oppure Gorrini ne parlava con qualcuno che poi metteva in giro questi dossier. In quei giorni io stesso, tramite qualche giornalista, ero venuto in possesso dello spezzone di un dossier anonimo: dissi a Previti che bastava ascoltare il collaboratore di Gorrini, Osvaldo Rocca – il suo amico – per sapere la verità e cioè che il prestito me laveva fatto lui, Rocca, non Gorrini. Previti promette che Rocca verrà sentito al più presto. Alla fine Di Pietro si lascia andare a uno sfogo e rivela al Ministro che si dimetterà prestissimo, alla fine del processo Enimont e infatti Di Pietro in quei giorni, sapendo che girano questi dossier, pensa di accelerare un suo proposito che aveva già in animo da tempo: da tempo lui si era accorto che linchiesta mani pulite era finita, che non arrivava più lacqua al mulino, cioè che non cerano più imprenditori che collaboravano e rivelavano le tangenti e i politici si stavano chiudendo a riccio, con larrivo di Berlusconi e linizio della cosiddetta Seconda Repubblica e conseguentemente si rendeva conto che, da dentro la magistratura, non era più utile lavorare. Fece un po lo stesso ragionamento che fece Falcone quando tentò di andare a combattere la mafia dallinterno del sistema, andando al Ministero, o il ragionamento che, per contrario, ha fatto Gherardo Colombo due anni fa, quando ha lasciato la magistratura per dedicarsi a fare opera di formazione culturale in convegni etc., perché cè un momento in cui il magistrato si rende conto che la sua opera è più utile da unaltra parte e allora decide di cambiare mestiere: qui Di Pietro aveva deciso di mettere in piedi una specie di – se ne parlava allepoca – autorità anticorruzione, in collegamento con altri governi, in modo da riuscire a combattere la corruzione alla radice, addirittura potremmo dire dallinterno. Di Pietro infatti se ne andrà di lì a poco, intanto Berlusconi continua a rinviare il suo interrogatorio proprio perché spera che Di Pietro se ne vada prima e che quindi non sia lui a interrogarlo e, eventualmente, a sfasciarlo. Il 27 novembre è una domenica, il Palazzo di Giustizia è semideserto, Di Pietro si è confidato con Davigo su questo tentativo di ricatto ai suoi danni e Di Pietro e Davigo vanno a parlarne con Borrelli, Di Pietro annuncia a Borrelli che lascia il pool di Milano. Borrelli tenta di trattenerlo, DAmbrosio anche, intanto ci sono minacce continue della falange armata contro Di Pietro, minacce di morte, il primo dicembre Di Pietro annuncia che se ne andrà a tutto il pool di mani pulite, Borrelli tenta unultima volta di trattenerlo, ma invano. Il 2 dicembre DAmbrosio tenta ancora di trattenere Di Pietro, Emilio Fede nello stesso giorno annuncia che Di Pietro si dimetterà e cita un biglietto manoscritto senza firma, il 5 dicembre il TG1 conferma che Di Pietro se ne va e il 6 dicembre Di Pietro conclude la requisitoria del processo Enimont e poi si leva la toga e se ne va davvero. Dopodiché viene invitato a Arcore da Berlusconi, che gli propone di entrare in Forza Italia e di diventare il numero due di Forza Italia e poi gli dice di scegliersi un incarico istituzionale: o capo dei servizi segreti, o capo di questa autorità anticorruzione, insomma quello che vuole glielo danno, perché? Perché è luomo più popolare dItalia. Di Pietro dice no, dice che non intende fare politica subito, perché ha appena smesso di fare il magistrato e comunque, se la facesse, non la farebbe in un partito già esistente, né tantomeno nel partito di colui che lui stesso ha appena incriminato per corruzione della Guardia di Finanza e quindi da questo momento Berlusconi smette di difendere pubblicamente Di Pietro e i suoi giornali e le sue televisioni cominciano a massacrarlo, fino a quando, con opportune denunce portate o fatte portare, si riesce a attivare una serie innumerevole di processi contro Di Pietro a Brescia che dureranno due anni e terranno Di Pietro per due anni fuori dalla politica: perché? Perché è evidente che uno che ha detto che non bisogna fare politica da indagati, essendo indagato lui, non può certamente contraddirsi e conseguentemente aspetterà di essere prosciolto da tutto per poter entrare in politica dopo le elezioni del 96, quelle vinte da Prodi, alle quali lui non partecipa, perché in campagna elettorale era ancora sotto processo, non era stato ancora prosciolto e invece verrà prosciolto durante la campagna elettorale e allora accetterà poi il Ministero dei Lavori Pubblici nel primo governo Prodi, salvo poi ridimettersi nuovamente nel momento in cui verrà di nuovo indagato a Brescia per unaltra storia, un altro dossier: il dossier DAdamo /Pacini Battaglia.
Ma chiudiamo con questo flashback che mi interessava raccontarvi perché? Perché oggi sui giornali cè unaltra storia che ricorda molto da vicino questa storia qua: cè un signore che ha le mani molto lunghe, è una specie di polipo e che qualunque dossier circoli, qualunque video, qualunque polpetta più o meno avvelenata circoli per lItalia riesce, con i suoi mille tentacoli, a intercettarla. Perché la intercetta? Intanto perché è il Presidente del Consiglio, poi perché è il capo dei servizi segreti, poi perché il Presidente del Consiglio è il capo di un governo che ha sotto di sé tutte le forze dellordine: i Carabinieri, la Polizia, la Guardia di Finanza e poi perché è un editore di giornali il cui pane quotidiano è quello di visionare foto più o meno rubate, filmati più o meno rubati, filmati che molto spesso vengono addirittura realizzati dalle sue televisioni, perché lui è anche proprietario di televisioni e quindi, quando i filmati non arrivano, vengono fabbricati in casa: per esempio, quello per screditare il giudice Mesiano. Questa volta il filmato di cui stiamo parlando non è di produzione propria della famiglia di Berlusconi, di casa Silvio, è un filmato realizzato a scopi ricattatori da quattro Carabinieri mascalzoni che, avendo saputo che il governatore del Lazio, Marrazzo, frequenta un giro di trans e li incontra ovviamente per scopi sessuali ma anche, probabilmente – questo lo si dovrà verificare nei prossimi giorni – allinterno di festini con la presenza di cocaina e quindi di soldi, perché il sesso a pagamento costa ma la cocaina costa ancora di più, e quei 3. 000 Euro sul tavolo che spariscono sono un pesante indizio, perché è evidente che non sono la mercede del trans, o forse non sono solo la mercede del trans, probabilmente sono anche il prezzo della droga. E allora questi Carabinieri girano questo video e poi lo danno o lo fanno dare un fotografo che, guarda caso, è uno specialista nel ramo trans, perché è lo stesso che aveva beccato il portavoce di Prodi, Sircana, mentre dalla macchina incontrava un trans allaperto in una strada di Roma e questo fotografo, Scarfone, che lavorava per lagenzia Corona, e che continua a lavorare, che cosa fa? Si rivolge alle agenzie che devono vendere, che devono intermediare i servizi fotografici e i videotapes ai giornali scandalistici, ai giornali di gossip per vedere chi lo vuole comprare. Allepoca ricorderete che le foto di Sircana furono acquistate dal settimanale Oggi, che poi non le pubblicò, ma prima erano state visionate anche dai giorni Mondadori e conseguentemente, negli ambienti dei giornali, le foto di Sircana erano note e, evidentemente, quando uno viene a sapere una cosa compromettente di un politico, quel politico da quel momento in poi non è più libero, se qualcuno gli fa sapere di averlo filmato e di possedere il filmato. Per cui pregherà tutti i giorni che quel giornale non pubblichi le sue foto e, se quel giornale appartiene al gruppo Rizzoli, dentro il quale cè tutto il gota della Confindustria e del sistema bancario italiano, beh, è evidente che, volente o nolente, quel gruppo lì tiene sotto scacco il portavoce dellallora Presidente del Consiglio. Ecco perché, quando Belpietro pubblicò la notizia, che cerano le foto con Sircana alle prese con trans, scrissi anche se lha fatto Belpietro ha fatto bene a dirlo, perché solo facendo uscire queste cose finiscono i ricatti: purtroppo ci va di mezzo la persona che ha quel vizietto, però la persona è stata incauta, questo dissi, è meglio che vengano fuori le cose perché, quando vengono fuori, cessa il ricatto. La stessa cosa avviene stavolta: il fotografo Scarfone cerca di piazzare il videotape in cui pare si veda il governatore del Lazio insieme al trans, o forse ci sono anche due video, insomma cè della droga, adesso bisogna capire se la droga era lì prima o è stata messa dopo per creare la messa in scena, ma questo è poco importante, in questo momento, per il discorso che facciamo, va allagenzia fotografica, la quale fa il solito giro dei giornali scandalistici che possono permettersi di comprare questo videotape, che viene offerto a 200.000 Euro trattabili. I primi a riceverlo credo siano quelli di Oggi, nuovamente il settimanale del gruppo Rizzoli, che rifiutano di comprare questa roba, anche perché immaginate un giornale che vende in allegato un filmino di due minuti in cui si vede il governatore del Lazio con i trans e la coca, insomma sarebbe una cosa di una barbarie allucinante, ancora peggio che quello che abbiamo visto in questi anni. Sappiamo che esiste anche una registrazione della D’Addario con Berlusconi, spero che a nessuno verrà in mente di regalarla o di venderla insieme a qualche giornale: è vero che lì non si rischia, perché i giornali sono quasi tutti suoi o amici suoi, quindi lui pericoli non ne corre, ma insomma è evidente che il video viene respinto. Viene respinto e allora che cosa fa lagenzia?
Si rivolge allaltro grande giornale di gossip, che è Chi, quello diretto da Alfonso Signorini e Chi si prende il suo tempo per decidere: intanto tiene o si fa una copia del video e qui vi devo leggere quello che scrive Fiorenza Sarzanini, che è una fuori classe assoluta, una delle migliori giornaliste investigative che abbiamo in Italia, su Il Corriere della Sera: comincia tutto la scorsa settimana, quando lagenzia Photomasi di Milano contatta il settimanale Chi e offre il video. Racconta, il direttore Signorini, me lha offerto la titolare Carmen Masi e io lho preso in visione. Mi disse che il prezzo era di 200.000 Euro trattabili, ho spiegato subito che non mi interessava però, come spesso avviene per vicende così delicate, ho detto che ne avrei parlato con i vertici aziendali. Eh, hai un video con cui si può ricattare il governatore di centrosinistra del Lazio che, astuto come una volpe, ha preso la sua testa e lha infilata dentro la tagliola, perché già tre anni fa cercavano di incastrarlo con una storia di trans, già nel 2005, quattro anni fa, gli spioni famosi del centrodestra avevano cercato di incastrarlo con una storia di trans, è possibile che non prendi precauzioni e che vai lì con lauto blu sempre nello stesso posto, facendoti vedere? Voglio dire, hai un vizietto, cerca di coltivarlo con prudenza, proprio la testa nella tagliola, no? E questo Signorini dice questa roba è politica, a lui che gli frega della politica? Lui è un direttore di un giornale di gossip, o meglio che gliene dovrebbe fregare della politica? Il problema è che lui invece è una pedina fondamentale nel gioco politico, Signorini, in quanto è il direttore di un giornale che, con il gossip, è in grado di orientare la politica e lelettorato con i milioni di copie che.. o meglio, con i milioni di persone che leggono o che comprano Chi. Non dimenticate che è a Chi che Berlusconi rilascia le uniche dichiarazioni approfondite sui suoi scandali sessuali, Chi è il Micromega del mondo berlusconiano, senza offesa per Micromega naturalmente, quello è il livello culturale del nostro centrodestra, purtroppo! E quindi Signorini dice non sono uno che deve badare al giornale, io mi devo occupare anche dellaspetto politico di questo video e allora che cosa fa? Ho detto che ne avrei parlato con i vertici dellazienda, ho subito informato la Presidente Marina Berlusconi e lamministratore delegato Maurizio Costa, con i quali abbiamo concordato di rifiutare la proposta. A questo punto, scrive la Sarzanini, la stessa Marina Berlusconi presumibilmente avvisa il padre e chi è il padre? E il capo del governo, leader dello schieramento opposto a quello di Marrazzo, schieramento opposto che non dispone di giornali di gossip né di un potenziale televisivo tale da mettere in circolazione possibili video che riguardino esponenti del centrodestra. Lunedì scorso – oggi è il 26 – e quindi il 19, la settimana scorsa, il Presidente del Consiglio visiona le immagini: immaginate la scena, prima di partire per la Dacia di Putin Berlusconi si vede il filmino di Marrazzo con i trans e la droga, Cineforum a Palazzo Grazioli! Poi chiama Marrazzo, lo confermano ambienti vicini al capo del governo e lo stesso Marrazzo, lo racconta a alcuni amici, anche se non specifica a tutti chi sia linterlocutore che lha messo in guardia. Durante la telefonata Berlusconi lo informa che il video è nelle mani della Mondadori, gli assicura che la sua azienda non è interessata allacquisto e gli fornisce addirittura i contatti dellagenzia per fare in modo che Marrazzo, magari pagando qualcosa o magari no – chi lo sa? – riesca a fare sparire dalla circolazione il video. Ecco perché Marrazzo sperava che il ricatto dei Carabinieri ai suoi danni non portasse gli italiani e, soprattutto, sua moglie e sua figlia, a sapere di quel suo vizietto e il fatto che ricatto riguardava proprio quel suo vizietto, ecco perché allinizio tenta disperatamente di negare e parla di una bufala. Il problema quale è? Il problema è che qualcuno ha avvertito gli uomini del Ros che cè un ricatto da parte di questi quattro Carabinieri contro Marrazzo e che larma del ricatto è il videotape, o i due videotapes e chi ha avvertito gli uomini del Ros di questo ricatto, visto che Marrazzo è convinto che a saperlo sono talmente poche persone che si può mettere tutto a tacere? Questo è mistero: noi sappiamo che tra i pochissimi a sapere di questo video cerano il Presidente del Consiglio e il direttore di Chi e che i Carabinieri dipendono dal governo del Presidente del Consiglio. Qui mi fermo, perché non cè altro che si possa dire su questa vicenda, se non che Marrazzo ovviamente non si deve limitare a autosospendersi, ma deve proprio dimettersi, anche a costo di fare andare il Lazio alle elezioni, tanto andare alle elezioni adesso o andarci tra tre o sei mesi non è che faccia questa grande differenza, trovassero qualcuno spendibile, possibilmente non ricattabile, daltra parte anche il centrodestra ha visto cadere la sua Giunta per uno scandalo ben peggiore, ossia lo scandalo di Storace. O meglio, Storace fu costretto – scusatemi, mi stavo ricordando male – a dimettersi da Ministro della Sanità dopo che si erano scoperte delle brutte faccende che riguardavano la gestione della sanità nel Lazio ai tempi in cui lui era governatore, insomma anche lo scandalo di Lady A.S.L. e tutto quello che abbiamo spesso raccontato non è che deponga a favore della buona amministrazione del centrodestra. Questo non è uno scandalo che riguardi la buona o cattiva amministrazione di Marrazzo, che aveva fatto delle cose buone e anche delle cose pessime, soprattutto in materia ambientale, ma è evidente che, chi ha ceduto a un ricatto pagando, consegnando assegni a sua firma ai ricattatori e mettendosi quindi nelle loro mani, non può ricoprire una carica pubblica, esattamente per la stessa ragione per cui anche Berlusconi dovrebbe dimettersi, visto che da tempo immemorabile è sottoposto a ricatti prima da parte della mafia, poi da parte delle escort, poi da parte delle ragazzine che piazzava Saccà, perché sennò parlano, adesso si è scoperto che perfino Ciancimino, il padre, dal carcere lo ricattava mandandogli delle lettere in cui diceva se passa molto tempo senza che succeda qualcosa sarò costretto a uscire dal mio riserbo, che dura da anni.
Berlusconi ha il problema che ci sono centinaia di persone che, se escono dal loro riserbo, lui è rovinato: vive da decenni in una situazione oggettivamente ricattatoria, pensate se parlasse Mills, dicendo qualcosa in più di quello che aveva già lasciato scritto al suo commercialista e che poi ha tentato invano di ritrattare; pensate se parla Previti, pensate se parla DellUtri, pensate se parlano quelli che pagano le tangenti alla Guardia di Finanza e si sono presi tutta la colpa e la condanna per salvare Berlusconi e adesso però sono in Parlamento, pensate se parla unaltra, oltre alla D’Addario, di quelle decine di ragazze che andavano nelle sue varie residenze, pensate se parlasse unaltra Stefania Ariosto, che ha semplicemente visto alcune cose che avvenivano nellentourage di Berlusconi, di Previti e della magistratura romana. Il terrore di questuomo è che parli qualcuno, lui vive in una situazione oggettivamente ricattatoria da ben prima addirittura che entrasse in politica, ma è chiaro che il prezzo del ricatto, quando entri in politica, decuplica. Il problema è che quello che si dice a proposito di Marrazzo sul fatto che non può, uno che ha ceduto a un ricatto, stare lì dove sta, non si riesce a dirlo a proposito di Berlusconi, che è in una situazione ricattatoria per fatti molto peggiori, rispetto a quelli con i quali è stato incastrato, o meglio si è autoincastrato Marrazzo. Da questo punto di vista viene in mente quello che disse Gherardo Colombo a proposito della bicamerale, ossia che la politica italiana non conosce altro modo di fare le riforme se non con il consociativismo, ovvero con tangentopoli abbiamo scoperto solo la punta delliceberg della corruzione, mentre il resto è rimasto sommerso e, su questo sommerso, si sono costruiti ricatti incrociati così inquietanti da indurre tutta la politica, senza distinzione di colori, a bloccare la magistratura prima che vi affondi ancora le mani. Nel metabolismo politico sociale del Paese ci sono ancora le tossine che consigliano di realizzare le nuove regole della Repubblica non intorno al conflitto trasparente, ma al compromesso opaco e un passaggio chiave è la bicamerale. Chi non è stato toccato dalla magistratura e ha scheletri nellarmadio si sente non protetto, ma debole perché ricattabile: ecco, la società del ricatto trova la sua forza su ciò che non è stato scoperto. Questo diceva Gherardo Colombo, confermato poi, qualche anno dopo, da unintervista di Giuliano Ferrara a Micromega, nella quale Ferrara diceva oggi per fare politica devi essere ricattabile: perché? Perché gli altri devono sapere fino a dove tu ti potrai spingere, quanto è lungo il tuo guinzaglio, quanto è lungo il tuo braccio. Guardate che è un quadro drammatico, ma ci viene confermato quotidianamente da quello che vediamo: avremmo bisogno, nel centrodestra e nel centrosinistra, di qualcuno che nel passato era troppo giovane per averne combinata qualcuna o era troppo fuori da questi giochi per averne combinata qualcuna; avremmo bisogno di gente che Berlusconi non può alzare il telefono per chiamarla e dire sai, ho saputo questa cosa, però da noi è al sicuro, eh, te lo dico in amicizia, stai tranquillo che non la tiriamo fuori!, da quel momento tu sei nelle sue mani. Allo stesso modo, avremmo bisogno di qualcuno anche nel centrodestra che non fosse ricattabile dalla mafia, dalle prostitute, dai papponi etc. etc., e potesse fare politica invece di occuparsi quotidianamente di tappare la bocca a questo e a quello: da questo punto di vista nel centrodestra la situazione è disperata, perché finché cè quello lì e tutta la sua banda è evidente che stiamo parlando di un giro di ricattatori e di ricattati, ma il problema sta anche nel centrosinistra. Non ho nulla contro Bersani, ma temo che uno che fa politica da 40 anni e che diventa il leader di un nuovo partito nato nel terzo millennio.. beh, insomma, non è una bella notizia il fatto che sia diventato segretario del PD, perché se il principale partito dellopposizione è formato da uno che ha fatto già tutto, governatore della regione, Ministro 200. 000 volte etc. etc., che è lì dalla notte dei tempi e conosce vita, morte e miracoli, operazioni finanziarie etc. etc., è evidente che sarà molto più facile che qualcuno gli telefoni per dirgli ti ricordi quando quella volta.. etc. etc.. Noi avremmo bisogno di qualcuno un po più nuovo, non tanto per giovanilismo o per nuovismo, ma proprio per il fatto che nessuno possa alzare il telefono per dirgli ho saputo che hai fatto quella cosa, stai tranquillo che se fai il bravo non te la tiriamo fuori, perché finché lopposizione sarà in mano a persone che possono ricevere quel tipo di telefonate non avremo unopposizione. Passate parola e continuate a leggere Il Fatto Quotidiano. Grazie.”