di Beppe Grillo – Cosa sono le notizie oggi? Cos’è l’informazione oggi? E’ davvero un momento interessante per chiederselo, perché oggi i media sono travolti da una grande quantità di sconvolgimenti. Primo tra tutti l’informazione è in mano del web. Google su tutti. Il modo in cui riceviamo informazioni e come raccogliamo le notizie è cambiato, perché c’è stato un rovesciamento nell’equilibrio tra Media, giornali ed emittenti mainstream e il pubblico. Il pubblico viene anche definito destinatario, ed è stato sempre cosi, ancora oggi trovate questa definizione nei testi universitari, perché è sempre stato il soggetto passivo, che poteva appunto solo ricevere. Si trovava in una posizione in cui non aveva modo di influenzare le notizie. Oggi possiamo dire che è tutto cambiato irrevocabilmente.
Ma cosa è davvero diverso?
Oggi interagiamo in tempo reale. Siamo noi i media attraverso cui viaggiano le notizie. Il 5 settembre del 2012 in Costa Rica c’è stato un terribile terremoto di magnitudo 7,9 gradi Richter. 60 secondi è il tempo necessario perché il terremoto arriva a 250 Km dall’epicentro. Ebbene 30 secondi dopo la prima scossa il primo messaggio era già su Twitter e aveva avvertito il Mondo intero. Potenzialmente tutto il pianeta era a conoscenza che a Managua c’era un terremoto.
Questo è dovuto anche al fatto che gli utenti oggi sono sia la più grande fonte di contenuti e, ironicamente, sono anche i più grandi fruitori degli stessi. Vengono chiamati Prosumers dall’unione di due parole inglesi: Producers (produttore) e Consumers (consumatore). Infatti oggi fonte e destinatario dei contenuti spesso coincidono.
Questo significa anche una mole di dati impressionante. Ogni minuto vengono caricati su Youtube 300 ore di video. Ogni minuto. Quindi abbiamo 432.000 ore di video in più al giorno. Qualcosa come 157.680.000 ore in un anno. Considerando che in media un video dura 4 minuti e mezzo, per guardare solo quelli caricati in un anno su Youtube ci vorrebbero 18.000 anni. Ogni anno abbiamo più di 2 miliardi di video in più da poter guardare. Su Instagram abbiamo 78 foto al secondo, che su Facebook diventano più di 3000.
Questo fenomeno ha un altro aspetto sconvolgente. E’ gratis, gratis, e per me che sono genovese capite bene che valore abbia!!! L’informazione un tempo era per pochi e costava tantissimo. Solo i ricchi potevano studiare. Oggi chiunque può attingere allo stesso testo, alle stesse scoperte fatte da un premio nobel e studiarle. Il problema è diventato trovare le informazioni giuste. Si chiama tecnicamente “Infomation Overload”. Cioè la difficoltà a capire, tra la mole di informazioni disponibili, quelle giuste e, soprattutto, quelle che davvero ci servono.
Un tempo il giornalista che aveva una buona notizia, prima di darla all’opinione pubblica, confrontava diverse fonti e capiva se quello che aveva davanti corrispondeva a verità o meno. Oggi questo filtro non esiste più. Ovviamente ci sono aspetti positivi e negativi. Quello buono è che la buona fede nel tempo è venuta meno e troppo spesso le notizie sono state “trasformate” per assomigliare di più a ciò che si “doveva” dire. La parte negativa è che oggi produrre fake news è estremamente facile.
Dicono qualcosa su di te, e questo qualcosa potenzialmente potrebbe anche distruggerti e poi, se si scopre che era una bufala, fanno una rettifica. Giustissimo da un punto di vista legale, ma intanto l’opinione pubblica è stata orientata. Come si dice: le prime impressioni sono quelle che contano.
E poi ci sono le notizie false.
Il gioco delle fake news è poi molto perverso, perché non tutte le notizie sono completamente false, non tutte sono verificabili. Gran parte degli articoli non riporta informazioni false, ma le presentano in modo distorto, orientando il lettore su un certo aspetto invece che su un altro. La distorsione della realtà è un tema che tocca tutte le testate ed è ormai un trend importante. Basti pensare che ogni giorno escono circa 4000 articoli, di questi il 15% circa sono fake news. Inoltre anche se la produzione di notizie fake sta diminuendo rispetto all’anno scorso, la loro diffusione sui social è invece imponente.
Già Lippmann nel 1922 si domandava quale fosse il processo attraverso cui le nostre opinioni diventano opinione pubblica, volontà nazionale, mente sociale. Come l’opinione pubblica costruisce i suoi miti, i suoi eroi e i suoi demoni; aveva trovato nell’uso degli stereotipi la chiave di accesso alla trasformazione delle nostre opinioni. Non so se avesse del tutto ragione, di sicuro non ha completamente torto.