La patrimoniale l’hanno già fatta. Gli italiani hanno investito in questi anni su suggerimento di banche e finanziarie in azioni del Mib 50, il listino che comprende le principali aziende quotate in Borsa, quelle ritenute più solide, azioni da cassettisti. Chi lo ha fatto ha perso spesso gran parte del capitale. Le azioni di Telecom, Seat, Saras o Mondadori non recupereranno mai più il valore di qualche anno fa. Il risparmiatore prudente che ha seguito il vecchio adagio che in Borsa puoi investire tutto ciò che sei disposto a perdere e ha comprato invece titoli di Stato, strasicuri per Tremorti, ha già perso parte del loro valore, almeno il 10%, se dovesse venderli ora e inizia ad avere forti dubbi che gli venga mai rimborsato il capitale. Chi ha avuto la fortuna di evitare Borsa e Btp e ha comprato un appartamento, il mattone sicuro, nelle grandi città ha lasciato sul terreno dal 2008 circa il 20% e in molte località turistiche anche il 30%. Il risparmiatore ultra prudente che, per diminuire il rischio, ha ripartito gli investimenti del suo capitale al 33% in Borsa, al 33% in titoli di Stato e il 33% in immobili ha perso anche la camicia. Un’oscillazione probabile di travaso del suo sangue è tra il 25 e il 30%. A ciò che rimane dovrebbe essere applicata la patrimoniale chiesta a gran voce da Montezemolo e da Profumo.
In principio si può essere d’accordo che chi più ha, più contribuisca, ma a due condizioni. La prima è che chi ha fatto parte del Sistema, ne ha goduto i benefici, ed è quindi a pieno titolo corresponsabile del dissesto economico si tolga dalla circolazione e si astenga dal fare interviste, e questo vale anche per Mario Monti, presidente della Bocconi, che ha scoperto l’acqua calda del debito pubblico con anni di ritardo. Il secondo è che prima di pagare qualunque nuova tassa, qualunque patrimoniale, siano operati i tagli dei rami secchi, come le Province, le concessioni governative ritornino allo Stato, come le Autostrade, e sia posto l’obbligo delle copertura delle spese a qualunque livello. Altrimenti non cambierà nulla. I partiti, superato il momento di crisi, riprenderanno nella corsa alla spesa per fini elettorali. La crisi sono loro, fino a quando questa classe politica, imprenditoriale, bancaria e dell’informazione non si toglierà di torno la crisi si aggraverà. La crisi sono loro, ma loro non sono in crisi. Non hanno perso nulla e non vogliono arretrare di un millimetro nella difesa dei loro privilegi. La patrimoniale mi sta bene, ma solo se prima viene applicata ai partiti con la cancellazione del finanziamento elettorale di un miliardo di euro. La patrimoniale mi sta ancora meglio, ma solo se viene cancellato il finanziamento pubblico ai giornali. La patrimoniale la amo, ma solo se i diritti pensionistici dei parlamentari vengono eliminati con effetto retroattivo. Il gioco si fa duro, o si gioca tutti insieme, o il cittadino non gioca più.
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