Credo che sia venuto il momento di mettere in discussione il senso delle cariche elettive. Tutte, nessuna esclusa. Dal deputato al consigliere regionale. Chi è eletto deve fare il mestiere per cui è stato votato. Deve svolgere A TEMPO PIENO il suo incarico fino alla fine del mandato. Se manca una legge, allora va introdotta. Questo vale per il deputato, il senatore, il governatore, l’assessore, l’eurodeputato. Se ti candidi e vieni eletto per fare l’eurodeputato come de Magistris non puoi candidarti a sindaco di Napoli, se sei stato eletto (si fa per dire) deputato come Fassino, non puoi candidarti a sindaco di Torino, se sei assessore di una Regione non puoi diventare deputato, magari per non finire in galera. E’ una grande presa per i fondelli degli elettori. Un gioco delle poltrone che nulla ha a che vedere con la volontà espressa dai cittadini. Se ti eleggo per fare il parlamentare, quello devi fare. Nessuno ti autorizza ad abbandonare il posto di lavoro di dipendente profumatamente retribuito. Quando scadrà il mandato, allora potrai candidarti. Prima devi svolgere il lavoro che ti è stato assegnato informando puntualmente sugli obiettivi raggiunti. I politici sono novelli Tarzan, si lanciano di liana in liana, di posizione in posizione. Non hanno un incarico, ma un “posto” di cui dispongono a loro piacimento senza rispondere a nessuno.
Un discorso analogo va fatto per le cariche istituzionali. Chi diventa ministro deve dimettersi da ogni incarico di partito. Un ministro è super partes, risponde alla Nazione. O fai il ministro o fai il leader di partito. E questo vale anche per il presidente della Camera. I ministeri sono diventati sedi di partito distaccate a Roma. Luoghi in cui si incontrano i referenti del partito, si discutono le strategie elettorali, un suk dei voti con consulenti di area che girano per i corridoi. Potrebbero mettere la bandiera del partito del ministro sul tetto e non cambierebbe nulla. Un segretario di partito che fa il ministro? Se il ministro (e segretario di partito) Boss(ol)i deve proporre una legge a chi fa riferimento? Alla Lega o all’Italia?
Ci sono due/tremila persone tra Parlamento, Regioni, Province, Comuni e UE che si fanno i cazzi loro. Passano da un incarico all’altro, rispondono alle logiche personali o di partito e non dello Stato. “Oggi qui, domani là, io vado e vivo così, senza pene, domani dove sarò, qui e là, io amo la libertà e nessuno me la toglierà mai“, cantava Patty Pravo. E’ ora di toglierla questa libertà che nessuno gli ha mai dato. Loro non si arrenderanno mai (ma gli conviene?). Noi neppure.
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