Ogni cinque anni dopo i 65 il rischio di Alzheimer raddoppia. È la seconda causa di morte al mondo dopo l’infarto e dal 1995 a oggi sono stati spesi oltre 45 miliardi di dollari in ricerca senza che esista ancora una cura. In Italia parliamo di 1,2 milioni di persone colpite tra gli anziani, 24 mila casi giovanili e quasi un milione di cittadini con “lieve compromissione cognitiva”, la condizione che può anticipare la malattia. Sommando familiari e caregiver, 10 italiani su 100 vivono ogni giorno dentro questa drammatica realtà.
Oggi si celebra la Giornata mondiale dell’Alzheimer, istituita per accendere i riflettori su una delle sfide sanitarie e sociali più grandi del nostro tempo e per dare voce a chi convive con la malattia e a chi se ne prende cura.
La demenza è una patologia cronico-degenerativa che intacca memoria, linguaggio, funzioni esecutive e capacità di astrazione. Porta con sé disturbi del comportamento, perdita progressiva di autonomia e dipendenza totale dagli altri. È tra le principali cause di disabilità e ha un impatto economico stimato in 23 miliardi di euro l’anno, con il 63% dei costi a carico delle famiglie. L’Alzheimer rappresenta una parte consistente di questi casi. Le cause non sono ancora del tutto chiarite, ma si collegano all’accumulo anomalo di proteine nel cervello (placche di beta-amiloide e grovigli di tau), a processi neuroinfiammatori, a fattori genetici come alcune mutazioni e alla combinazione con condizioni vascolari e metaboliche. Stili di vita poco sani, fumo, sedentarietà e diabete possono aumentare il rischio, mentre alimentazione equilibrata, attività fisica e stimolazione cognitiva sono considerati fattori protettivi. L’Istituto Superiore di Sanità, attraverso l’Osservatorio Demenze, ha avviato negli ultimi anni mappature dei servizi, indagini nazionali, linee guida su diagnosi e trattamento e iniziative per rendere più omogeneo l’accesso alle cure e all’assistenza.
Accanto all’Alzheimer esistono altre forme di demenza, meno conosciute e non meno gravi. Tra queste la Demenza Fronto Temporale (FTD), che può manifestarsi già attorno ai quarant’anni. Colpisce i lobi frontali e temporali del cervello, aree che regolano comportamento, linguaggio, emozioni e capacità di relazione. I sintomi spaziano dai cambiamenti improvvisi di personalità alla perdita della capacità di parlare e comprendere il linguaggio. In alcuni casi si aggiunge la compromissione delle funzioni motorie. La diagnosi è complessa e spesso arriva con ritardo perché i sintomi vengono confusi con disturbi psichiatrici o con altre patologie. Questo peggiora la sofferenza dei pazienti e dei familiari, che si trovano a fronteggiare un percorso difficile anche sul piano economico e sociale. Proprio oggi l’Associazione Italiana Malattia Fronto Temporale lancia una campagna nazionale per accendere i riflettori su questa patologia, raccontare le storie delle famiglie e chiedere più sostegno, più servizi e più ricerca. È la malattia che ha colpito anche l’attore Bruce Willis, che negli ultimi anni ha reso pubblica la sua condizione.
La Giornata mondiale dell’Alzheimer è un invito ad ascoltare chi vive la malattia e a non lasciare indietro nessuno, soprattutto i familiari che ogni giorno sostengono un carico enorme. Sul blog abbiamo già denunciato la solitudine dei caregiver e lanciato la proposta di riconoscerne il ruolo. Senza un sostegno concreto a queste persone, ogni piano sulla demenza resta incompleto. Dare dignità a chi si prende cura dei propri cari è parte integrante della battaglia contro l’Alzheimer e le altre demenze.





