L’Università della Florida ha pubblicato il 18 luglio 2025 uno studio sulla rivista Nature Biomedical Engineering che descrive un nuovo vaccino sperimentale contro il cancro. È basato sulla tecnologia dell’mRNA, la stessa usata nei vaccini contro il COVID‑19, ma in questo caso viene impiegata non per prevenire una malattia, bensì per curarla. Il vaccino non prende di mira un tumore specifico, ma è progettato per attivare una risposta immunitaria generalizzata che rende più efficace l’azione dei farmaci immunoterapici già in uso.
Il vaccino è stato testato su modelli animali con diversi tipi di tumore: melanoma, tumori cerebrali, ossei e cutanei. Nei topi trattati con la combinazione di vaccino e terapia anti‑PD‑1, la massa tumorale si è ridotta sensibilmente. In alcuni casi, anche senza farmaci aggiuntivi, il vaccino è riuscito a eliminare completamente il tumore. Il sistema immunitario ha reagito come se fosse stato esposto a un virus, producendo una risposta forte e duratura. È stato osservato anche un aumento dell’infiltrazione di cellule T nei tumori, un parametro importante per valutare l’efficacia dell’immunoterapia.
Il principio alla base del vaccino è semplice, l’mRNA contiene le istruzioni per produrre proteine che attivano il sistema immunitario. Questo effetto generalizzato modifica l’ambiente del tumore e lo rende più riconoscibile e attaccabile dalle difese dell’organismo. Una delle caratteristiche più interessanti è il cosiddetto “spreading epitopico”, cioè la capacità del sistema immunitario di estendere l’attacco a diversi bersagli tumorali anche se non erano stati inizialmente previsti.
Nel 2024, lo stesso gruppo di ricerca aveva già sperimentato un vaccino mRNA personalizzato su quattro pazienti con glioblastoma, un tumore cerebrale molto aggressivo. In un test parallelo su dieci cani con tumori cerebrali spontanei, la sopravvivenza mediana è passata da una media di 30–60 giorni a 139 giorni. Sulla base di questi risultati è stato progettato un trial clinico di fase 1 che coinvolgerà 24 pazienti pediatrici e giovani adulti con tumori cerebrali o osteosarcomi. Lo studio valuterà la sicurezza, il dosaggio ottimale e la risposta immunitaria.
Il cancro è la seconda causa di morte in Italia. Secondo i dati del 2024, nel Paese sono state registrate circa 390.100 nuove diagnosi di tumore maligno, escluse le forme cutanee non melanoma. Gli uomini sono stati 214.500, le donne 175.600. I tumori più frequenti sono quelli della mammella (53.686 nuovi casi), del colon-retto (48.706), del polmone (44.831), della prostata (40.192) e della vescica (31.016). Circa 3,7 milioni di italiani vivono dopo una diagnosi di tumore, pari a poco più del 6% della popolazione. La mortalità è in calo, in particolare tra le fasce più giovani: tra il 2006 e il 2021 è scesa del 21,4% tra le donne e del 28% tra gli uomini tra i 20 e i 49 anni.
Il vaccino dell’Università della Florida non è ancora disponibile negli ospedali, è in fase sperimentale, e serviranno ancora anni di ricerca, studi clinici, conferme e autorizzazioni, ma i risultati preclinici sono solidi, la logica scientifica è chiara, la tecnologia è già utilizzata in altri ambiti e l’obiettivo è concreto, quello di rafforzare il sistema immunitario contro i tumori, anche quelli più resistenti.





