di Beppe Grillo – Italia, un processo che è durato oltre dieci anni ha provocato un cambiamento dei cosiddetti equilibri politici. Il modo più sintetico di riassumere il cambiamento è questo: siamo passati da una politica che rappresenta e sostiene gli interessi della finanza speculativa ad un’altra che li vuole contenere.
Nel 2008 la grande bisca sembrava essersi sgretolata, però loro sono rimasti lì mentre la gente vede restringersi le libertà con cui partecipa al mondo, le fondamenta della felicità stessa. Ricordate le decine di migliaia di impiegati delle grandi banche d’affari che uscivano con lo scatolone appena licenziati? Erano gli impiegati dei call center dell’avidità, belle provvigioni e nessuna sicurezza, non erano loro i privilegiati.
La velocità… Il processo di sgretolamento sembrava fulmineo e catartico. In molti hanno identificato in quegli impiegati/broker il potere, invece si trattava di semplici commessi telefonatori. Non erano nessuno, al “massimo” dei cani da combattimento scatenati da padroni indecenti per infiammare le speranze e l’avidità della gente, per poi azzannarla.
Quella crisi è stata la prima a non essere seguita da cambiamenti sensibili delle regole del gioco, leggi per contenere la tendenza naturale della finanza speculativa a finire in bisca. La crisi del 2008 si è trasformata da tigre in un lento parassita. Le stesse agenzie di rating che davano la tripla A ai titoli tossici il giorno prima del crack, continuano ad essere considerate giudici inappellabili dell’affidabilità economica di interi stati sovrani, ed il mantra europeo lo decidono sempre gli stessi. Così, una crisi destinata a passare alla storia, non è stata seguita da un’analisi e da un cambiamento significativi. Quelli che avrebbero dovuto diventare gli stati uniti d’Europa si sono ridotti ad una gabbia monetaria, una gabbia con le sbarre invisibili, eppure in grado di provocare il panico.
Nel frattempo oltre dieci anni di dibattito politico hanno portato ad un serio tentativo di invertire il lento processo degenerativo della politica italiana, in una sola notte la rete della paura ha già alzato il “famigerato spread”.
Come è possibile che termini come spread possano effettivamente preoccupare la gente?
La gente è depressa per la disoccupazione reale, per l’annichilimento della speranza, e non per via di qualche disappunto dei Benetton o degli altri amici dei governanti che ci hanno preceduto.
Eppure è evidente come sia diffusa la convinzione che i cittadini identifichino le mattane dei banchieri con le loro stesse vite, ed i rischi per il capitalismo speculativo con quelli della loro esistenza. Questa confusione è l’unica speranza di chi pretende il popolo italiano, e coloro lo rappresentano, sottomessi a delle percentuali astratte: quasi di soppiatto il 3%, la percentuale istituzionale di anni, si è trasformata in 0,8 e poi in 1,6.
Intanto gli “esperti” fanno di tutto perché i timori degli speculatori diventino quelli dei cittadini.
C’è da chiedersi cosa potrebbe portare la gente comune ad identificarsi con gli speculatori, non può certo bastare la solita frase di rito: “perché in fondo i risparmiatori siamo noi.” Per quanti sforzi vengano fatti dai media, è difficile che milioni di persone in difficoltà si percepiscano come “risparmiatori” che investono in borsa.
Forse è la sensazione di essere imprigionati nello stesso casellario algoritmico a spaventare la gente.
I cittadini si confrontano tutti i giorni con reti informatissime su di loro, regolate da meccanismi predisposti ed automatici, veloci come vipere che potrebbero stare sotto una qualunque delle pietre che incontrano. Le persone percepiscono che la rete globale della finanza, con le sue reazioni da galline in fuga al minimo segno di incertezza, sia la stessa che governa le loro vite nei rapporti con lo stato.
E’ un network, dove debito pubblico e privato si confondono in una piovra di discorsi e pretese: le cartelle pazze sono diventate PEC schizoidi, ed è la paralisi.
Ad essere veloce non è più ciò che ti serve ma quello a cui tu servi.
Così, il singolo cittadino che cerca di vivere a modo suo ed un intero paese sovrano appaiono sullo stesso piano: indifesi.
Ma è solo un’illusione, i governi possono ancora cambiare le regole e farsi rispettare dai banchieri, in alto i cuori.