ll famoso storico Yuval Harari dice che oggi nel mondo si muore più per cattive abitudini alimentari che per malnutrizione, e adesso un nuovo studio pubblicato su The Lancet sembra essere d’accordo.
Secondo lo studio, 11 milioni di morti nel 2017 (il 22% dei delle morti totali) erano associati a un’alimentazione squilibrata.
Lo studio, condotto da Askan Afshin dell’Università del Michigan, ha identificato 15 abitudini alimentari associate allo sviluppo di diverse malattie non trasmissibili, e quindi ha stimato quanti decessi all’anno erano dovuti a queste malattie. Pertanto, gli scienziati hanno scoperto che i fattori di rischio più importanti per la morte sono la quantità di sale, il consumo di prodotti lattiero-caseari e bevande zuccherate.
Gli scienziati hanno identificato le cause di morte in 165 paesi e hanno stimato il numero di decessi verificatisi a causa di un’alimentazione squilibrata. Hanno scoperto che 10,9 milioni di morti nel 2017 erano associati a una dieta squilibrata. I fattori più significativi sono stati la maggiore assunzione di sale (3 milioni di morti), l’assenza di cereali integrali nella dieta (3 milioni di decessi) e l’assenza di frutta (2 milioni di decessi).
La nutrizione è uno dei fattori più importanti per la salute umana: optare per carne lavorata, carboidrati “veloci” e cibi ricchi di zuccheri raffinati invece di verdure fresche, frutta e pesce, aumenta il rischio di sviluppare obesità, diabete e malattie cardiovascolari, che possono ridurre significativamente l’aspettativa di vita.
Pertanto, gli autori sottolineano il pericolo di cibi malsani e insistono sul fatto che le organizzazioni governative prestino particolare attenzione all’alimentazione per aumentare l’aspettativa di vita dei cittadini.