Foto: simone.seet.com
Si cerca in tutti i modi di far sparire la povertà con meeting incontri, seminari: la conseguenza è il suo incremento.
La ricchezza in sè non esiste, lo stesso vale per la povertà. Esistono solo delle differenze che provocano fenomeni di scambio.
Se siamo poveri uguali, o anche ricchi uguali, non ci sarà nessuno scambio.
L’economia si fonda su queste differenze di potenziale che vanno mantenute a tutti i costi.
Nessuno si sognerebbe di eliminare i poveri, è necessario mantenere le differenze!
E’ più facile trasformare un ricco in un povero (fenomeno anche spontaneo) che il suo contrario. I ricchi lo sanno bene, a non saperlo sono quelli che stanno “appena appena bene” o “benino” (al momento sono quelli che transumano negli hard discount, acquistano con rateazioni a 10 anni e accendono mutui per andare in vacanza).
Alla fine del processo di impoverimento controllato, una volta perse le garanzie (credit card e accesso al credito) i nuovi poveri devono pagare tutto in contanti. Ecco spuntare il terzo mondo, il pool dei futuri morti di fame autarchici italiani su cui si baserà la ripresa, il nuovo boom.
Per chi non ce la può fare rimangono sempre il furto delle fette biscottate dai discount, la sottrazione della rucola dagli orti e della legna del vicino per la stufa, come ai tempi di guerra.
Tutte cose che succedono veramente in Italia.
Questo governo sta creando un terzomondino tutto nostro che assicurerà la ripresa degli scambi.
Un esempio pratico, sotto gli occhi di tutti, è il sogno americano nel quale il povero vive, anche mentre dorme, la sua differenza con il ricco, sogna di diventarlo e fa di tutto per questo scopo fornendo la spinta al sistema.
Abbiamo anche i primi deportati a Sharm el Sheik e in altri posti esotici.
Sono loro a seguire i soldi e non il contrario, vanno dove è necessario per il sistema e sono contenti. Il povero, insomma, è quello che segue i soldi e il ricco quello che viene seguito dai soldi.
La povertà è il vero motore delleconomia, bisogna sempre averne una modica quantità per incrementare il PIL.