Nel 2025, un movimento rivoluzionario sta prendendo piede nel mondo: il “No Buy Year”. Un anno intero senza acquisti non essenziali, una sfida alla nostra dipendenza dal consumismo.
Il “No Buy Year” affonda le sue radici nei movimenti minimalisti, ma va oltre. Coincide con il “Buy Nothing Day” durante il Black Friday, una giornata che ci sfida a non cadere nella trappola delle offerte “imperdibili”. Ma attenzione, qui non parliamo di una semplice giornata, ma di ben 365 giorni di resistenza contro l’acquisto compulsivo, contro il circo del consumismo che ci vuole tutti schiavi di oggetti dimenticati in un cassetto.
In una tipica abitazione si trovano circa 300 mila oggetti, variando dalle semplici graffette all’asse da stiro. In particolare nel Regno Unito, un bambino di dieci anni possiede mediamente 238 giocattoli, ma ne utilizza attivamente solo una decina, spesso preferendo giocare persino con oggetti quotidiani come le chiavi di casa. Ogni giorno, in media, dedichiamo dieci minuti alla ricerca di oggetti smarriti, il che si traduce in circa 200 giorni persi nel corso della vita solo per cercare cose. Questa quantità di tempo è minima se confrontata con i 2000 giorni che, in media, spendiamo facendo acquisti nel corso della nostra esistenza.
In Italia, la media dei rifiuti prodotti per abitante è di circa 488 kg all’anno, un numero che non fa che crescere nelle regioni più industrializzate come l’Emilia-Romagna. Questo consumo sfrenato non si limita a vuotare il portafoglio, ma riempie anche discariche e inceneritori. Di questo passo, ci ritroveremo a nuotare nei rifiuti senza neanche rendercene conto.
Pensiamo all’obsolescenza programmata, è una strategia di mercato tanto astuta quanto dannosa. Ogni anno, milioni di dispositivi finiscono in discarica prima ancora di aver perso la loro utilità. E mentre noi cerchiamo l’ultimo modello di smartphone, altrove nel mondo, bambini e adulti estraggono minerali preziosi in condizioni disumane per alimentare questa nostra insaziabile fame di nuovo.
Il concetto di “No Buy Year” si è sviluppato nel contesto di un movimento più ampio verso il minimalismo e il consumo consapevole, guadagnando popolarità attraverso i social media. Personalità come Elysia Berman e Mia Westrap, che hanno utilizzato piattaforme come TikTok per documentare e condividere le loro esperienze, dimostrano come un anno senza acquisti abbia migliorato significativamente la loro vita. Queste sfide di non acquisto, spesso descritte come un “detox di spesa”, mirano a ridurre l’acquisto compulsivo e ad allineare le abitudini di consumo ai valori personali, promuovendo un consumo più intenzionale e sostenibile. La sfida principale di iniziative come il “No Buy Year” risiede nel bilanciare la riduzione del consumo con il mantenimento della vitalità economica. Un’eccessiva riduzione degli acquisti potrebbe avere impatti negativi sull’economia, specialmente per le piccole imprese e i lavoratori a basso reddito che dipendono dalla vendita di beni e servizi. È un delicato equilibrio tra etica e necessità economica, tra sostenibilità e sopravvivenza finanziaria.
Adottare un approccio “No Buy” può non solo migliorare la gestione delle finanze personali ma anche contribuire a un futuro più sostenibile. Tuttavia, è essenziale che tale pratica sia accompagnata da politiche che supportino un’economia circolare e una distribuzione più equa delle risorse. Il “No Buy Year” e iniziative simili riflettono un crescente desiderio di rivalutare le nostre abitudini di consumo e di esplorare nuove vie per un’esistenza più sostenibile e meno dipendente dal consumismo.
Il 2025 potrebbe essere l’anno in cui cambiamo radicalmente il nostro modo di vivere, aprendo la strada a un futuro in cui “meno è più”, l’abbiamo sempre ripetuto…allora, che diventi la norma e non l’eccezione.