La rete satellitare Starlink renderà possibile l’accesso a Internet a banda larga ovunque sul pianeta. Questo è il nuovo e ambizioso progetto di Elon Musk.
Ma non è un progetto filantropico. Con un canone mensile di oltre 80 euro e 410 euro per i costi di installazione, possiamo dire che Elon Musk non si rivolge agli Inuit o alle tribù del deserto, ma a persone che hanno molti soldi.
Secondo la banca americana Morgan Stanley, il valore di Starlink potrebbe esplodere nei prossimi anni. Valutata a 42 miliardi a luglio 2020 e poi a 81 miliardi a ottobre, il valore della società dovrebbe continuare a salire. E presto si attende l’arrivo in borsa.
Morgan Stanley stima che Starlink potrebbe attrarre 364 milioni di clienti entro il 2040, cioè circa il 5 % della popolazione mondiale.
Ma è un sogno o realtà?
In totale Starlink vuole inviare in orbita intorno al globo circa 12.000 satellite. Questo per coprire non solo alle aree bianche ma all’intero pianeta. Le aree urbane dotate di fibra ottica, generalmente più veloce ed economica, possono avere maggiori difficoltà ad essere interessate al collegamento satellitare.
Ad oggi il progetto ha mandato in orbita più di 1300 mini satelliti. Poco più del 10% del totale.
C’è da dire che consentire a nuove popolazioni di accedere a Internet da anche la possibilità di espandere il mercato e trovare nuovi clienti. Nel suo libro The New Imperialism (Oxford University Press, 2003) il geografo-economista David Harvey considera che la tendenza generale di qualsiasi logica di potere capitalista è quella di aprire ogni territorio esistente a nuovi business, continuamente.
È qualcosa che interessa anche l’esercito degli Stati Uniti. Il Pentagono infatti non ha nascosto il suo interesse per il progetto, che apre nuove prospettive per le forze armate statunitensi sul terreno di guerra. L’esercito americano ha firmato un contratto triennale con la compagnia di Elon Musk. L’obiettivo è utilizzare i satelliti Starlink per ottenere una connessione Internet più stabile con minore latenza rispetto a una connessione satellitare tradizionale e per testare la nuova tecnologia GPS.
Ma anche la NSA (National Security Agency, che pratica una massiccia sorveglianza elettronica) può essere interessata. Infatti il suo sogno è di avere un solo operatore da monitorare per avere accesso ai dati di milioni di persone. Ricordiamoci le rivelazioni di Edward Snowden nel 2013. Quell’anno, l’informatore statunitense fornì a Der Spiegel e The Intercept documenti d’archivio della NSA, che includevano un programma top secret, chiamato Treasure Map. Questa missione della NSA e dell’agenzia di spionaggio britannica, GCHQ, mirava a mappare globalmente Internet, identificare e localizzare ogni dispositivo connesso a Internet nel mondo. Ogni smartphone, tablet e computer.
C’è anche la questione delle informazioni.
Infatti che Starlink possa gestire così tante informazioni degli utenti non è affatto compatibile con una garanzia dei nostri diritti, anzi sembra un ulteriore passo verso la globalizzazione di una certa visione di Internet. La rete deve essere considerata un bene comune, uno strumento cittadino che può portare al cambiamento. Non è possibile lasciare questo nelle mani delle grandi aziende capitaliste che dirottano questo strumento e trasformano gli utenti in clienti. Queste società finiranno sempre per violare i diritti degli utenti, perché diventerà esso stesso parte del loro business. E non ci sarà multa che tenga, come non ha mai tenuto. Per contrastare Starlink, la Russia ha annunciato di voler imporre multe che vanno dai 110 ai 350 euro a chiunque utilizzi il servizio. Una misura che ci fa capire il ruolo essenziale di Internet nella sovranità e la volontà di controllare i flussi di dati da parte dei governi.
Ma anche il settore finanziario potrebbe essere interessato ai satelliti Starlink. In particolare per il “trading automatico” noto anche come “trading ad alta frequenza”. Cioè le transazioni finanziarie che vengono eseguite ad alta velocità dai computer seguendo precisi algoritmi.
La tecnologia Starlink, se si dimostrasse più veloce delle soluzioni tradizionali in termini di latenza, potrebbe fornire un serio vantaggio. In questo settore, alcuni player stanno ora spendendo milioni di dollari in cavi sottomarini in fibra ottica per ridurre la latenza delle loro comunicazioni di pochi millisecondi.
L’altro obiettivo di Starlink, meno scontato a prima vista, è la conquista di Marte. Nel 2016 Musk disse che “o diventiamo una specie multiplanetaria o una specie che vive solo sulla Terra, in attesa di un evento che causi la nostra estinzione”. Da allora ha dichiarato di voler costruire una colonia umana su Marzo entro il 2050.
Ma perché allora sviluppare una rete di comunicazione così massiccia, se il miliardario non ha più speranza per il pianeta Terra?
In una video intervista per la rivista Time, il presidente di SpaceX spiega che una volta che gli esseri umani avranno colonizzato Marte, “avranno bisogno di un modo per comunicare” e una costellazione di Starlink attorno al pianeta rosso potrebbe essere la soluzione. In effetti nei termini di utilizzo di Starlink, un utente ha notato che già ci sono informazioni davvero interessanti. Nella sezione 9 delle condizioni, si dice che i servizi forniti intorno alla Terra o alla Luna seguiranno la legge governata dallo Stato della California. Finora nulla di anormale, ma la parte seguente è sconcertante: “Per i servizi forniti su Marte, o in transito su Marte tramite un veicolo spaziale, le parti riconoscono che Marte è un pianeta libero e che nessun governo basato sulla Terra ha autorità o la sovranità sulle attività marziane. Di conseguenza, le controversie saranno risolte secondo i principi di autogestione, stabiliti in buona fede, al momento dell’installazione”.
Dobbiamo anche dire che Starlink è anche lungi dall’essere l’unico giocatore in questa nuova corsa allo spazio. Anche Jeff Bezos, con il suo progetto Kuiper e Gregory Wyler, miliardario IT con il suo progetto OneWeb, vogliono inviare circa 8.500 satelliti in orbita bassa e commercializzare un servizio a banda larga.