di Beppe Grillo – Chi non si è un po’ allarmato quando dalla California è arrivata la notizia che il governatore Arnold Schwarzenegger ha vietato a partire dal 2011 l’uso dei mega flat tv Lcd e plasma perché consumano troppo?
Da tempo si parla di crisi energetica. Da troppo tempo si cerca una soluzione o almeno questa è la storia che siamo abituati a sentire. Si dice che la struttura delle società cambi al cambiare del tipo di energia che utilizziamo. Forza umana, animale, vapore, ecc. Potremmo classificare così, a seconda del tipo di “forze” utilizzate, il tipo di società che abbiamo costruito nel corso della storia. L’impero romano si reggeva sugli schiavi, senza di essi l’intero sistema sarebbe caduto. Tant’è che verso la fine della sua storia, gli schiavi erano diventati così tanti che non si trovavano più cittadini liberi da mandare come soldati nelle province dell’est.
Quindi dall’energia deriva la società, il tipo di relazioni, di morale e di leggi, di merci che è possibile produrre. Se ci pensiamo è esattamente così. Per accumulare risorse, e quindi energia, quante guerre, trattati, annessioni, leggi e classi sociali si sono succedute nel corso del tempo?
Qual è allora il punto? C’è crisi di energia, ne serve quindi di più. Sempre di più. Ma questo al tempo stesso nasconde una contraddizione e produce un’illusione. Cela cioè una contraddizione implicita nella nostra società: non si può perseguire assieme l’equità e lo sviluppo industriale. Per capire bene questo passaggio dobbiamo chiarire che cosa è veramente la crisi energetica. Quelli che parlano di crisi hanno una particolare idea dell’uomo e della società in cui vivere. Secondo questa concezione l’uomo per tutta la sua vita si circonda di strumenti, che hanno bisogno di energia e che deve essere in grado di nutrire e dominare. Si può misurare il benessere di una società secondo tale dottrina, secondo il numero di strumenti energetici che governiamo. Più la tecnologia avanza e più energia serve. Semplice.
Un esempio eclatante è stato quello della California, quando nel 2011 il governatore Arnold Schwarzenegger ha vietato l’uso dei mega flat tv lcd e tv plasma perché consumano troppo. Quanto? Circa 500 Watt se la luminosità è settata a livello standard, in caso sia al massimo, il consumo può anche triplicarsi.
La convinzione che non ci sia altro modo di vivere e concepire il mondo è comune a tutte le ideologie economiche attualmente in voga. Infatti chi parla di crisi energetica parla proprio del problema di foraggiare i sempre più dispendiosi strumenti, consapevole che chiederanno sempre più cibo. Tutta la nostra esistenza si basa su questa concezione della vita, orientando le nostre relazioni, il tipo di società e di futuro che possiamo avere.
Pensiamo quanto incide il carbone sul riscaldamento globale e sull’inquinamento locale. Eppure in Italia, la quota di energia prodotta col carbone è ancora altissima. Non abbiamo un piano preciso, non sappiamo cosa fare. Fino al 2022 si stima che il carbone soddisferà il 55% della domanda di energia. Eppure il ministro dello sviluppo economico alla presentazione del rapporto Greenitaly aveva promesso che l’Italia avrebbe abbandonato questa fonte d’energia nel 2025. Ancora peggio fanno nazioni come USA e Regno Unito che attingono dal carbone il 50% del proprio fabbisogno.
I consumi energetici mondiali si aggirano intorno ai 10 Gtep all’anno (dieci miliardi di tonnellate equivalenti di petrolio). Si stima che la produzione globale di petrolio ammonti a 87 milioni di barili di petrolio al giorno ( dato corrispondente all’incirca al consumo, dal momento che, con il petrolio a più di 120$ a barile, soltanto pochi paesi come la Cina, l’Iran e gli USA stanno accumulando riserve importanti).
Il ventesimo secolo ha visto un rapido incremento, di circa venti volte, nell’utilizzo dei combustibili fossili. Tra il 1980 e il 2016 la crescita mondiale annua della loro produzione-consumo è stata del 2% circa.
Per questo la politica energetica che verrà adottata in questo decennio determinerà la portata e il carattere delle relazioni sociali che una società potrà avere. E’ come il capitalismo che è schiavo della sua crescita ad ogni costo, del consumare ad ogni costo, cosi vale anche per l’energia. Ognuno ne consuma sempre di più, di più di quella che gli serve.
Una società che opta per un elevato consumo di energia senza preoccuparsi di come questa venga prodotta, sarà una società dominata dalla tecnocrazia.
Se non ci preoccupiamo ora di questo sarà drammatico.
Oggi le società, specie quelle povere, sono ancora libere di scegliere su come identificare il benessere. Hanno di fronte due opzioni: un forte consumo procapite o, al contrario, un uso consapevole, soprattutto da parte dei membri più potenti della società.
Anche ammettendo che un giorno sia possibile ottenere energia non inquinante e in abbondanza, resta il fatto che costruire totalmente una società sul consumo, renda la società stessa così dipendente, che mi rimane estremamente difficile immaginare una civiltà con sempre un maggior numero di schiavi energetici e che sia al tempo stesso fatta di individui veramente autonomi.
La cosiddetta crisi energetica è dunque un concetto ambiguo. Di cosa c’è crisi, cioè cosa manca? Per fare cosa? Dove manca? E quindi a chi manca?
Non possiamo superare una crisi energetica immettendo sempre più energia. Serve un cambio di rotta. Nel 2007 prima della crisi economica, gli Stati Uniti utilizzavano tra il 25 e il 45 per cento di tutta l’energia di cui disponevano. Allo scopo di spostare persone, 250 milioni di americani consumavano più petrolio di 1,3 miliardi di cinesi per tutti i loro scopi.
Il primo passo da fare è ripensare almeno al trasporto umano su gomma. Ci sono ormai le tecnologie per produrre mezzi elettrici o ibridi. Servono adesso le leggi.