Fondata nel 1982 a Ginevra, il Product-Life Institute è la più antica organizzazione europea dedita alla consulenza su strategie e politiche per uno sviluppo economico sostenibile. Questa istituzione, guidata da Walter R. Stahel, pioniere della teoria dell’economia circolare, è nata come centro di ricerca indipendente e senza scopo di lucro, con l’obiettivo di promuovere un modello di economia che riduca al minimo l’uso delle risorse naturali e massimizzi la vita utile dei prodotti. In altre parole, il Product-Life Institute si occupa di sviluppare un’economia basata su prestazioni e servizi, anziché sulla vendita di beni, il che ha implicazioni profonde per la sostenibilità ambientale, economica e sociale.
Il concetto di “Performance Economy”
Il cuore dell’approccio del Product-Life Institute è l’idea di Performance Economy, o economia funzionale. Questo modello mira a trasformare il paradigma economico: le imprese non vendono più beni materiali, ma prestazioni. Invece di acquistare un elettrodomestico, un’auto o un impianto industriale, i consumatori e le aziende possono affittare il servizio che tali beni offrono. Le imprese che mantengono la proprietà dei beni hanno così un incentivo a progettare prodotti duraturi, facilmente riparabili, aggiornabili e rigenerabili. È un’economia che chiude il ciclo (da qui il termine cradle to cradle), riducendo lo spreco e aumentando la produttività delle risorse.
I cinque pilastri di una società sostenibile
L’operato dell’Istituto si basa su cinque pilastri chiave, che rappresentano le fondamenta di un’economia e società sostenibili:
- 1. Conservazione della natura: Proteggere l’ecosistema e le risorse naturali è il punto di partenza per garantire la sopravvivenza del pianeta. Questo pilastro sottolinea la necessità di salvaguardare risorse vitali come acqua, aria e biodiversità, minimizzando l’impatto umano su questi sistemi.
- 2. Tossicità limitata: L’uso di sostanze chimiche nocive e agenti inquinanti deve essere drasticamente ridotto. Questo approccio tiene conto della salute delle persone e degli ecosistemi, limitando l’esposizione a metalli pesanti e altri composti tossici.
- 3. Produttività delle risorse: Per assicurare un futuro sostenibile, il mondo industrializzato deve ridurre drasticamente il consumo di risorse, in particolare a favore delle nazioni meno sviluppate. L’obiettivo è una riduzione fino a dieci volte nell’uso delle risorse, per prevenire i disastri ambientali come il cambiamento climatico.
- 4. Ecologia sociale: Una società sostenibile si basa su principi di equità, pace, diritti umani e integrazione sociale. La cooperazione tra individui e comunità è cruciale per un sistema economico che distribuisca equamente le risorse e le opportunità.
- 5. Ecologia culturale: La cultura, l’educazione e l’etica sono fondamentali per modellare un futuro sostenibile. La crescita del capitale umano, attraverso l’istruzione e la conoscenza, permette di affrontare le sfide globali con soluzioni innovative e sostenibili.
La visione per il 2030: misurare la ricchezza in “stock”
Uno degli aspetti centrali dell’analisi del Product-Life Institute è il concetto di misurazione della ricchezza non in termini di flussi (come il PIL), ma di stock, ovvero il capitale che una società possiede e preserva nel tempo. Questo include non solo risorse naturali, ma anche capitale umano, culturale e infrastrutturale. Stahel sottolinea che la qualità e la quantità di questi “stock” devono essere preservate attraverso una gestione intelligente, basata sul concetto di “cura” (caring). Questo approccio mira a migliorare la qualità della vita, ridurre le disuguaglianze e prevenire il degrado ambientale.
Nel modello proposto, l’economia circolare gioca un ruolo chiave. Essa non si limita a ridurre i rifiuti, ma trasforma i beni a fine vita in risorse per il futuro, favorendo l’occupazione locale e promuovendo un sistema produttivo meno dipendente da risorse non rinnovabili. Secondo l’Istituto, entro il 2030 i governi dovrebbero sostenere pienamente questo modello, introducendo misure fiscali favorevoli alla circolarità: riducendo le tasse sul lavoro e penalizzando l’uso di risorse non rinnovabili.
L’economia circolare come risposta alla crisi climatica
Un’economia circolare, come promossa dal Product-Life Institute, è una soluzione concreta alla crisi climatica e all’esaurimento delle risorse naturali. Stahel insiste sull’urgenza di tassare in modo sostenibile le risorse non rinnovabili e smettere di sovvenzionare i combustibili fossili. Ad oggi, l’Unione Europea, ad esempio, spende oltre 50 miliardi di euro all’anno in sussidi per le fonti di energia a base di carbonio, una pratica che contraddice gli impegni per il clima. L’economia circolare offre un’alternativa vantaggiosa, in cui la riduzione dei costi di produzione e l’incremento dell’occupazione locale si accompagnano a una significativa diminuzione delle emissioni di gas serra.
Un futuro competitivo e sociale
Il passaggio a un’economia della performance non richiede sovvenzioni. Anzi, come sottolinea l’Istituto, questo modello è competitivo per natura, poiché il riutilizzo e la rigenerazione dei beni sono più economici rispetto alla produzione di nuovi. Ma l’aspetto forse più interessante è che si tratta di un’economia ad alta intensità di lavoro, che crea posti di lavoro locali, migliorando al contempo la salute della popolazione e riducendo i costi sanitari.
In un mondo in cui la crisi climatica e la disuguaglianza sociale continuano ad aggravarsi, il lavoro del Product-Life Institute offre una guida pratica per una transizione economica sostenibile. La loro visione per il 2030, in cui l’economia circolare sarà un pilastro delle politiche pubbliche, non è solo un’utopia, ma una necessità urgente. Se i governi e le imprese sapranno cogliere questa opportunità, potremmo essere sulla buona strada per creare una società più giusta e un pianeta più sano.