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Passaparola- Un viaggio in una nuova Italia -Daniel Tarozzi

beppegrillo.it - Febbraio 17, 2014
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(05:30)

“Mi ha molto colpito in questo viaggio notare come l’Italia sia caratterizzata da una straordinaria biodiversità umana e che però questa biodiversità si componga in una vera unità, trovo più similitudini tra un friulano e un sardo, tra un lombardo e un siciliano che si assumono la responsabilità della propria vita e si muovono per cambiare le cose piuttosto che tra lombardo e lombardo e siciliano e siciliano, questo mi ha veramente colpito, così come mi ha colpito che l’io e il noi non siano più in contrapposizione”. Daniel Tarozzi

Un saluto agli amici del blog di Beppe Grillo, mi chiamo Daniel Tarozzi, ho 36 anni, di mestiere giornalista.
Sono qui a raccontarvi un viaggio di sette mesi con un vecchio camper in tutta Italia, regione per regione, per incontrare quel Paese che lontano dai mass media vive e agisce, quell’Italia che cambia e riesce a realizzare obiettivi che non possiamo neanche immaginare.
Guardando la televisione o leggendo i principali quotidiani abbiamo l’immagine di un Paese fatto esclusivamente di corruzione e decadenza, un Paese senza speranza, dove i giovani sono costretti a espatriare, dove i tassi di disoccupazione sono molto alti.
In parte questa è una realtà, la abbiamo vista tutti, ma esiste un’altra Italia che tutti i giorni, lontano dai riflettori dei mass media, sogna, tra virgolette, l’impossibile, costruisce un modello diverso e riesce a realizzarlo.
Io ho incontrato centinaia e centinaia di associazioni, movimenti, imprenditori e cittadini, che riescono a realizzare obiettivi importanti e ambiziosi.
L’Italia che ho incontrato è fatta di imprenditori che non inseguono il profitto fine a se stesso, ma mettono al centro la sostenibilità, il trattamento corretto dei lavoratori, e così via. E’ una Italia di movimenti, di cittadini che si attivano per la difesa del proprio territorio e che spesso pure partendo in pochi riescono a vincere battaglie fondamentali contro multinazionali o contro grandi opere folli e inutili.
Un’Italia di giovani che scelgono di tornare all’agricoltura e che nelle campagne abbandonate fanno incontrare natura e cultura, utilizzando tecniche come la permacoltura, la agricoltura sinergica, la bio-dinamica.
Un’Italia molto semplice, che mette al centro il buonsenso. Noi oggi inseguiamo un modello che è fallito, quello della crescita infinita del Pil, del consumare ogni anno più risorse e di fare ripartire la cosiddetta locomotiva Italia. In realtà quello che avrebbe senso nel nostro Paese è mettere al centro la cultura, il turismo, la agricoltura, la nostra bio diversità.
Le realtà che ho incontrato mi hanno dimostrato che non ha più senso l’individuo da una parte e la comunità dall’altra, l’individuo vince quando si inserisce in una comunità e la comunità è valorizzata quando si parte della responsabilità individuale, questo è un fattore molto importante. Realtà che non si oppongono a qualcosa, ma costruiscono qualcosa, invece che lottare contro un modello lo rendono obsoleto costruendone uno migliore.
Il racconto di questi sette mesi di viaggio è stato racchiuso in un libro, edito da Chiarelettere che si chiama “Io Faccio così, viaggio in camper nell’ Italia che cambia”.

Mi ha molto colpito in questo viaggio notare come l’Italia sia caratterizzata da una straordinaria biodiversità umana e che però questa biodiversità si componga in una vera unità, trovo più similitudini tra un friulano e un sardo, tra un lombardo e un siciliano che si assumono la responsabilità della propria vita e si muovono per cambiare le cose piuttosto che tra lombardo e lombardo e siciliano e siciliano, questo mi ha veramente colpito, così come mi ha colpito che l’io e il noi non siano più in contrapposizione.
Qualche esempio concreto dell’Italia che cambia.
Rosarno è nota alle cronache per il caso dello sfruttamento dei nordafricani. Un gruppo di imprenditori ha deciso di ovviare al problema mettendosi insieme e vendendo le proprie arance anziché a venti centesimi al chilo alla grande distribuzione a un Euro al chilo direttamente ai consumatori del nord Italia. In questo modo hanno potuto mettere in regola i propri lavoratori, hanno garantito al consumatore un prodotto di qualità, che non usava la chimica, e sono riusciti a guadagnare il loro stipendio Quindi è un esempio di come mettendo al centro la sostenibilità del lavoratore e dell’ambiente vincono tutti, produttori, lavoratori e consumatori.
Un altro esempio importante è il Gat di Scansano, vicino a Grosseto.
Sei ragazzi volevano acquistare un casale, che costava molte centinaia di migliaia di Euro, ristrutturarlo e fare partire una azienda agricola. Questi ragazzi però non avevano soldi, non potevano chiedere un mutuo e non sapevano come fare.
Si informano e scoprono che esiste il Gat, Gruppo Acquisto Territorio, che funziona così: voglio un milione e 200 mila Euro. Cerco 100 persone che mi danno 12 mila Euro.
Sembra una cosa impossibile, loro l’hanno fatto e hanno avuto nel giro di pochi mesi 700 persone che gli hanno detto posso darti 12 mila Euro in cambio di un ritorno economico.
Un altro esempio è una scuola nel Cilento, dove la preside De Biase è riuscita a creare qualche cosa di veramente straordinario.
Facendo coltivare l’orto ai bambini ha creato la passione per le verdure, questi bambini alle 10, a merenda, anziché volere le merendine mangiano pane e verdure fatte con il loro orto.
La difficoltà? Tutto ciò è illegale, perché la legge permette le merendine magari piene di conservanti, ma vieta di mangiare i prodotti del proprio orto! Questa preside inoltre ha fatto portare ai bambini a l’olio esausto da casa, gli fa fare il sapone, portare i piatti e bicchieri di coccio per non usare l’usa e getta, e tutto questo in qualche modo è illegale, lei l’ha dichiarato, ha sfidato le autorità, che non hanno avuto il coraggio di affrontarla direttamente, però guarda caso questo anno volevano togliergli la scuola perché lei non arrivava al numero legale. C’è stata una petizione per sostenerla e oggi invece di gestire cinque scuole ne gestisce otto, e quindi centinaia di bambini riescono a crescere con un modello diverso.
Una scuola quindi dove si rimette il cibo al centro, perché se abbiamo solo teoria, ma non ci si rende conto di quello che si mangia si rimane totale distaccati dalla realtà.
Siamo uno dei pochi popoli che speso usa il nome del proprio Paese in modo negativo, si dice “Siamo in Italia o siamo italiani” per dire qualche cosa che non funziona, che non va, in realtà esiste un’Italia che funziona ed è fondamentale raccontarla, proprio per dare speranze e modelli ai giovani e meno giovani, il mio invito è quindi di andare a vedere, cercare, chi riesce a realizzare gli obiettivi, non solo imprenditori e associazioni, ma appunto giovani, sindaci, insegnanti, movimenti, e di raccontarlo. Esiste un’altra Italia, che è già cambiata, passate parola.

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