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Non è un Paese per sordi!
Ascoltiamo da Laura Brogelli, referente del Comitato Nazionale Genitori Familiari Disabili Uditivi, sulla situazione dei sordi nel nostro Paese. Nessuno deve rimanere indietro, ora e sempre
Passaparola di Laura Brogelli, referente Comitato Nazionale Genitori Familiari Disabili Uditivi
Buongiorno a tutti, sono Laura Brogelli, sono una delle rappresentanti del comitato nazionale disabili uditivi, il comitato è un raggruppamento di associazioni che si è costituito qualche anno fa siamo un gruppo di persone che quasi tutti i giorni ci sentiamo sulle questioni di carattere nazionale che riguardano la sordità
In questo momento al Senato è stato presentata una DDL per il riconoscimento della lingua italiana dei segni come lingua dei sordi e non è la prima proposta di legge in merito, ne sono state presentate una quindicina negli ultimi 10 anni e la cosa che a noi sconcerta è che lerrore di tutte queste proposte di legge è considerare la disabilità uditiva uno status differenziato da proteggere e non un deficit sanitario da dovere affrontare. Quindi anche con questa proposta di legge non si dà tutela ai soggetti che presentano una disabilità, ma si finisce soltanto per assicurare la permanenza dello stesso fattore diversificante.
Quello che noi cerchiamo di far capire è che questa proposta di legge non centra niente con la sordità perché niente di quello che viene detto in questo DDL non è già previsto dalle leggi italiane.
Un comma dellarticolo 5 di questo DDL ha creato tra virgolette lo scompiglio e questo chiarisce fino in fondo che questo DDL non è di interesse delle persone sorde, ma di chi ci lavora con le persone sorde.
Il motivo del contendere è la gestione dellalbo interpreti e traduttori, la gestione dei corsi di formazione, la gestione della professionalità, oltre a questo non cè niente di nuovorispetto alla legislazione attuale.
Noi come genitori di persone sorde, abbiamo bisogno prima di tutto di una standardizzazione al livello nazionale del protocollo sanitario, le linee guida internazionali sulla sordità infantile, che risalgono al 2007, già mettevano a norma le nostre necessità, come deve essere svolto nella maniera adeguata il protocollo sanitario. Noi abbiamo bisogno di uno screening audiologico neonatale, il primo step deve essere realizzato addirittura prima delle dismissioni del bambino dall’ospedale. Abbiamo bisogno di una protesizzazione ottimale e tempestiva, abbiamo bisogno di pile per fare funzionare le protesi e gli apparecchi cocleari e abbiamo bisogno di una abilitazione alla parola che sia garantita in tutte le A.S.L..
Oggi invece che cosa accade? Che lo screening audiologico neonatale ancora oggi ha delle norme applicate in maniera diversa a seconda delle varie regioni d’ Italia e soprattutto ci sono ancora regioni totalmente prive di screening audiologico neonatale.
Per quanto riguarda la protesizzazione siamo legati a un nomenclatore tariffario che risale al 1999 e quindi ci fornisce apparecchi che non sono assolutamente adeguati alle necessità delle persone con disabilità uditive, poi a questo punto abbiamo bisogno di pile per far funzionare gli apparecchi oppure gli impianti cocleari e qui le regioni che forniscono le pile in maniera gratuita sono veramente poche, io conosco la mia, la regione Toscana, che le fornisce dal 2007.E poi cè il problema della logopedia che deve essere garantita a tutti, gratuitamente, in modo tempestivo, perché far aspettare due anni un bambino per poter accedere al servizio sanitario di logopedia significa creargli lhandicap della mancanza della parola.
Quindi noi non chiediamo altro che la realizzazione del diritto alla salute, che viene garantito dalla Costituzione, noi vogliamo che ci venga garantito in tutto e per tutto.
La vita della persona sorda non deve essere legata soltanto al primo periodo di vita, che prevalentemente si può dire medicalizzato, una parola molto brutta, ma la vita va avanti, quindi cè la scuola e poi cè il lavoro e cè il tempo libero e anche lì cè una serie di mancanze. Perché le leggi e le normative ci sarebbero e non vengono quasi mai rispettate, non è una questione soltanto legata alla sordità, ma anche a tutte le altre disabilità, non viene mai rispettato. I nostri figli arrivano a scuola e non viene mai rispettato il criterio di formazione delle classi, perché quando ci sono bambini con handicap le classi dovrebbero, secondo il D.P.R. 81 del 2009 essere formati da 20 massimo 22 bambini e invece siamo in classi che vengono definite dal ministero le classi pollaio.
Spesso non viene rispettata la normativa sul superamento delle barriere architettoniche, anche le barriere sensoriali, che riguardano le persone con sordità o le persone nate cieche, oppure tutta la strumentazione inclusiva prevista dal D.P.R. 53 del 96, come per esempio può essere una LIM. In Italia spesso non esiste e spesso i genitori si trovano a doverla richiedere e davanti si trovano la scuola che ti dice no, poi ci sono gli insegnanti curriculari che non sono assolutamente formati, gli insegnanti di sostegno che spesso mancano o non sono formati in maniera adeguata. Poi la vita va avanti, quindi cè il tempo libero, l’ accessibilità dei teatri, l’accessibilità allinterno dei cinema. Poter chiamare i numeri di pronto intervento, tutto quello che funziona tramite rete telefonica per una persona sorda non è accessibile e oggi le tecnologie potrebbero aiutare, possono permettere tante cose, spesso anche a costi zero o limitati. Noi per esempio con il comitato spesso e volentieri facciamo delle riunioni tramite skype oppure ci sentiamo con gruppi di Whatsapp o altri metodi che sono a costo zero e che possono essere utilizzati anche dalle amministrazioni.Conosco delle pubbliche amministrazioni che hanno attivato, per esempio, i servizi chat e con lUrp online o cose del genere. Il cittadino sordo può prenotare una visita dall dottore senza avere bisogno dell’ interprete al telefono, in questo modo cè anche la tutela della privacy della persona e cè una uguaglianza non solo formale, ma anche sostanziale tra le persone.
Questi sono tutti strumenti che la legge dovrebbe garantire, ma purtroppo non garantisce, noi siamo in un Paese dove per esempio parlare di induzione magnetica sembra quasi di usare una parolaccia. In Inghilterra la abbiamo anche nei taxi, e questa per le persone sorde è la salvezza, perché permette alla voce di veicolare, di andare direttamente allinterno dellorecchio e dellapparecchio acustico, ora io sto cercando di spiegarlo in parole molto povere. Arriviamo al mondo del lavoro e anche lì le discriminazioni sono molto forti, le persone con disabilità dovrebbero poter trovare lavoro per le loro competenze e non sulla base di una mancanza, però oltre a questo abbiamo la legge 68 del ’99 che riserva dei posti alle cosiddette categorie protette e la cosa bella è spesso questa legge viene disattesa, sia dalle amministrazioni pubbliche che dai privati e la cosa più interessante è che alcune volte le amministrazioni pubbliche riescono a creare delle riserve ancora più piccole sulla base della legge 68 del 99. Di recente cè stato un comune italiano San Teodoro in Sardegna che ha aperto un bando di concorso per un posto riservato alle categorie protette, dove cera scritto in un articolo con esclusione delle persone sorde, mute e cieche.
Quindi di conseguenza voleva dire che a quel posto potevano accedere tutte le persone con disabilità a esclusione di queste altre, ma purtroppo in Italia succede anche questo.
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