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Passaparola: Il Lato B di Renzi – Enrica Perucchietti

beppegrillo.it - Settembre 22, 2014

“Nella squadra di governo di Renzi, non abbiamo soltanto 5 indagati, ma 27 persone tra ministri, viceministri e sottosegretari che sono stati riciclati dal governo di Enrico Letta e gli altri 30 che vengono proprio da questa area ex -democristiana, se non addirittura DC.
Quindi in qualche modo cambiano poco gli interpreti e sembra più una riverniciatura più che una vera e propria rottamazione.
” Enrica Perucchietti

“Ciao a tutti e grazie per l’accoglienza presso il Blog di Beppe Grillo, sono Enrica Perucchietti, giornalista e scrittrice, autrice del dossier il Lato B. di Matteo Renzi, biografia non autorizzata..
L’attuale premier si è presentato come un rottamatore del vecchio sistema fino dal 2010, quindi dalla prima Leopolda e quindi ha costruito tutta la sua immagine su questa idea di incarnare il nuovo, quindi di essere la speranza per l’Italia, un po’ come aveva fatto il Presidente Americano Barack Obama negli Stati Uniti.
Nei fatti, ha però poi dimostrato di essere molto ambizioso e di avere molta fretta di arrivare al potere, ma anche di essere incoerente per tutte le dichiarazioni che aveva rilasciato e poi per le cose che ha concretizzato. Per quanto riguarda il fatto che sia ben lungi dall’ essere un rottamatore del vecchio sistema, addirittura del sistema DC basta vedere non soltanto il suo background, per esempio suo padre Tiziano Renzi viene proprio da quell’area, dall’area ex-democristiana, basta vedere però la sua squadra di governo, in cui abbiamo non soltanto 5 indagati, ma 27 persone tra ministri, viceministri e sottosegretari che sono stati riciclati dal governo di Enrico Letta e gli altri 30 che vengono proprio da questa area ex -democristiana, se non addirittura DC.
Quindi in qualche modo cambiano poco gli interpreti e sembra più una riverniciatura più che una vera e propria rottamazione.
Tra l’altro vi è anche una vera e propria continuità con gli altri governi anche per quanto riguarda le istanze europeiste, l’esempio forse più eclatante è la scelta, la nomina del ministro Padoan, che in qualche modo continua la linea di privilegiare i poteri forti e i banchieri.
Un altro punto in comune con il vecchio sistema e soprattutto con il bacino berlusconiano sono i nomi influenti dei poteri forti, dell’industria che hanno sostenuto la scalata di Matteo Renzi. Ve ne sono diversi, vanno da Carlo De Benedetti, forse il nome che è stato fatto di più e in qualche modo a sproposito, passando per Paolo Fresco, per Farinetti, fino a arrivare anche a Giorgio Gori, che appartenevano proprio al bacino berlusconiano e che l’hanno aiutato molto a livello d’immagine e a raccogliere consensi nel mondo dello spettacolo, creando quasi un sistema reality legato al mondo Mediaset e Berlusconi.
Vi sono poi diciamo gli amici come Marco Carrai, amico da più di trenta anni, e Davide Serra. Il primo imprenditore, il secondo un vero e proprio speculatore finanziario, considerato da alcuni il Golden Boy della finanza internazionale, che hanno aiutato a raccogliere i fondi, per finanziare la campagna elettorale di Matteo Renzi, si pensi soltanto alla famosa cena Milanese che venne organizzata in modo assolutamente blindato, dove per partecipare bisognava effettuare un bonifico di 1.000 € su una Iban comunicato in precedenza. Le persone invitate furono soprattutto grandi nomi dell’imprenditoria e banchieri e alla fine di questa cena fu intervistato il banchiere Guido Vitale, che circa due anni prima parlava dell’esistenza di una terza guerra mondiale finanziaria in atto. Proprio Vitale spese all’uscita da questa cena milanese delle parole di stima per Renzi dichiarando che era l’unico uomo della sinistra italiana a non avere mai letto Marx, per lui è una cosa positiva perché avrebbe potuto aiutare quel mondo dell’imprenditoria liberale che i poteri forti sostengono.
Davide Serra, invece era già stato al centro di una accesa polemica con Bersani, che lo aveva accusato anche se ingiustamente, di essere uno speculatore con dei fondi alle Cayman, però ha alla base del suo impero finanziario, Londra. Tramite Carrai e tramite Serra Renzi si è costruito una ragnatela di contatti, che arrivano fino a Washington, sia Serra che Carrai vantano dei rapporti addirittura con la Casa Bianca e dall’altra fino a Gerusalemme, per esempio Carrai ha come partner finanziario Pacifici, ha degli ottimi rapporti con un personaggio anche a tratti inquietante come Michael Liden che è un Falco Repubblicano. Il suo nome è stato coinvolto nella storia, anche italiana, degli ultimi 30-40 anni, a partire dalla strategia della tensione, all’omicidio Moro, fino alla strage di Piazza Fontana. Il suo nome è stato associato anche a Licio Gelli, nonostante Liden abbia sempre negato di essere tesserato alla P2. Liden è soprattutto un sostenitore della guerra permanente e quindi rientra all’interno della politica mondialista, quindi, ritorna il discorso dell’istanza europeista, se non mondialista, proprio perché coloro che hanno sostenuto l’ascesa fulminea di Matteo Renzi fanno proprio parte di questi poteri forti.
Tra i finanziatori della campagna elettorale di Renzi se abbiamo avuto un Davide Serra che con sua moglie avevano speso più di 100 mila Euro per la sua campagna elettorale, poi abbiamo avuto un Guido Ghisolfi con la moglie Tanzi, abbiamo avuto la ISVAFIM di Alfredo Romeo, e poi moltissimi nomi tra cui figura anche Paolo Fresco, ex-Presidente di FIAT, che tra l’altro vanta una partnership con Stefano Carrai, che è il fratello di Marco Carrai.
Per questi motivi secondo molti Matteo Renzi non sarebbe un rottamatore, ma anzi un conservatore del vecchio sistema, un continuatore delle vecchie politiche e di tutto il suo sistema. La sua immagine, la sua politica, si reggerebbe su una immagine mediatica, molto scaltra, ambiziosa, capace, anche con lo sfruttamento per esempio di tecniche di PNL piuttosto che dei mezzi tecnologici. Poi ha questa capacità di fare promesse a raffica, addirittura a Firenze si parlava delle sparate del sindaco, che miravano più che altro all’impatto mediatico piuttosto che alla fattualità delle promesse, tanto è che alcuni, proprio nel feudo fiorentino avevano definito questa capacità di elargire promesse di Matteo Renzi, la avevano paragonata ai derivati: dato che Renzi fa promesse una dietro l’altra, ci si dimenticano quelle iniziali, quindi si crea una struttura virtuale molto simile a quella dei derivati, quindi poi, è difficile per l’elettorato andare a verificare se le cose che aveva dichiarato vengono poi concretizzate. Grazie per l’ascolto e passate parola.” Enrica Perucchietti

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