Il Neurologo di Beppe Grillo – Che cosa sono, in essenza, gli scherzi e le battute? Quali possono essere le loro conseguenze sul comportamento umano? Perché è così importante per l’uomo scherzare e sapersi divertire?
Dalla filosofia antica sino ad oggi, la natura essenziale di ciò che ci fa divertire è definita Nonserious Social Incongruity: qualcosa che devia il corso degli eventi in modo improvviso ed imprevedibile se riferita ad una situazione di assenza di pericolo.
La fisiologia della comicità si completa, in estrema sintesi, con una riflessione riguardo ciò che accade nella mente del “ricevitore” della battuta. Normalmente, soprattutto se sta ridendo, lo spettatore è impossibilitato a proseguire il corso delle sue azioni e pensieri. Si tratta di una sorta di blocco benigno, che permette di rilevare l’incongruenza indicatagli, che gli sarebbe sfuggita se qualcuno non lo avesse bloccato con una battuta. Uno strumento portentoso per frantumare i mantra del pensiero comune, capace di capovolgere il modo in cui percepiamo la realtà.
Si va agli spettacoli comici perché, quello che chiamiamo divertimento, innesca nel nostro cervello i cosiddetti circuiti di reward, quelli che generano in noi la paralizzante sensazione di benessere che proviamo quando scoppiamo a ridere. Anche per questa ragione, ciò che ci ha fatto ridere, diventerà più chiaro e verrà ricordato con molta facilità.
In questa breve sintesi è riassunto il senso di ciò che Beppe Grillo ripete spesso, nella sua veste di comico professionista, quando dice: “ma io stavo scherzando” a proposito dell’aver fondato, insieme a Gianroberto Casaleggio, un movimento politico che, oggi, a seguito di un risultato elettorale a dir poco sorprendente ha raggiunto il governo del paese. Se lo dice lui, che delle battute è un professionista, possiamo crederci.
La storia del Movimento Cinque Stelle nasce proprio dalla rilevazione di una miriade di incongruità, che Grillo non ha mancato di farci vedere, paralizzandoci dalle risate, nei teatri di tutto il paese.
I temi che interessavano di più Beppe riguardavano senza dubbio la società, l’economia, la politica e la morale pubblica. Il suo genere di comicità non era quello della farsa oppure del bagaglino, la sua era satira pungente e propositiva. Quando mostra gli italiani a sè stessi non lo fa per regalargli l’opportunità benevola di passarci sopra, al contrario, Grillo tracima la sua satira sino alla proposta: è ridicolo quello che accade ma sto cominciando a sognare il modo per cambiarlo.
“Ridicolo” non è semplicemente “divertente”, se ci riflettete quasi tutte le espressioni del potere nelle sue forme più degeneri contiene degli elementi di ridicolo. Penso al passo dell’oca, ora ci vengono i brividi a ricordarlo, ma di per se c’era da chiedersi come facessero a non prendersi tutti a calci nel culo. Pensate alle espressioni di Mussolini, alle pose machiste al limite della convulsione, e così via. Ripensando alla definizione iniziale circa cosa abbiano in comune le “cose comiche” certo il passo dell’oca era incongruo, così come le gesta di Mussolini o gli atteggiamenti di Kim. Si tratta anche di comportamenti sociali (Social Incongruity quindi) ma il contesto era tutt’altro che non serious. Rappresentavano e rappresentano il preludio ad eventi che si sono rivelati tragici nella storia; non era possibile riderne pubblicamente infatti, la frittata era fatta, l’occasione di fermarsi ed avvertire la ridicolaggine di ciò che stava accadendo era perduta.
Il sogno di Grillo era molto semplice: non poteva considerare il suo “ruolo nel mondo” limitato a far divertire il pubblico pagante raccontando gli italiani agli italiani. Vi rivelo un segreto, di pulcinella, non c’è persona più seria di un comico professionista, proprio per la capacità di rilevare le incongruità (benigne o maligne che siano). Infatti quello che vedeva e faceva vedere al suo pubblico era un’Italia profondamente insana, l’occhio del comico osservava che in parlamento c’erano più pregiudicati, in percentuale, che a Scampia. Che il nostro modo di essere incivili e corrotti, per quanto “quasi divertente” era, in realtà, il nostro stesso giogo sociale. Che gli atteggiamenti di Berlusconi riflettevano una sua percezione del paese come fosse un enorme bagaglino, capace di passare oltre a qualunque degenerato paradosso. Insomma, il Grillo Comico era sempre più vicino ad una esilarante quanto avvilente denuncia di ciò che tiene l’Italia lontana dall’essere una democrazia compiuta ma, piuttosto, la costringe dentro un’eterna parodia. Non era bene, e non poteva finire bene. Si verificarono episodi rivelativi di quanto fosse poco benigna questa parodistica gestione del potere: gli bastò una battuta profetica sulla natura del Partito Socialista Italiano per costargli un vero e proprio esilio dalla TV. Incredibilmente Craxi lo prese sul serio, non glissò quella oramai famosa battuta al festival di Sanremo del 1986.
Spesso Grillo si chiede, sempre in modo paradossale, come mai Bettino lo avesse preso così sul serio: è semplice, era vero, rubavano sul serio. Sortiscono lo stesso effetto quelle che vengono definite “sparate sull’euro”: vogliono ricordare a tutti che potrebbe accadere per davvero, ma certo non per la volontà sua o di un’unica formazione politica. Eppure le levate di scudi paiono in linea con un vero e proprio clima di terrore socioeconomico. L’espressione di un medioevo finanziario: non è soltanto ridicolo che le agenzie di rating decorassero con la tripla A titoli di borsa che contenevano scommesse contro sè stessi, è grottesco (ma di cosa sia grottesco parleremo un’altra volta).
Grillo, con il suo sogno in mente, è uscito dai teatri grazie alla collaborazione di Casaleggio che lo aiutò a comprendere che il WEB avrebbe potuto facilmente bypassare la pressoché costante censura televisiva. Quella barriera che lo teneva separato dalla totalità del suo pubblico.
Ed eccoci alla realtà, conseguenza diretta del suo essere comico e sognatore. Perché, oggi, ascoltare Fassino che diceva “se vuole fare politica la faccia, fondi un partito, vedremo quanti voti riuscirà a prendere” è davvero divertente.
Oggi, mentre il primo presidente del consiglio M5S è stato designato dal capo dello stato, l’incapacità di molti a cogliere il lato ironico delle cose, ad essere felici, ha trovato il suo, questo sì ridicolo, destino.
A Fassino resterebbe una sola carta in mano per proteggere la sua umanità: ripetere la stessa battuta di Beppe… “io stavo scherzando”.