“Stanotte non riesco a prendere sonno. Qualcuno qua deve dividere la mia incazzatura. E’ arrivato un supermercato in un posto dove ci sono allevatori, apicultori e contadini. Il Comune ne è stato contento. Un supermercato! Siamo avanti! Incassi gli oneri di urbanizzazione e te ne fotti dei produttori locali. I beni alimentari arrivano trasportati in Tir da chissàdove, arrivano ogni giorno. Portano frutta, verdura, carne, miele, latte. Tutta roba che qui produciamo da sempre. Così chiudiamo. E il tessuto sociale di secoli è devastato. Trasformare un allevatore in un commesso (o in un disoccupato…) è una bestemmia. Ricreare le capacità di chi vive della terra non è semplice, forse impossibile. Ci guadagnano i grandi supermercati, in particolare quelli francesi, ma anche gli italiani fanno la loro parte. Oggi sono furioso. Produco latte e formaggi e sono andato in Comune. Ho due figli che vanno alle scuole elementari. Ho chiesto perché il cibo per la mensa dei bambini non viene comprato da chi lo produce nel territorio, da me o da altri, invece che dal supermercato. Mi hanno liquidato come se fossi un fesso. Ma io non sono un fesso, sono loro che verranno cacciati a calci nel culo. Scusate lo sfogo.” Giovanni, un allevatore
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