Siamo all'”Odio” della domenica.
Mi si accusa che la mia parola odio sia troppo forte, ma è tra virgolette.
In realtà è l’amore che provo per queste cose che sono state stravolte nella loro natura.
L’Odio all’adolescenza.
Odio gli adolescenti quando si svegliano alle 3 del pomeriggio guardando nel vuoto.
Odio la loro puzza di piedi dentro le Nike marce e i pantaloni sotto l’ombelico che strisciano sotto la suola delle scarpe, con le mutande in vista.
Odio i loro “cioè”, “tipo” o “cosa?”.
Odio il loro happy hour, gli spinelli e le 5 birre con la pizza.
Odio “questo libro è una m…a, la scuola è uno schifo”.
Odio il motorino distrutto appena comprato, con sotto il sellino un mondo di cose appiccicaticce (bollo, assicurazione, lattine, olio motore e maglietta sudata).
Odio il casco appena appoggiato in testa.
Odio le facce dei professori quando dicono “è intelligente ma non si applica”.
Odio il gruppo, gli amici, il branco, che conta più di qualsiasi genitore.
Odio i loro modelli, MTV e tutto quello che c’è dentro.
Odio “e allora vado via di casa”.
Odio l’adolescenza che non passa, e a volte dura tutta la vita.
Ma odio soprattuto la mia generazione che gli ha tolto la speranza, la fiducia e i valori nei quali credere e per i quali è giusto crescere.