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Ieri sono stato ad Arese, all’Alfa Romeo, o meglio, a quello che ne resta. Piovigginava. Un freddo autunnale. C’erano impiegati e operai “sgombrati” dall’azienda che mi aspettavano, oggi si dice così per le ex maestranze licenziate: “sgombrati“, come se fossero inquilini abusivi o morosi sbattuti fuori di casa. Di fronte ai cancelli, per impedirne il rientro, agenti di polizia armati di tutto punto erano schierati in una linea compatta. Si vedeva dalle loro facce che non ne avevano alcuna voglia. Guardavano le persone che facevano capannello intorno a me e che potevano essere i loro padri e loro madri e abbassavano gli occhi. Vedevano gente veramente disperata, senza stipendio né altro reddito da mesi con una famiglia da mantenere. Mi sono ricordato di una frase celebre di Henry Ford, il più grande costruttore di auto mai esistito: “Quando vedo un’Alfa Romeo mi tolgo il cappello“. e ho pensato a Prodi che la regalò nel 1986 ai becchini della Fiat.
Sono entrato in macchina nella gigantesca fabbrica vuota che si estende per due milioni di metri quadri. Ho provato un senso di smarrimento e di angoscia di fronte a questo vuoto immenso.
Mi è stato detto che l’area sarà destinata alla creazione di centri commerciali e alla costruzione di nuove unità immobiliari. Con il camper mi sono diretto poi verso Palazzolo e ho letto delle 146.000 imprese che hanno chiuso nel primo trimestre del 2012. Vuol dire che 600.000 imprese, quasi tutte piccole e medie, chiuderanno nel 2012. Ma esistono 600.000 imprese in tutta Italia? Sono numeri che sorpassano qualunque previsione negativa. E’ vero che nel 2012 sono state aperte nuove imprese e che il saldo negativo è di 26.000, ma un’impresa che chiude ha un indotto, dei dipendenti, un fatturato. Un’impresa che apre è una scommessa, un investimento, il cui utile è incerto. Il 50% delle nuove imprese infatti non supera i 5 anni di vita. Le nuove PMI muoiono quasi sempre in culla. Il 58% dei nuovi posti di lavoro è creato dalle piccole imprese con meno di 10 dipendenti. Le grandi aziende delocalizzano e i piccoli imprenditori falliscono o si suicidano per la vergogna, per un fallimento che imputano a sé stessi e che è invece di una classe politica incompetente e cialtrona. L’Italia è come l’Alfa Romeo. Un capannone vuoto, sempre più esteso, che si riempie di banche, cemento e ipermercati. Non può durare e non durerà. O si rilancia la produzione insieme all’innovazione o il Paese chiude i battenti.