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L’Europa che vogliamo – il discorso di Beppe Grillo a Strasburgo

beppegrillo.it - Luglio 1, 2014

Guarda il video integrale!

“Ci siamo. Siamo dentro al Parlamento Europeo. Le hanno provate tutte per ostacolarci, ma alla fine siamo riusciti a formare un Gruppo che, sono sicuro, farà grandi cose. Devo ringraziarvi tutti: per essere qui oggi avete dovuto sopportare ogni tipo di aggressione. Hanno cominciato con Nigel: la stampa italiana si è inventata di tutto per dipingerlo come un mostro. Del resto – forse voi non lo sapete – ma noi siamo al 50° posto per la libertà di stampa. L’hanno accusato di xenofobia, di misoginia, di omofobia, di essere un evasore, di avere rubato le figurine dei calciatori da piccolo ai suoi compagni di classe… E’ fortunato, con me hanno fatto di peggio, arrivando a paragonarmi a Hitler e a Stalin. E hanno continuato fino all’ultimo. Nel tentativo di sabotare i negoziati, se la sono presa con tutti voi, dai Democratici Svedesi, a Ordine e Giustizia della Lituania, all’indipendente Francese uscita dal Front National, all’Unione dei Contadini Lettoni sino al Partito dei Cittadini Liberi della Repubblica Ceca. Vi hanno descritto come dei mostri, hanno riesumato qualunque spettro del passato per annientare la vostra credibilità. Lo hanno fatto finché non si sono arresi al fatto che l’EFDD, l’Europa della libertà e della Democrazia Diretta, era ormai una realtà. Noi esistiamo! E siamo qui oggi perché non gli abbiamo creduto. Abbiamo piena fiducia in voi e siamo certi che anche voi condividete i valori più alti della democrazia e che tutti insieme sapremo batterci per onorarli.
E ora che ci siamo, dobbiamo togliere di mezzo ogni ostacolo che impedisca ai cittadini di sapere cosa accade qui dentro, chi prende le decisioni, chi ne fa le spese e chi governa senza essere mai stato eletto dal popolo, ma cambia la vita di chi resta senza lavoro, di chi non ha i soldi per comprarsi da mangiare, di chi è costretto a licenziare i suoi dipendenti o a dichiarare fallimento. Dobbiamo dire alla gente chi sono i nominati, da chi sono stati messi sulle loro poltrone e perché sanno solo ripetere che “serve più Europa”, “servono più soldi alle banche”, “serve più rigore”.
L’austerity! Cioè tagli alla spesa pubblica, ma soprattutto ai salari, agli stipendi e alle pensioni. E quando qualcosa si taglia, qualcos’altro deve per forza aumentare: le tasse. Le tasse in Italia sono diventate così alte che ormai bisogna lavorare fino a ottobre non per guadagnare, ma solo per riuscire a pagarle. Ci hanno detto che la soluzione era l’austerity. Era una soluzione, certo, ma era quella sbagliata! In Irlanda e in Portogallo ha funzionato talmente bene che c’è stato un esodo quasi senza precedenti verso altri paesi. In Italia ha funzionato anche meglio: solo nel 2013, più di trecento aziende al giorno sono state costrette a chiudere. Il motivo è semplice: i grandi sacerdoti dell’austerity hanno basato la loro religione su dati parziali. Non serviva essere economisti per accorgersi che una compressione della spesa in un momento di crisi avrebbe portato a una stagnazione, la quale avrebbe peggiorato la crisi. Perfino al Fondo Monetario Internazionale, alla fine, se ne sono accorti: Blanchard ha ammesso l’errore, ma nessuno ha cambiato direzione. Ne ammazza di più la medicina della malattia, ma nessuno che pensi di interrompere il salasso: si continua a succhiare sangue alle aziende, alle imprese, ai lavoratori, ai pensionati, ai cittadini, ai quali si sottrae ogni giorno una fetta di sovranità, per conferirla nelle mani di un oscuro centro di potere governato da non eletti.
Così, questa Europa si è trasformata in un gigantesco parassita, un parassita che vive sulle nostre spalle, un parassita che ci afferra per la gola e ci toglie ossigeno. Ci rassicurano che le cose vanno meglio, che la crisi sta passando, che si intravede la luce alla fine del tunnel, ma sono i fari del treno che ci sta per venire addosso!
Il treno si chiama Fiscal Compact, il nuovo irrigidimento del Patto di Stabilità e di Crescita che negli anni è stato sforato dalla stragrande maggioranza degli Stati europei. Così, a un paziente già ammalato, hanno somministrato il colpo di grazia: il pareggio di bilancio. Che in Italia abbiamo inserito addirittura nella Costituzione. Significa che se non abbiamo soldi non possiamo neppure trovarne, privi come siamo di sovranità monetaria, senza indebitarci. Una genialata! In più, ci hanno chiesto di ridurre il rapporto debito pubblico/Pil al 60% in 20 anni. Significa prendere un tessuto economico già disastrato, un tessuto imprenditoriale disperato, un tessuto assistenziale ai limiti dell’inesistente, e applicarvi tagli a pioggia pari anche a 50 miliardi all’anno per vent’anni! E lo chiamano “Grande sogno europeo”! Ci accorgeremo presto delle conseguenze del Fiscal Compact sui paesi già piegati dal rigore a tutti i costi. “E poi”, come in un celebre romanzo di Agatha Christie, “non ne rimase nessuno”.
Non contenti, per salvare gli amici degli amici, cioè il mondo della tecno-finanza la cui sconsiderata ingordigia ha ridotto in povertà decine di milioni di persone, hanno istituito il MES, il Meccanismo Europeo di Stabilità, e l’hanno ratificato quatti quatti, zitti zitti, come piace a loro. Il MES indebita interi popoli all’infinito, impegnandosi per centinaia di miliardi che possono essere rinnovati a piacere da un gruppo di oscuri oligarchi che si ritrovano in Lussemburgo, come una setta, senza che nessuno possa leggere le carte che si passano, senza che nessuno possa citarli in giudizio, senza che nessun Governo nazionale, neppure futuro, possa rifiutarsi di pagare. E a fronte di questo salasso, che per l’Italia vale da subito 125 miliardi e poi chi lo sa, se un giorno dovessimo avere bisogno di essere salvati, il MES ci presta i soldi. Ce li presta! E’ come se tu pagassi una kasko per l’assicurazione della tua auto, e poi quando qualcuno ti viene addosso, ti prestano i soldi per il carrozziere. Ce li prestano in cambio di “condizionalità”. Le chiamano “condizionalità”. Ma significano “cessioni di sovranità”. Si infilano nei parlamenti nazionali e sottraggono ai cittadini ogni giorno un pezzetto dei loro diritti, per conferirli dentro a qualcosa che non c’è ancora. E’ a questo che è servita la crisi. Perché le guerre oggi non si fanno più con i carri armati. Si fanno con lo spread. Da un carrarmato ti puoi difendere: lo spread non lo vedi e non lo senti. E’ un assassino perfetto. Silenzioso ed ineffabile.
Grazie allo spread puoi creare strumenti micidiali come l’ERF. Hanno sempre questi nomi biblici, quasi rassicuranti: il Fondo Europeo di Riscatto. Ti fanno credere che devi essere riscattato, perché sei un PIIGS. Sei un PIIGS anche se versi più soldi all’Europa di quanti alla fine l’Europa non te ne renda. E allora come ti riscattano? Se non ce la fai a rispettare il Fiscal Compact, vengono a suonare con l’esattore alla frontiera, e ti costringono a consegnare gli asset patrimoniali nazionali, le riserve valutarie, le riserve auree e parte del gettito fiscale fino ad ottenere garanzie per tutta la parte eccedente il rapporto del 60% del debito sul PIL. Un curatore fallimentare poi vende tutto. Una immensa Equitalia al cubo! E se consideriamo il gettito fiscale come lo stipendio di uno stato, l’Europa si trasforma in un creditore che ti impone la cessione del quinto senza che tu possa avere più il controllo del tuo conto in banca.
Cosa sarebbe tutto questo? Cosa stiamo diventando? E’ un’immensa Matrix, siamo governati da scienziati pazzi che fanno esperimenti di ingegneria tecnologico – finanziaria su interi popoli e se poi gli esperimenti falliscono e decine di milioni di persone muoiono, allora fa niente: siamo tutti sacrificabili. L’importante è che la casta mondiale, quel 10% degli abitanti della Terra che detiene il 90% delle ricchezze, sopravviva e continui a godere di ottima salute.
In Grecia negli ultimi due anni si sono suicidate oltre 7mila persone: gente che l’ha fatta finita non perché avesse perso il lavoro, ma perché non aveva più neppure da mangiare. Ci sono genitori che hanno deciso di abbandonare i propri figli negli orfanotrofi per garantirgli almeno un pasto al giorno e un letto caldo per l’inverno.
In Italia, rispetto ai livelli pre-crisi, ci sono tre milioni di poveri in più (+93,9%), 3 milioni e settecentomila persone disoccupate in più (+122,3%), il Pil è crollato del 9%, la produzione industriale è precipitata del 23,6%, le costruzioni del 43,15%, i consumi delle famiglie si sono ridotti dell’8%, gli investimenti del 27,5%, c’è il -7,8% di occupazione e abbiamo perso quasi due milioni di posti di lavoro. E non lo dico io, non lo dice Beppe Grillo: lo dicono i dati più recenti forniti da Confindustria la settimana scorsa!
E’ questo il grande successo dell’Europa? Una élite di mentitori di professione che cambia i metodi di calcolo alla bisogna, facendo così sparire in un attimo i dati che non devono essere mostrati? Non è vero che la Grecia sta migliorando, al contrario è in profondo rosso. Ma i cittadini che ne possono sapere? A noi in Italia raccontano spesso che servono più sacrifici, perché “ce lo chiede l’Europa”. Ma l’Europa che vogliamo noi non è quella che continua a drenare linfa dalla propria gente, che rovina i suoi imprenditori, i suoi lavoratori, che toglie lo stato sociale ai deboli e tutela i ricchi e i forti. L’Europa che vogliamo noi è un’Europa davvero solidale, non solo sulla carta, ma nei fatti. Dove i diritti degli immigrati non sono solo inchiostro steso su qualche convenzione per sentirsi la coscienza pulita, ma si traducono in un’azione di supporto corale, dove tutti si sentano vincolati da un grande impegno comune. L’Europa che vogliamo noi non è quella che costringe le democrazie in crisi a versare centinaia di miliardi che finiscono su un conto in Lussemburgo a finanziare le democrazie che stanno bene, quelle della Tripla A, come la Germania. L’Europa che vogliamo noi non è quella oscura, un buco nero nel quale tutto entra e dal quale nulla esce, ma è l’Europa della democrazia diretta, dei referendum popolari, delle informazioni che circolano e della conoscenza condivisa. E’ l’Europa consapevole delle scelte ambientali che possono ancora cambiare le sorti del nostro pianeta. E’ l’Europa della libertà individuale, dei diritti, della sostenibilità. E’ l’Europa dei cittadini e non quella di Van Rompuy.
E allora, con il nostro Gruppo, facciamogli vedere, a quest’Europa, cosa significa democrazia, cosa significa veramente rendere partecipi i cittadini delle scelte che cambiano la loro vita, facciamogli vedere cosa significa lavorare per l’interesse di tutti i paesi europei, e non solo di quelli più importanti… Facciamo vedere a questa Europa chi è davvero e cosa sarà capace di fare il Gruppo Europeo della Libertà e della Democrazia Diretta.
Grazie a tutti voi e in alto i cuori!” Beppe Grillo

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