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Le discussioni sui programmi televisivi, le parcelle da pagare o le ospitate gratis, i veti e i controveti, gli attacchi alla democrazia e la libertà di parola di questi giorni mi sembrano l’accanimento su un cadavere. La televisione è morta da un pezzo, gli unici a non saperlo sono quelli che ci vanno. Nessuno vieta al grande artista, al profondo comunicatore, all’intrattenitore colto di rischiare in proprio, o cercare un finanziatore, per diffondere le sue verità democratiche, o meno, in Rete. Apra un account su YouTube, si filmi e chi vuole lo guarderà. Chi lo paga? Questo può essere un problema. E quanto lo paga? Questo, per molti, è un problema ancora più grande. Un consiglio. Crei un sito, dei contenuti, li sviluppi e chieda alle folle oceaniche che sentirebbero la sua mancanza in televisione di finanziarlo on line. Sembra una provocazione, ma non lo è. Avrebbe la libertà di dire ciò che vuole e un probabile introito, forse piccolo, forse grande, ed essere indipendente da consigli di amministrazione, direttori, politici. Lui e il pubblico che, spontaneamente, si collega per ascoltarlo. Nessun altro. Giocherebbe d’anticipo.
L’integrazione internet/televisione è un dato di fatto, la scomparsa dei palinsesti generalisti solo un problema di tempo. Nessuna persona sana di mente e informata sui fatti investirebbe oggi in azioni di Mediaset, RAI (se si quotasse) o La 7. Sarebbe come investire in ferri da cavallo all’avvento delle prime automobili della Ford.
In un futuro non così lontano ti siederai in poltrona e navigherai sullo schermo di casa. Sceglierai tu chi seguire, non decideranno Masi o Confalonieri o i partiti o il digitale terrestre. Ad ogni minuto nel mondo qualcuno abbandona la televisione per Internet. E’ come una clessidra con granelli di polvere che si trasferiscono da un luogo a un altro. Un posto con nuove regole e opportunità in cui ci si gioca tutto senza paracaduti. Nel quale la propria credibilità è l’unico valore economico. L’unico per cui qualcuno è disposto a pagare. Un mondo senza Minzolini, Vespa, Fazio, nel quale il caravanserraglio dei politici svanirebbe. Chi si collegherebbe e soprattutto pagherebbe per ascoltare Cicchitto, La Russa o Bersani? Dovrebbero essere loro a pagarli e forse non basterebbe. Ecco, alla televisione rimarrà solo questo, il telespettatore pagato, come le folle che sbarcano dai pullman pagati con il pranzo al sacco pagato per le manifestazioni pagate dai partiti finanziati dai cittadini. Il telespettatore pagante si trasferirà invece armi e bagagli in Rete e sceglierà lui a chi dare i suoi soldi.