“Come risulta ai più accorti e ai maggiormente informati, il vero capo del governo, il presidente del Consiglio, è il ministro dell’economia,
l’altro non è che un fantaccino, uno scudiero messo lì, dai potentati, per tranquillizzare gli italiani, dire loro che va tutto bene, e a farlo con i metodi della televisione di vent’anni fa che era usa dipingere tutto in rosa, e il premier è figlio di quella televisione.
Pier Carlo Padoàn e non Pàdoan ma Padoàn, come insegnano altri cognomi simili, Trevisàn, Furlàn e non Fùrlan, non sappiamo perché abbia cambiato il suo accento tonico, forse per risultare più attraente, più digeribile; lo sappiamo invece grande privatizzatore, estremo difensore degli interessi forti, dei grandi interessi delle banche. L’operazione che sta facendo in questi giorni infatti lo dimostra e prende le mosse dalla scusa di voler diminuire il debito pubblico.
Sto parlando della privatizzazione delle Poste italiane dopo una forsennata campagna pubblicitaria, volta a dimostrare, a convincere tutti i cittadini italiani, che si tratta di un buon affare per la nazione, quando invece è una rovina, una delle tante rovine.
Già le Poste avevano ricevuto un duro colpo quando amministratore delegato era Corrado Passera: erano schizzate le tariffe alle stelle, i servizi erano scesi paurosamente in basso – e lo sono tutt’ora – aveva eliminato la spedizione delle stampe, e applicato, stabilito, delle tariffe talmente indecenti da costringere la maggior parte di giornali periodici a non spedire più e quindi a chiudere mettendo in grave difficoltà il mondo dei poligrafici che si vedeva privato di una massa di clienti che non potevano più materialmente spedire.
Passera, non riuscì neppure ad eliminare la tassa sui conti correnti che oggi ha raggiunto il livello di un euro e cinquanta per ciascun conto, una tassa che non ci è mai stato spiegato che motivo, che origine avesse.
Padoàn, insieme all’attuale amministratore delegato delle Poste che si chiama Francesco Caio, stanno vendendo il 40 per cento del pacchetto azionario di Poste italiane, un altro bene se ne va e lo scempio continua.
Ci domandiamo a questo punto, le associazioni dei consumatori, se ritengono ancora di avere uno scopo, una funzione, perché non dimostrano di saperla esercitare?” Mario Albanesi