Su una pianura granitica, circondata da montagne, nello stato australiano della Tasmania, si trova una gigantesca scatola d’acciaio, che ricorda il monolite nero di Kubrick di 2001: Odissea nello spazio. E’ la “Earth Black Blox”, la scatola nera della Terra, come quelle usate negli aerei per cercare di trovare le cause di un incidente.
Ogni volta che vengono pubblicate nuove ricerche sul clima, pubblicate notizie o condivisi tweet, questa gigantesca scatola d’acciaio registrerà tutto.
Il progetto “Earth Black Blox” ha lo scopo di raccontare alle civiltà future come l’umanità ha creato la crisi climatica e come abbiamo fallito o siamo riusciti ad affrontarla. Il progetto è realizzato dalla società di comunicazione australiana Clemenger BBDO in collaborazione con i ricercatori dell’Università della Tasmania.
La scatola è in acciaio di 10 metri x 4 x 3 metri con batterie e pannelli solari, in fase di costruzione, e sebbene non sarà ancora completata fino al prossimo anno, i dischi rigidi hanno già iniziato a registrare risultati e conversazioni del vertice sul clima COP26 a Glasgow, in Scozia, a novembre.
“La scatola nera della Terra registrerà ogni passo che faremo verso la catastrofe climatica. Dati, misure, impatti sanitari e altro saranno inviati e stoccati in modo permanente. L’idea è di creare un apparecchio indistruttibile, al fine di consentire alle nuove generazioni di avere materiale che funga da lezione”, ha spiegato Jim Curtis, dirigente della Clemenger BBDO. Ma la scatola nera sarà utile “anche per imporre ai leader di rendersi conto delle loro scelte. Sarà possibile capire chi avrà agito e chi no”.
La scatola registrerà i dati sulla temperatura dell’aria e del mare, l’acidificazione degli oceani, i gas serra nell’atmosfera, la popolazione umana e il consumo di energia. Utilizzerà anche un algoritmo per selezionare e salvare notizie, tweet, pubblicazioni. Secondo quanto riferito, la scatola nera della Terra memorizzerà quasi mezzo secolo di dati, ma gli sviluppatori sperano di archiviarne ancora di più. Idealmente, il sistema conserverà i dati per centinaia e forse anche migliaia di anni.
Maggiori informazioni sul sito del progetto: https://www.earthsblackbox.com/