La disoccupazione giovanile, in Italia, non è mai stata così alta. Il 43,7% dei giovani non ha lavoro. Le serie storiche dell’Istat dicono che è il dato peggiore dal 1977 ad oggi, ma solo perché non esiste traccia statistica che risalga a prima del 1977. Circa un giovane su due non ha lavoro, e probabilmente è una conclusione ottimistica. Per gli istituti di statistica, infatti, i disperati, i senza lavoro cronici che un impiego non lo cercano neanche più, non fanno parte dei disoccupati. Quelli sono invisibili. Come invisibili sono i giovani costretti alla fuga dall’Italia che hanno trovato impiego all’estero. Un giovane disoccupato italiano che scappa in Germania per sopravvivere non è più un disoccupato ai fini statistici. Come buttar via il bambino con l’acqua sporca.
E se un giovane su due non lavora, quello che invece è considerato un occupato molto spesso è uno schiavo, chiuso in un call center per 500 euro al mese, senza diritti né dignità. Il 43,7% di disoccupazione giovanile è una cifra inesatta, certamente migliore di quella reale. E all’orizzonte il cielo è nero pesto.
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