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La canzone della vita

beppegrillo.it - Luglio 18, 2019

Si muovono a nord della regione del Kaokoland delimitata a nord dal fiume Kunene al confine con l’Angola, e a sud dal fiume Hoanib; gli Himba sono una popolazione nomade della Namibia che segue la transumanza delle mandrie di bovini in cerca di acqua.

In rete gira una bellissima leggenda riguardo questa popolazione: ad ogni bambino alla nascita è associata una canzone.

“La data di nascita di un figlio non viene conteggiata da quando nasce, né da quando è concepito ma dal giorno in cui il bambino era un pensiero nella mente di sua madre.

Quando una donna decide che avrà un bambino, va fuori e si siede sotto un albero, da sola e ascolta fino a quando può sentire, il canto del bambino che vuole venire. Dopo aver sentito la canzone di questo bambino, lei torna da colui che sarà il padre del bambino e la insegna a lui.

Poi, quando fanno l’amore per concepire fisicamente il bambino, per un po’ di tempo cantano la canzone del bambino, come un modo per invitarlo e quando la madre è incinta, insegna la canzone del bambino alle levatrici e alle vecchie donne del villaggio, in modo che quando il bambino nascerà, le donne anziane e le persone intorno a lei, cantino la canzone del bambino per accoglierlo.

Se in qualsiasi momento durante la sua vita, la persona commette un crimine o un atto sociale aberrante, l’individuo è chiamato al centro del paese e le persone della comunità formano un cerchio intorno a lui o lei e poi gli cantano la sua canzone.

La tribù riconosce che la correzione per un comportamento antisociale non è la punizione ma è l’amore e il ricordo della propria identità.

Quando si riconosce la propria canzone, sparisce la voglia o il bisogno di fare cose che possano ferire un altro. Va così la loro vita: nel matrimonio, le canzoni sono cantate insieme.

Infine, quando questo bambino adulto è sdraiato sul letto, pronto a morire, tutti gli abitanti del villaggio conoscono il suo canto e cantano, per l’ultima volta, il canto a quella persona.”

 

Si ringrazia Andrea Biagioni per la preziosa segnalazione e Valeria Bonora di Eticamente

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