Il ministro Paolo Ferrero ha inviato una lettera di risposta al post “Il tabù dell’immigrazione“.
“Caro Grillo,
ho visto che sul suo blog mi definisce irresponsabile. Penso che si tratti di una accusa sbagliata. Ogni anno decine di migliaia di persone entrano illegalmente in Italia e a decine muoiono nel canale di Sicilia. Penso che dobbiamo capire come fare a evitare queste morti e questa sofferenza e per questo è necessario prendere atto che oggi lItalia, da cui un tempo erano i nostri nonni a partire (quasi 30 milioni di emigrati) è diventato un paese di immigrazione. Prima ce ne rendiamo conto e meglio potremo affrontare il problema in modo non demagogico. Nelle 2000 battute che ho a disposizione mi preme sottolineare tre priorità:
1) E necessario aumentare nettamente gli aiuti dei paesi sviluppati ai paesi più poveri, costruire una seria cooperazione – come Italia e come Europa – per favorire lo sviluppo sociale ed economico a partire dal Nord Africa.
2) E necessario superare la legge Bossi Fini perché sostanzialmente questa legge non rende possibile lingresso legale degli immigrati in Italia e li costringe alla clandestinità e a diventare preda dei criminali che organizzano la tratta delle persone. Per poter entrare legalmente in Italia è infatti oggi necessario che un datore di lavoro italiano faccia richiesta nominativa al paese dorigine dellimmigrato. Non accade mai perché i datori di lavoro vogliono prima conoscere le persone e poi assumerle.
3) E necessario fare una lotta spietata alla malavita che organizza la tratta delle persone.
Agire e lottare per rimuovere le cause dellineguaglianza a livello mondiale non ci esime dal cercare di riportare nella regolarità quello che oggi avviene nella clandestinità. Trattare i migranti come persone e non come merci, garantire loro i diritti civili è la condizione anche per evitare che vengano utilizzati come manodopera a basso costo e affinché anche loro possano giustamente lottare contro lo sfruttamento e lingiustizia di questo mondo. Con immutata stima.
Paolo Ferrero Ministro della Solidarietà Sociale.