Ci sono milioni di tonnellate di immondizia nell’oceano, il cui monumento è rappresentato dal noto “Great Pacific Garbage Patch”, ossia una enorme isola galleggiante fatta interamente di rifiuti di plastica.
La quantità di rifiuti di plastica nei mari è sconcertante, ed è sempre in aumento: ogni anno vengono prodotti a livello mondiale 300 milioni di tonnellate di materie plastiche. Almeno 8 milioni di tonnellate finiscono nell’oceano.
É un enorme rischio per la salute umana, ed incide in maniera impressionante su tutte le specie marine e gli ecosistemi. Inoltre ha implicazioni significative su settori come il turismo e la pesca.
Cosa possiamo fare?
Qualcosa si sta muovendo e finalmente questi temi stanno entrando nelle agende degli stati nazionali. Tra tutti c’è un ambizioso progetto di pulizia chiamato Ocean Cleanup.
Ad Alameda, California, è stato costruito il “collezionista di rifiuti”, che in attesa di un nome migliore assicura di portare un enorme beneficio alla lotta contro la plastica. Infatti Boyan Slat, CEO e fondatore del progetto ha in mente una flotta di queste macchine che ridurrebbe in solo 5 anni il 50% della spazzatura dei mari.
Anche se sembra impossibile, Slat assicura che 60 di queste macchine potrebbero raggiungere questo obiettivo. Ma finora solo una su 60 è pronta.
La macchina funziona come un gigantesco Pac-Man, una sorta di “gigante” galleggiante che cattura ogni immondizia.
Abbiamo più di 60 anni di inquinamento alle spalle, in cui non c’è stato nessun freno. Nelle nostre spiagge si vede un mucchio di plastica. Troppa. Ed è solo quella visibile ai nostri occhi.
Quindi se vogliamo davvero incidere e cambiare le cose, dobbiamo iniziare dai nostri comportamenti. Innanzi tutto avendo più rispetto dell’ambiente, sopratutto quando andiamo proprio in spiaggia. Sarebbe utile che anche le aziende prendessero in considerazione questa problematica, cambiando magari i loro prodotti, utilizzando materiali diversi, magari biologici e, quando non possibile, almeno meno inquinanti e facilmente riciclabili.
E questo è solo una parte del problema.
La plastica è molto versatile, per questo viene utilizzata per moltissimi prodotti, ma si tratta di un materiale NON degradabile che deriva dal petrolio. Per produrre un solo chilo di PET si utilizzano 2 kg di petrolio e 7 litri di acqua, con la liberazione di 2 kg di anidride carbonica e altri inquinanti atmosferici.
Solo in Italia vengono prodotti 8 milioni di bottiglie di plastica. L’estate è il periodo peggiore per i nostri mari e per le nostre spiagge. Dovremo presto iniziare d’estate campagne non solo contro l’abbandono di animali, ma anche contro l’abbandono di bottiglie sulle spiagge.
Infatti uno dei prodotti che più inquina le nostre bellissime coste sono le bottiglie di plastica. Sono ovunque.
Cosa è possibile fare?
Prima di tutto cambiare abitudini. Non è facilissimo, ma nemmeno così difficile. Per esempio si possono utilizzare borracce invece di bottiglie di plastica. Alcune aziende stanno facendo proprio questo, mettendo sul mercato delle borracce davvero accattivanti e comode.
Inoltre si potrebbe far caso a come sono costruiti questi prodotti, con quale materiale, se è eco friendly. Ci sono davvero tanti materiali innovativi oggi. Molti sono biologici e completamente degradabili, ma non sempre possono essere utilizzati su tutto. In alternativa ci sono materiali facilmente riciclabili e che impattano davvero poco.
Per esempio c’è il tritan. É considerato eco friendly. Offre una migliore chiarezza, tenacità, migliore resistenza termica, ottima resistenza chimica e sopratutto assenza di BPA, ovvero Bisfenolo-a. Questo è un composto nocivo per la salute, essendo in grado di alterare l’attività dell’apparato endocrino (il sistema endocrino gestisce il funzionamento dell’organismo umano in collaborazione con il sistema nervoso), attiva i recettori degli ormoni e anche in dosi minime può inibire del tutto l’azione degli estrogeni sulla crescita neuronale. Insomma sarebbe da evitare.
La strada è lunga, ma è confortante vedere che le persone e le aziende stanno acquisendo sempre maggiore coscienza su come i loro comportamenti possono davvero influire. Prima di tutto con le scelte di acquisto, magari sostenendo quelle aziende che cercano di cambiare i loro prodotti, preoccupandosi dell’ambiente e della salute di tutti noi.