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Gli intellettuali

beppegrillo.it - Settembre 2, 2009
La Voce di Pasolini
(3:00)

Cos’è un intellettuale, oggi, in Italia? Chi ha ancora profondità di pensiero e statura etica, morale per porsi come riferimento in questo bordello nazionale? Quanti sono i sopravvissuti e perché tacciono?
Negli anni ’70 gli intellettuali scrivevano sul Corriere, erano presenti nell’informazione quotidiana. Montanelli, Pasolini, Buzzati, Montale, Calvino, Moravia. Forse non avrebbero amato essere definiti intellettuali, ma erano una spanna sopra agli altri per cultura e spesso per coraggio. Montanelli disse in un’intervista che il requisito principale per fare il giornalista erano i cosiddetti, per un intellettuale vale lo stesso discorso. Pasolini avrebbe fatto a pezzi lo psiconano e il suo sodale D’Alema con un solo articolo. A De Bortoli non basterebbe un ventennio di editoriali, a PG Battista l’eternità.
Göring, successore designato di Hitler, disse che ogni volta che sentiva la parola “intellettuale” metteva mano alla pistola. Nel Paese della P2 e dell’inciucio permanente tra PDL e PDmenoelle siamo più civili, è sufficiente un posto di direttore o vice direttore di giornale, un incarico di facciata nel partito, qualche libro edito da una casa editrice.
Gli intellettuali, se esistono ancora, si sono venduti. Sono diventati tartufi, cortigiani, zimbelli da esibire, spaventapasseri da telegiornali di regime oppure ombre silenti, docenti universitari, ciarlatani di piazza con le dispense a puntate sul settimanale di sinistra, firme autorevoli di quotidiani nazionali, fiori all’occhiello di consigli di amministrazione. L’intellettuale è una specie scomparsa, sotterrata dalle tonnellate di merda della televisione e dall’indifferenza, dal grufolare di maiali, della società italiana. Si sono adattati, meglio vivere cento giorni da pecora che un giorno da uomo libero. I migliori tengono una rubrica, rispondono alla posta dei lettori e lanciano appelli per la democrazia da sottoscrivere, anche on line. Appelli vibranti che non servono mai a un cazzo.
L’intellettuale moderno non è di destra o di sinistra, il suo punto cardinale è il portafoglio, il suo segno distintivo la piaggeria verso il potere. Ama servire e le sue capacità sono a disposizione di chi le apprezza. Questa classe politica fa schifo, ma chi non ha mosso un dito per decenni quando, per ruolo e intelligenza, poteva farlo, fa più schifo ancora.
L’Italia è in una situazione prerivoluzionaria, i sintomi ci sono tutti. Milioni di disoccupati alle porte, un debito pubblico abnorme, le spese dello Stato in aumento vertiginoso, mancanza di rappresentanza politica per decine di milioni di persone, delirio allo stato terminale di Testa d’Asfalto che non ha più niente da perdere, assenza di un’opposizione, a parte Kryptonite Di Pietro, un’economia fragile, un senso civico inesistente e una disgregazione dello Stato.
Le dieci domande di Repubblica sulla vita sessuale (quella che gli è rimasta) di Accappatoio Selvaggio, sono il massimo che è riuscita a esprimere la sinistra in tre lustri come opposizione alla melma che ci ha sommerso. A Berlusconi non sono state fatte diecimila domande ben più importanti sulla mafia, sulla P2, sull’origine delle sue società. Gli è’ stato concesso tutto, qualunque conflitto di interessi, ogni legge porcata, ogni condannato in Parlamento. Con la benedizione degli intellettuali di sinistra e degli intellettuali cattolici. Tutti comprati e contenti.

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