Oggi, 16 Ottobre, si celebra in tutto il mondo la giornata mondiale dell’alimentazione. Quello che si sta facendo non è abbastanza, i numeri ci ricordano dell’immenso divario che c’è, tra chi ha fame e chi spreca e butta via cibo.
La fame nel mondo è di nuovo in aumento. Al giorno d’oggi oltre 820 milioni di persone soffrono di denutrizione cronica. 672 milioni soffrono di obesità ed oltre 1,3 miliardi sono in sovrappeso.
Guerre, eventi meteorologici estremi collegati ai cambiamenti climatici, crisi economica e rapido aumento dei livelli di sovrappeso e obesità stanno invertendo la tendenza dei progressi fatti per combattere la fame e la malnutrizione.
È giunto il momento di rimettersi al lavoro. Il mondo può raggiungere l’obiettivo Fame Zero se uniamo le forze tra Paesi, continenti, settori e professioni per perseguirlo fattivamente.
Il 70% delle popolazioni povere mondiali vive in aree rurali, in cui la sopravvivenza è legata all’agricoltura, alla pesca e alla silvicoltura. Per questo motivo Fame Zero richiede la trasformazione dell’economia rurale.
I governi devono creare maggiori investimenti nell’agricoltura da parte del settore privato, promuovendo programmi di protezione sociale per i più deboli e collegando i produttori di generi alimentari con le aree urbane.
I piccoli agricoltori devono adottare nuovi metodi di agricoltura sostenibile per aumentare la produttività e il reddito. Garantire la resilienza delle comunità rurali richiede un approccio attento all’ambiente, che sfrutti il potere dell’innovazione tecnologica e crei opportunità di lavoro stabili e gratificanti.
L’occupazione e la crescita economica, però, non sono sufficienti, soprattutto per le persone esposte a guerre e tribolazioni.
Possiamo cambiare lo stato delle cose. Basta solo volerlo.