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Gandhi e la Moratti

beppegrillo.it - Novembre 5, 2009
Il Comune di Milano chiude il Liceo serale Gandhi
(7:50)

Il liceo serale Gandhi di Milano è stato chiuso dalla Moratti. Gli studenti lavoratori potranno ora rivolgersi alle scuole private pagando rette impossibili. Da due mesi c’è un presidio permanente davanti alla scuola (chi può faccia un salto a sostenere i ragazzi). Il TAR ha deciso di sospendere la chiusura, accogliendo una richiesta degli studenti. Nonostante questo il Comune non ha riaperto la scuola. La sciura Brichetto Moratti, eletta con i soldi del marito, ha altro a cui pensare. Indimenticabile la sua esibizione al Teatro Dal Verme di Milano come lettrice di un testo in inglese durante un concerto. Si era preparata da settimane ed era emozionata più di un discorso all’ONU. I ragazzi del Ghandi presenti, per fortuna, hanno messo fine alla sceneggiata. Loro non si arrenderanno mai (ma gli conviene?). Noi neppure.

Indice:
Una decisione arbitraria
Il Comune ignora il TAR
Un appello

Una decisione arbitraria.

Giorgio Bonera: “Sono Giorgio Bonera, sono un delegato sindacale Rsu del Comune di Milano e vorrei raccontare l’esperienza del liceo serale Gandhi di Milano, una scuola serale per studenti lavoratori che, da anni, accoglie le persone che vogliono una seconda chance per completare le gli studi che non sono riuscite a completare in passato. Dalle nostre scuole sono uscite persone che hanno poi avuto la possibilità di realizzare i loro sogni: possiamo citare Roberto Bolle, ma anche molti altri. Purtroppo il Comune di Miliano, per una scelta che non è comprensibile e che non è giustificata da motivazioni di carattere economico, perché l’assessore ha sempre smentito che lo scopo fosse quello di risparmiare, è arrivato all’improvvisa chiusura di quasi tutti gli indirizzi dei nostri licei serali. I nostri licei serali erano composti da quattro indirizzi: classico, scientifico, sociopsicopedagogico e linguistico. Una scuola che ha avuto ottimi risultati all’ultimo esame di Stato del luglio scorso, quando tutti gli alunni dei tre indirizzi che erano arrivati alla classe finale sono stati ammessi e, successivamente, anche promossi, in netta controtendenza con la situazione generalizzata in Italia, nella quale i promossi sono diminuiti.
Malgrado questa situazione pochi giorni dopo, il 24 luglio, l’assessore ha spiegato alla Giunta comunale del Comune di Milano che voleva chiudere queste scuole. Successivamente c’è stato l’atto formale del dirigente, che è arrivato alla chiusura di quasi tutte le classi, ne sono rimaste due e, in questo caso, la scusa, l’appiglio burocratico, che era quello di rispettare la normativa statale che vincolava certi minimi per aprire le classi, è un appiglio che è stato smentito dallo stesso assessore e dallo stesso dirigente, perché poi sono state aperte molte altre classi, che questo minimo non lo raggiungevano.
Per cui il Comune di fatto ha deciso di riferirsi a una normativa che poi, quando ha voluto, ha totalmente dimenticato. Le proteste degli studenti si sono prolungate nel tempo: sono incominciate il 7 settembre con un presidio davanti alla scuola e sono tutt’ora in corso e siamo ormai al 6 novembre, praticamente quasi 60 giorni in cui quasi ragazzi sono rimasti sotto le tende, sul marciapiede di fianco alla scuola, compresa la notte, alternando il lavoro di giorno e il presidio notturno, oltre a altre iniziative.

Il Comune ignora il TAR.

Purtroppo questo non ha portato a far cambiare idea all’assessore e alla Giunta Comunale e questo forse era anche prevedibile, ma la questione più originale è e che c’è stata una sentenza del Tar, la quale ha accolto la sospensiva contro l’atto di chiusura fatto dal dirigente e, purtroppo, sono già passate due settimane e il Comune di Milano non ha deciso di adempiere a quest’ordinanza di sospensiva. La cosa più semplice era aprire le classi: ci siamo sentiti dire che, in realtà, in campo c’erano quattro proposte, di cui una era quella di prendere tempo e quindi arrivare a fine novembre, una era quella di aprire le classi solo per i 19 ricorrenti, divisi su otto classi; una decisione assurda, che avrebbe portato a aprire delle classi con uno o due alunni e conseguentemente al successivo intervento dell’ufficio scolastico provinciale, per la logica chiusura di queste classi. Oppure l’invenzione da parte del Comune di Milano di corsi di preparazione, che però – ripeto, siamo a novembre – non sono mai stati avviati, né proposti, né annunciati e, infine, l’unica proposta da noi giudicata intelligente e sensata era quella di aprire le classi, dando la possibilità non solo ai ricorrenti, ma anche agli altri iscritti che non avevano fatto ricorso in questa.. e compresa quest’ordinanza, di poter accedere alle classi. Questa soluzione non è intervenuta e sembra che il Comune stia prendendo ancora tempo.
Blog: “Di quanti studenti stiamo parlando, che sono rimasti letteralmente in strada?”
Giorgio Bonera: “Di un’ottantina di studenti, comprendendo anche gli studenti delle classi prime: a questi si devono aggiungere alcuni studenti dell’Istituto tecnico per ragionieri e geometri che, anche loro, sono rimasti senza classe.
Le motivazioni, come ha detto l’assessore, non sono economiche, perché noi siamo insegnanti di ruolo e, chiuse queste classi, molti di noi non hanno nulla da fare. La seconda motivazione è quella burocratica, che abbiamo visto che non sta in piedi. Quella motivazione che forse è reale e più occulta è il fatto che ci sono delle scuole private che, proprio il mese scorso, hanno incrementato la loro attività aprendo licei serali privati, con dei costi nettamente più alti rispetto ai 258 Euro chiesti dai nostri corsi comunali: questa forse è l’unica spiegazione vera, ma vogliamo che sia il Comune a dire esplicitamente quali sono le sue ragioni. Però per adesso non ci ha fornito nessuna informazione attendibile, anche perché appunto le scelte fatte da un punto di vista giuridico, burocratico, “non possiamo aprire queste classi”, sono state smentite chiaramente, aprendo altre classi che avevano un numero di iscritti minimo addirittura inferiore a quello delle nostre classi dei licei serali. Questo a noi risulta inaccettabile!

Un appello.

Il Comune di Milano, è vero che istituzionalmente non deve fare scuola, ma la fa, ha due grosse scuole, il Liceo linguistico Manzoni con dieci sezioni e l’Istituto Pacle con 15 classi, se il Comune voleva sospendere questo suo intervento avrebbe potuto legittimamente farlo, interrompendo le iscrizioni alle classi prime, ma stiamo protestando soprattutto perché, chi aveva iniziato a studiare, non può terminare e non è che non possa terminare perché è capriccioso e potrebbe andare in altre scuole: il liceo classico serale che c’è a Milano esiste solamente a Milano e in nessuna altra parte d’Italia. Di licei sociopsicopedagogici ne esistono solo uno a Brescia e uno a Napoli e quindi, gli studenti che hanno iniziato, secondo noi hanno il diritto di terminare la scuola e è vergognoso che il Comune, a metà novembre, non sia ancora arrivato a soddisfare questo diritto, malgrado gli alunni fossero regolarmente iscritti fin da febbraio. Facciamo un appello affinché venga inviata una mail all’assessorato del Comune di Milano per protestare, se siete d’accordo con noi, contro questa situazione, che è assolutamente inaccettabile! E eventualmente, se abitate a Milano, vi invitiamo a passare in Piazza XXV Aprile, di fronte al numero 8, dove ci sono ancora le tende e il presidio degli studenti, anche solo per portar loro una torta o una bevanda calda, perché questo significherebbe sostenere, almeno moralmente, la loro protesta.”

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