di Beppe Grillo – Pensate ai vostri nonni. Ora pensate al mondo moderno. Non sembrano passati 50 anni. Il fatto è che abbiamo sempre commesso l’errore di pensare che il futuro fosse un luogo dove le cose del presente abbondassero. Più autostrade, più macchine, più persone, più di tutto.
Quindi anche più lavoro, più diritti e così via. Oggi sappiamo che non è così. Non tutto cambia in meglio. Abbiamo anche imparato che le cose che pensiamo giuste oggi, potrebbero rivelarsi fallimentari domani.
Prendiamo il PIL, madre e padre di tutti gli indicatori. Ci dice che il prodotto interno lordo del pianeta aumenta ogni anno, più o meno del 3%. Eppure le persone che hanno fame sono sempre di più.
Pensate all’India, una nazione di un miliardo e 200mila persone. La terza economia del mondo per prodotto interno lordo. Nonostante questo, la fame è uno dei problemi più gravi che deve affrontare e che non riesce a risolvere.
Ma come fa la terza economia al mondo, con una crescita economica costante (+ 7% nel 2017), completamente autonoma per la produzione di cibo, ad essere anche uno dei Paesi più poveri del mondo?
Il 33% della popolazione indiana vive con meno di 1,25 dollari al giorno, cioè una condizione di povertà estrema. Ha livelli di ingiustizia e disuguaglianza sociale altissimi. Ogni anno, quasi 120mila donne non superano la gravidanza o il parto. La metà di loro è analfabeta. Inoltre ha il più alto abbandono scolastico, dovuto al più alto numero di bambini costretti a lavorare.
Potrei continuare con dati aberranti. Era solo per chiarire una volta per tutte che il PIL non significa nulla.
L’India però ha iniziato un percorso sui diritti fondamentali dell’uomo, tra cui il Diritto al Cibo. Rodotà diceva che il problema della fame nel mondo non è una questione di risorse, ma di diritti fondamentali dell’uomo.
Ma anche qui diamo qualche numero per capire l’assurdità del fenomeno.
Nel mondo più di 800 milioni di persone soffrono di fame estrema ogni anno, ma le persone in sovrappeso sono 1 miliardo e 600 milioni, quelle obese sono quasi 750 milioni (negli Usa il 66% di chi ha più di 20 anni è in sovrappeso) ma ogni anno quasi 11 milioni di persone muoiono di fame.
Ogni anno si spendono 1000 miliardi per curare le persone obese, in America si arriva addirittura a spendere più di 200 milioni in programmi per dimagrire.
Ma servirebbero solo 100 miliardi per vincere la fame nel mondo. Più o meno il 6% della spesa mondiale in armi.
Eppure le leggi ci sono. Se le 20 Costituzioni di Paesi nel mondo che dichiarano il cibo come un diritto fossero rispettate, non solo sulla carta ma anche nella realtà, mangeremmo tutti in egual misura.
In India hanno approvato nel 2013 una legge sulla fame che dà diritto a chi ha un reddito basso a 5 chili di cereali al mese. In Brasile stanno cercando di creare disponibilità di cibo grazie al coinvolgimento della comunità agricola. Il Marocco rischia tra 30 anni di rimanere senza acqua, risucchiato dal deserto e quindi anche senza cibo.
Il mercato che si autoregolamenta non esiste, e se esiste, ha deciso che dobbiamo affamarci. Il mercato non ha cura delle persone, anzi, come abbiamo visto tiene conto del PIL e null’altro.
I prodotti a km 0 sono l’esempio di rispetto dei diritti del cibo, valorizzano le persone che producono, la tradizione che c’è dietro al prodotto, rispettano la fatica di chi produce, e valorizzano chi mangia perché cura la qualità del cibo.
Questi sono modelli da esportare.
La fame è una gravissima violazione della dignità umana. Come ci può essere progresso sociale, politico ed economico se le persone muoiono di fame in un paese ricco?
In 22 paesi: Bangladesh, Bolivia, Brasile, Colombia, Congo, Cuba, Ecuador, Etiopia, Guatemala, Haiti, India, Iran, Malawi, Nicaragua, Nigeria, Paraguay, Pakistan, Repubblica Dominicana, Sri Lanka, Sudafrica, Ucraina, Uganda, il diritto al cibo è una norma costituzionale. Dovrebbe esserlo anche in Italia dove quasi 3 milioni di italiani soffrono di fame, ma poi chi sta bene butta 16 miliardi di euro di cibo.
Lo sviluppo passa anche dando più diritti all’uomo. Le ultime ricerche dimostrano che dove si hanno più libertà sia civili e politiche la crescita economica è maggiore.
Questi dati fanno male, siamo ormai anestetizzati, intrappolati in un mondo specchio che riflette solo un lato delle cose. Guardando questi numeri possiamo dire che la fame è aumentata poiché il mondo è diventato più ricco e ha prodotto più cibo che mai.
Le soluzioni per far stare bene tutti ci sono, forse é il buon senso e un minimo di amore che mancano.
È questo il futuro che vogliamo?