
di Igor G. Cantalini
C’era una volta la favola dell’intelligenza artificiale energivora. Ci avevano detto che il futuro sarebbe stato un colossale mostro affamato di elettricità, pronto a divorare centrali nucleari, gasdotti e chilometri di fibra ottica per funzionare. L’AI sarebbe stata la chiave del progresso, ma a un costo spaventoso: il consumo energetico globale legato ai data center è stimato in 460 terawattora l’anno, più dell’intero fabbisogno energetico della Francia. OpenAI, Google e Microsoft hanno alimentato questa narrativa, con investimenti miliardari su infrastrutture energetiche, miniere di uranio e gasdotti.
Poi arriva DeepSeek AI, una startup cinese che dimostra che tutto questo potrebbe essere una colossale presa in giro. DeepSeek ha sviluppato un’intelligenza artificiale che ottiene prestazioni comparabili a quelle di ChatGPT utilizzando solo il 10% delle risorse e dell’energia. Il risultato? Il panico. Ma non tra gli ingegneri o gli utenti, bensì tra i mercati finanziari, che avevano già scommesso tutto su un futuro energivoro senza alternativa. Nel giro di poche ore, all’annuncio di DeepSeek, il settore energetico ha vissuto un terremoto finanziario. Constellation Energy, il più grande operatore di centrali nucleari negli Stati Uniti, ha perso il 20% del valore di mercato in una mattina. Cameco, il principale trader di uranio al mondo, ha visto il titolo scendere del 13%. LandBridge, che si prepara a raddoppiare l’estrazione di gas nel bacino Permiano per alimentare i data center, ha perso il 17%.
Perché questo panico? Perché se DeepSeek ha ragione, allora non c’è bisogno di costruire nuove centrali nucleari per alimentare l’AI, non c’è bisogno di nuovi gasdotti, e non c’è bisogno di trasformare il pianeta in una gigantesca fabbrica di elettroni. E se non c’è bisogno, allora gli investimenti miliardari di Microsoft, Google e Amazon nei data center diventano meno giustificabili. L’intera narrazione che ci è stata venduta negli ultimi anni – “o investiamo in energia o non avremo l’AI” – comincia a sgretolarsi.
Liang Wenfeng, il “genio cinese” dietro a Deepseek
I grandi investimenti sull’AI non riguardano solo la tecnologia, ma un ridisegno del sistema energetico globale. Solo Microsoft ha già investito oltre 10 miliardi di dollari in OpenAI, e sta spendendo altre 50 miliardi in nuovi data center. L’amministrazione statunitense sta spingendo per un piano di investimenti massicci nel settore energetico per sostenere lo sviluppo dell’intelligenza artificiale. Donald Trump, fiutando il business, ha promesso che dichiarerà l’emergenza energetica nazionale per giustificare l’espansione del nucleare e delle trivellazioni.
E se tutto questo fosse una grande truffa? Se l’AI potesse funzionare con un decimo dell’energia prevista? Se la crescita esponenziale della domanda energetica fosse un’illusione costruita per giustificare la più grande riconversione energetica della storia, a beneficio delle multinazionali del settore? L’intelligenza artificiale è qui per restare, ma la sua esistenza non implica necessariamente un’esplosione senza controllo del consumo energetico. Il problema non è la tecnologia, ma il modello economico che la sostiene. Il lunedì nero del settore energetico è stato solo il primo segnale di qualcosa di più grande: la consapevolezza che il futuro non deve essere scritto da chi vuole farci credere che non abbiamo alternative. Forse la vera rivoluzione non è l’AI, ma il fatto che qualcuno abbia osato dimostrare che non serve per forza moltiplicare l’energia per ottenerla. E se è così, allora tutto il nostro sistema di produzione, consumo e controllo dell’energia potrebbe essere ripensato.
L’AUTORE
Igor G. Cantalini – Esperto di comunicazione e marketing digitale di 45 anni, laureato in Scienze della Comunicazione, ha lavorato con brand di fama nazionale e internazionale, specializzandosi successivamente in Intelligenza Artificiale. Scrittore e divulgatore, pubblica articoli su vari temi.