Quello che cerchiamo, quello che vediamo, cosa ci piace, cosa compriamo, dove andiamo e quello che facciamo nel web, sono tutti dati e le grandi big tech non fanno altro che osservarli e raccoglierli. Perché con i nostri dati stanno facendo miliardi. La vendita di dati dei consumatori è un’industria da 200 miliardi di dollari. Ecco quanto guadagnano le big tech.
Tutto questo è sempre successo sotto i nostri occhi. Infatti per anni non abbiamo capito cosa volesse dire immettere tutte quelle informazioni nel web. Così facendo stiamo letteralmente “regalando” i nostri dati.
Ma quest’anno è successo qualcosa di diverso. Il California Consumer Privacy Act (CCPA), entrato in vigore il 1 gennaio 2020, ha riconosciuto che i dati sono nostri. E dal 2021 questo vorrà dire essere pagati per i dati che ci appartengono. Almeno per i cittadini californiani.
Qualche giorno fa è così nato il progetto Data Dividend Project (DDP), un movimento centrato sul fatto che i nostri dati sono di nostra proprietà e se le aziende vogliono utilizzarli, dovrebbero pagare i proprietari.
A proporre il Data Dividend Project è Andrew Yang, colui che è stato il candidato alla corsa presidenziale dei democratici (abbiamo parlato molto di lui) e che ha incentrato la sua campagna sulla visione di un’economia centrata sull’uomo, proponendo un Reddito Universale di 1000 dollari al mese per tutti gli americani.
Alla nostra economia servono nuove regole. In fondo i dati dei consumatori sono il nuovo petrolio e i consumatori dovrebbero essere titolari dei propri dati personali e dovrebbero essere compensati per il loro utilizzo. In effetti gli strumenti che abbiamo oggi non misurano più nulla di sensato, possiamo essere colpiti da una nuova crisi di ogni tipo, ogni anno. Per questo servono iniziative come il DDP. Un vero e proprio Reddito dai nostri dati.
Le società tecnologiche possono estrarre i dati dalla nostra posizione dal nostro cellulare e venderli agli inserzionisti che possono quindi pubblicare annunci locali in tempo reale. Fino a poco tempo fa, il raccoglitore di dati (per esempio Faceboook o Google) era ritenuto proprietario dei dati. In qualità di proprietario, la società tecnologica poteva vendere tali dati e trarne profitti.
Il Data Dividend Project prevede di cambiare le cose. Ora, grazie al CCPA, i californiani hanno il diritto inalienabile di sapere quali informazioni vengono raccolte su di loro, il diritto di eliminare tali informazioni e il diritto di recedere dalle società tecnologiche che raccolgono i dati. Questi diritti, tuttavia, vengono ignorati e abusati dalle società tecnologiche. E sfortunatamente, i singoli consumatori non hanno la leva per poter competere con queste aziende. Ed è qui che entra in gioco il Data Dividend Project, con il suo team di esperti legali che combatteranno per i diritti sui dati, sia nelle sale riunioni delle società tecnologiche che, se necessario, in tribunale. In questo modo il movimento può legalmente difendere i diritti degli iscritti.
Dal 2021 i cittadini californiani verranno pagati per i dati che gli appartengono. Quando toccherà all’Italia?